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Arte e immagine a scuola: risvegliare creatività e curiosità

in Approcci Educativi/Arte, Musica e Spettacolo by
Claudia Ferraroli, pedagogista clinica, insegnante, autrice di libri e giochi per l’infanzia, ci racconta la sua esperienza in classe con le ore di arte e immagine.

Le ore dedicate ad arte ed immagine sono forse quelle maggiormente bistrattate dell’intero orario scolastico. Se non sono sostenute da una forte passione dell’insegnante finiscono per essere utilizzate per i cosiddetti lavoretti o per creare decorazioni a tema.

Nella peggiore delle ipotesi vengono assorbite da altre materie ritenute più importanti, tipo italiano. Il materiale a disposizione dell’insegnante e prodotto dai grandi editori della scolastica non aiuta di certo, soprattutto per i primi anni della scuola primaria.

Quest’anno ho deciso di impiegare le ore di arte ed immagine in una classe prima, per avvicinare i bambini ai grandi pittori moderni e contemporanei. Alle loro vite e opere, portando così gli alunni a guardare con i loro occhi pieni di stupore, meraviglia, curiosità e senza ancora troppe sovrastrutture.

Il programma ministeriale chiede che i bambini in prima apprendano i colori primari, secondari e terziari, nonché l’utilizzo dei principali mezzi. Perciò quale sistema migliore per arrivare al colore e al suo utilizzo se non attraverso quegli artisti che hanno fatto del colore la loro vita?

Ho iniziato da Vincent Van Gogh.

Per presentare questo pittore credo sia perfetta l’espressione di un mio piccolo alunno: “Ah! Quanto amava il giallo Vincent!”.Ho raccontato la vita del pittore come fosse una fiaba, non senza particolari macabri che ai bambini piacciono tanto. Abbiamo poi guardato e commentato liberamente le sue principali opere alla Lim, notando l’uso e la stesura del colore. Ho trovato sulla rete una serie di cartoni animati, trasmessi da Rai YoYo, proprio per avvicinare i bambini all’arte. Due personaggi che viaggiano nel tempo e hanno modo di incontrare Van Gogh e di seguirlo fino alla sua famosa cameretta. Il pittore mostra loro la sua tecnica e i protagonisti riproducono la tecnica acquisita nel loro atelier.

In classe infine ci cimentiamo con i “Girasoli”, “La Notte stellata” e la “Cameretta” di Van Gogh, usando pastelli, pennarelli, pastelli a cera, tempera. Ho trovato anche degli eccellenti albi illustrati sul pittore che guardiamo in classe. Una mamma mi ha riferito che il proprio figlio seienne ha riconosciuto due opere di Van Gogh nelle stampe appese all’interno di un bar, lasciando tutti gli astanti a bocca aperta. Che grande soddisfazione!

Siamo passati poi a Picasso.

Anche qui racconto della vita, visione delle opere alla Lim e cartone animato. In questo caso abbiamo usato i cubi logici, rendendo l’arte interdisciplinare, e abbiamo provato a comporre opere cubiste in gruppo. I cubi logici ci sono serviti poi per riprodurre le forme su cartoncino con i tre colori primari.

Andando a fare un lavoro di sagomatura e ritaglio molto utile per lo sviluppo della motricità fine, e con queste, creare delle opere cubiste su ispirazione picassiana.

Infine ho presentato “Guernica”, raccontando gli antefatti che hanno portato il pittore a dipingere questa enorme tela. Fotocopiata l’immagine dell’opera ne ho data una ciascuno e fatto scegliere uno degli elementi presenti, che dovevano riprodurre. Inevitabili commenti ed emozioni legate alle immagini. Ne è nato un collage comune su fondo nero che abbiamo appeso in bella mostra.

Altri pittori finora affrontati sono Kandisky e la sua pittura della musica attraverso le forme geometriche e i colori primari (abbiamo dipinto ascoltando il “Bolero” di Ravel e la “Carmen” di Bizet). Salvador Dalì con  i sogni surrealisti e gli orologi molli che abbiamo riprodotto con la creta.

Ma quello che ha forse maggiormente colpito il loro immaginario è stato Jackson Pollock.

Complice anche questo bellissimo video. Abbiamo cercato di riprodurre la tecnica attraverso dei vasetti di yogurt svuotati e bucati sul fondo, da cui la tempera mista ad acqua viene fatta sgocciolare su una grande cartoncino.

Per questo e altri lavori si è unito a noi anche un ragazzo disabile, che si muove solo con la carrozzina e la sua educatrice, dimostrando che l’arte è fortemente inclusiva. L’ora di arte ed immagine è un’ottima occasione per imparare a leggere le immagini, ascoltare storie, comprenderne la successione e collocarle nel tempo.

E ancora lavorare sulla percezione e l’orientamento spaziale, rafforzare la memoria visiva, esprimere le proprie emozioni, gestire le forme geometriche che sono alla base del disegno. Ma soprattutto rimane un momento magico ed importante per risvegliare creatività, talento, curiosità, stupore, gioia e passione. Ingredienti che non dovrebbero mai mancare in un bambino che si approccia alla scuola.

Grazie all’arte impariamo a guardare meglio, più da vicino e da prospettive diverse, facendoci domande. Picasso sosteneva inoltre che “l’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni”.

Uguaglianza di genere, l’arte dei videogiochi e le sfide di TikTok

in Scuola by

Rassegna stampa: il nuovo concorso scuola a cavallo delle vacanze di Natale 2023, le nuove sfide TikTok che entrano nell’orario di scuola e qualche importante notizia sui temi dell’uguaglianza di genere.

L’uguaglianza di genere a scuola, le sfide di TikTok per disturbare i docenti in classe, i nuovi posti di lavoro per la scuola e il grande evento dal 13 al 16 dicembre a Firenze sull’arte del videogioco.

Concorsi scuola 2023, in arrivo DPCM per ulteriori 14mila posti.

Sono online i bandi dei concorsi docenti infanzia e primaria e secondaria di primo e secondo grado. I bandi sono stati pubblicati sul sito InPA. L’apertura delle istanze è prevista per oggi alle 14 e fino al 9 gennaio 2024 (ore 23.59).

https://www.orizzontescuola.it/concorso-scuola-2023-in-arrivo-dpcm-per-ulteriori-14mila-posti-le-ultime-notizie/

La folle sfida su TikTok durante la lezione: gli studenti disturbano i docenti.

Una nuova (discutibile) tendenza dilaga su TikTok. Gli studenti effettuano live streaming direttamente dalle loro classi. Il fenomeno si è diffuso rapidamente in tutto il paese.

https://www.orizzontescuola.it/la-folle-sfida-su-tiktok-durante-la-lezione-gli-studenti-disturbano-i-professori-tanti-i-commenti-anche-a-sfondo-sessuale/

Il “Decalogo dell’elogio del tema”.

Il “Decalogo dell’elogio del tema porta l’allievo ad un esercizio intellettuale organizzativo e linguistico di eccezionale valore formativo, oggi quasi dimenticato”.

Intervista a Piero Crispiani. https://www.zazoom.it/2023-12-12/il-decalogo-dellelogio-del-tema-porta-lallievo-ad-un-esercizio-intellettuale-organizzativo-e-linguistico-di-eccezionale-valore-formativo-oggi-quasi-dime/13959690/ 

Uguaglianza genere, 14enni italiani più attenti dei coetanei.

In Italia, gli studenti di 13-14 anni hanno atteggiamenti più favorevoli rispetto alla media internazionale nei confronti dell’eguaglianza di genere.

https://www.ansa.it/canale_legalita_scuola/notizie/mim/2023/11/28/uguaglianza-genere-14enni-italiani-piu-attenti-dei-coetanei_311e8b85-28b9-4e31-8f14-67c73bead2fb.html

Distributori di assorbenti a scuola, studentesse delle medie lanciano la raccolta firme.

L’iniziativa ha già raccolto centinaia di firme a Reggio Emilia. L’obiettivo è quello di seguire la strada del ‘Marco Polo’ di Firenze, primo istituto su territorio nazionale ad adottare la misura: https://www.skuola.net/scuola/distributori-assorbenti-scuola-studentesse-raccolta-firme.html

Art of game: 3 Hackathon a Firenze (13-16 dicembre 2023):

il percorso innovativo di formazione dedicato agli studenti delle scuole primarie e secondarie su metodologie didattiche innovative (laboratori) che utilizzano l’arte dei videogiochi:

Se ti sei perso le precedenti news sul mondo della scuola, recuperale qui!

Gli oggetti parlanti: trasformare le tracce in fonti di informazione – Terza parte

in Attività di classe by

Si conclude con questa terza attività, la serie di articoli dedicati alle fonti di informazione: partiamo dal racconto di Paolo Diacono

La terza traccia che propongo è scritta; si tratta di un breve testo estratto dal racconto che Paolo Diacono, poeta e scrittore Longobardo, fa della migrazione del suo popolo. In questa attività, oltre a lavorare sul concetto di traccia\ fonte, lavoriamo sulla capacità di individuare ed estrarre informazioni che riguardano il tempo e lo spazio.

Strutturazione dell’attività su un breve racconto di Paolo Diacono

Per prima cosa consegno ai miei alunni la fotocopia con il breve testo estratto dall’opera di Diacono. Consegno loro anche una fotocopia con disegnata sopra una linea (che si trasformerà in linea del tempo completa) ed una cartina bianca del nord Italia e dell’Europa.

ecco il testo che consegno loro:

Alboino, in procinto di partire per l’Italia, chiese aiuto ai suoi vecchi amici Sassoni, per avere un maggior numero di uomini con cui invadere il vasto territorio italiano. (…)

I Longobardi dunque, lasciata la Pannonia, si mossero con le mogli, i figli e tutti i loro beni, per impossessarsi dell’Italia. In Pannonia erano rimasti quarantadue anni. Ne uscirono nel mese di Aprile, il giorno dopo la santa Pasqua, trascorsi già 568 anni dall’incarnazione del Signore. (…)

Alboino fece il suo ingresso a Milano il giorno tre settembre. Dopo di che prese tutte le città della Liguria, eccetto quelle poste sul litorale marino (…)

Ma la città di Ticino, che sopportava l’assedio da tre anni e alcuni mesi alla fine si arrese ad Alboino e ai Longobardi che l’assediavano. 

Mentre Alboino entrava in città dalla parte orientale, il suo cavallo cadde proprio al passaggio della porta e, per quanto spronato, per quanto colpito di qua e di la con le lance, non si riusciva a farlo rialzare. Allora uno degli stessi Longobardi si rivolse al re e disse:” Ricordati, o mio re, del voto che hai pronunciato. Rompi un voto così duro ed entrerai nella città: perchè questo popolo è veramente cristiano”. Alboino aveva infatti giurato che avrebbe passato a fil di spada tutta la popolazione, perchè non aveva voluto piegarsi. Ma quando, rompedo questo voto, promise indulgenza ai cittadini, subito il cavallo si rialzò ed egli, entrato nella città, mantenne fede alla sua promessa non recando offesa ad alcuno.

Tratto da Storia dei Longobardi di Paolo Diacono

Dopo averlo letto insieme in classe divido gli alunni in piccoli gruppi ( 3 max 4) e chiedo loro di:

  • Posizionare sulla linea del tempo le date (esplicite ed implicite) che ritrovano nel testo.
  • Posizionare sulla cartina i luoghi di cui si parla nella traccia\fonte tracciando successivamente una linea che mostri il viaggio compiuto dai Longobardi.
  • Scrivere un breve testo per riassumere il viaggio dei Longobardi descritto in questo breve testo inserendo, dove è possibile, una datazione.

So che questa consegna sembra semplice ma dobbiamo tener presente che i nostri ragazzi sono abituati a trovare tante informazioni già pronte sul libro e non è facile per loro pensare che le informazioni derivate da una traccia possano essere implicite (“…in Pannonia erano rimasti 42 anni…” quindi come mettiamo questa data sulla linea del tempo?) e che quindi ci voglia un ragionamento per renderle esplicite; stessa cosa vale per le informazioni di luogo.

Si conclude l’attività con la realizzazione di un testo scritto, che consentirà ai ragazzi di mettere ordine fra le informazioni ricavate.

Per recuperare la prima parte delle attività: clicca qui!

Per recuperare la seconda parte delle attività: clicca qui!

Foto copertina di Clay Banks su Unsplash

Comunicare e partecipare

in Scuola by

Rassegna stampa: i giovani e la sicurezza in internet, contributi per le spese editoriali delle scuole, sciopero degli studenti, in piazza il 17 novembre

Gli insegnanti hanno diritto alla “disconnesione” dai media durante il weekend? Il prossimo 17 novembre gli studenti scenderanno in piazza, ecco i temi della manifestazione.  E ancora: il futuro professionale dei giovani, contributi agli istituti scolastici per l’acquisto di giornali, libri e riviste, e infine la sicurezza in rete per i portali Tik tok e Youtube.

Il 17 novembre gli studenti in piazza convocano il Ministro Valditara

Più diritti e benessere mentale, meno Pcto aziendale. Il 17 novembre in piazza.

Vogliamo un confronto con il ministro – ha sottolineato Alice Beccari di Uds – su quattro temi fondamentali: la riforma della rappresentanza studentesca, perché gli studenti devono avere il diritto a decidere nelle loro scuole, la riforma dei Pcto con l’introduzione dell’istruzione integrata rispettando il diritto ad una scuola non piegata alle logiche delle aziende. Inoltre è essenziale che vengano discussi i fondi e i finanziamenti al diritto allo studio prima della presentazione della Legge di Bilancio tanto quanto fare delle proposte reali sui servizi di benessere psicologico all’interno delle scuole, a partire dalla riforma della didattica e della valutazione

Il futuro professionale dei giovani è al centro di un vivace dibattito in Italia.

“I giovani non vogliono fare più i lavori manuali? No, non è vero”

https://www.orizzontescuola.it/i-giovani-non-vogliono-fare-piu-i-lavori-manuali-no-non-e-vero-a-uno-studente-su-tre-piacerebbe-farlo-ricerca-gi-group-holding/

Contributi per l’editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri

Al via il piano di finanziamento per le scuole che acquistano uno o più abbonamenti a prodotti editoriali. Quotidiani, periodici, riviste scientifiche e di settore. F al 16 gennaio 2024 le Istituzioni scolastiche statali e paritarie possono presentare domanda per il contributo, fino al 90% in spese editoriali.
https://www.miur.gov.it/web/guest/-/scuola-al-via-le-domande-per-i-contributi-per-l-editoria-della-presidenza-del-consiglio-dei-ministri-1

Instagram, TikTok e YouTube: come renderli più sicuri?

Il Safer Internet Centre italiano coordinato dal MIM, composto da ragazzi e ragazze fino a 18 anni, il cui obiettivo è fornire consigli e supporto ai coetanei sull’utilizzo di internet.

https://www.skuola.net/news/social-trend/generazioni-connesse-evento-proposte-youth-panel.html

Stop ai messaggi WhatsApp e alle mail ai docenti nel week-end: la decisione del preside.

Il diritto alla disconnessione è un valore riconosciuto in molti contratti di lavoro”

https://www.orizzontescuola.it/la-decisione-del-preside-stop-ai-messaggi-whatsapp-e-alle-mail-ai-docenti-nel-week-end-non-vanno-disturbati-diritto-al-riposo/

Se ti sei perso le precedenti news sul mondo della scuola, recuperale qui!

Gli oggetti parlanti: trasformare le tracce in fonti di informazione – Seconda parte

in Attività di classe by

Nella seconda parte dedicata alle fonti di informazione, proponiamo un’altra attività da fare alla scuola secondaria di primo grado sulla storia

Nel primo articolo di questa trilogia intitolata gli “oggetti parlanti”, ho raccontato come realizzare un’attività di riflessione sul concetto di traccia che si trasforma in fonte di informazione; qui continuo con un oggetto diverso, non portato da casa, non conosciuto…Come seconda traccia da trasformare in fonte di informazione, propongo il “sarcofago grande Ludovisi” le cui immagini potrete facilmente trovare in rete.

In questo percorso, oltre a lavorare sul concetto di traccia\fonte, produciamo, grazie alle informazioni ricavate dall’analisi, un semplice testo storiografico.

Il sarcofago grande Ludovisi: un’attività per lavorare sulla traccia/fonte

Il sarcofago grande Ludovisi è un sarcofago romano in cui sono state scolpite le immagini di una battaglia sanguinosa fra Romani e barbari. Durante il periodo dedicato al processo di trasformazione che dall’apogeo dell’Impero romano ci porta alla formazione del Sacro Romano Impero, parliamo a lungo del rapporto fra i Romani e i popoli migranti che provavano ad entrare nell’impero, sviluppando un parallelo con ciò che avviene anche oggi; ricollegandoci a questi argomenti propongo l’analisi di una traccia che aggiunge informazioni e competenze al nostro percorso.

Dopo aver consegnato loro una fotocopia a colori del sarcofago, che incolleranno sul quaderno in mezzo ad una pagina, metto la stessa immagine sulla LIM in modo da poterci scrivere attorno. 

Cominciamo con il ricollegarci a ciò che abbiamo già fatto perciò chiedo:

“Perché interroghiamo questa traccia?” Mi aspetto che qualcuno mi risponda “Per avere delle informazioni”.

E continuo: “E a cosa ci servono queste informazioni?” Per ricostruire la storia piccola di questo oggetto e aggiungere un pezzo alla Storia dell’umanità.

E ancora: “Quali domande possiamo fargli per avere delle info interessanti?” 

Possiamo fare tantissime domande ma è necessario partire, per non perdersi, da quello che ci interessa sapere e da quello che già conosciamo.

Fase 1 dell’attività – Cominciamo con l’OSSERVAZIONE

Per prima cosa chiedo ai miei ragazzi di osservare l’immagine che hanno sul quaderno e di dirmi cosa vedono; scriviamo alla lavagna le osservazioni spontanee.

Fase 2 dell’attività – Facciamo un’ANALISI:

Dopo aver osservato provo a stimolarli ad andare più in profondità  partendo da quello che sanno e tenendo presente che il sarcofago Ludovisi è stato scolpito nel III sec. d.c., faccio loro queste domande:

  • Conosciamo questo periodo storico? Cosa ne sappiamo? 
  • Pensiamo al periodo che stiamo studiando, ai personaggi, alle cose che succedono…
  • Riusciamo ad aggiungere altre informazioni alle nostre osservazioni?

Scriviamo i contributi che arrivano da queste domande sempre sulla LIM.

Fase 3 dell’attività – Passiamo alle IPOTESI e mettiamo in ordine

Chiedo a questo punto di provare a fare ipotesi partendo dalle informazioni scritte alla lavagna in modo da aggiungere altre informazioni. Ci aiutiamo attraverso alcune domande che ricalcano quelle che si possono trovare nelle tabelle per l’analisi dei testi letterari e costruiamo una tabella sul quaderno in modo da cominciare a mettere ordine fra le informazioni ricavate e quelle che aggiungeremo:

1. Personaggi

  • Chi sono i personaggi rappresentati?
  • Quanti tipi di personaggi sono rappresentati? Da cosa lo capiamo?

2. Ambientazione:

  • Dove si svolge l’azione? Ci sono dei particolari che ci aiutano a capire dove si svolge la battaglia? Quali sono?

3. Tempo

  • Quando si svolge l’azione? Ci sono dei particolari che ci aiutano a datare la storia?

4. Scopo e punto di vista dell’autore:

  • Qual è lo scopo dell’autore? Qual è il messaggio che vuole trasmetterci? Perché costruisce questa scena? Qual è il suo punto di vista?
  • Oltre alla storia principale, ci sono “storie nella storia”?

Fase 4 dell’attività – Interroghiamo noi stessi: IL MIO PUNTO DI VISTA

Ora, dopo aver analizzato la traccia e averla trasformata in fonte di informazione, chiedo loro di ascoltare cosa quella scena dice a loro e alla loro sensibilità:

  • Quali emozioni provo guardando le immagini del sarcofago?
  • Quali sono i personaggi o le “storie nella storia” che mi hanno colpito di più? Perché?
  • Da quale parte sento di volermi schierare?

Fase 5 dell’attività – RIELABORIAMO il materiale

Chiedo ai ragazzi di  costruire un testo che racconti la vicenda narrata nel sarcofago, alla luce delle nostre scoperte e di quello che sapevamo già; quello che scriveranno sarà un testo storiografico (di cui avevamo fatto esperienza in altre lezioni) cioè un testo che, partendo dalle tracce, ricostruisce, con una narrazione, quello che è raccontato attraverso l’oggetto.

Per cominciare a scrivere suggerisco di usare questa traccia per la scrittura: 

  • In questo basso rilievo si racconta….
  • Lo capisco da…

Abbiamo terminato il lavoro seguendo una loro generale curiosità sulle differenze che si notano fra l’armatura romana e l’abbigliamento semplice e povero dei barbari. Alcuni ragazzi hanno realizzato dei disegni e altri hanno fatto ricerche su come era composta l’armatura dei Romani.

L’analisi e il lavoro di ricerca li ha presi molto e anche dopo mesi di scuola, durante le interrogazioni, le vicende narrate sul sarcofago e la modalità di analisi, sono rimaste molto impresse.

Ecco alcuni dei loro lavori:

Foto copertina di ethan su Unsplash

Giocare con le parole: parte seconda

in Senza categoria by

Negli ultimi due anni il mondo dei Party Game ha visto una vera e propria esplosione di giochi aventi le parole come protagoniste assolute: eccone una piccola carrellata!

Qualche anno fa ho scritto questo articolo, dedicato ai giochi con al centro le parole. Occorre fare però un aggiornamento, perché nel mondo dei giochi da tavolo e in particolare dei Party Game (giochi che con poche regole, subito comprensibili, e con pochi materiali, riescono a coinvolgere immediatamente persone di tutte le età) gli ultimi due anni sono stati molto prolifici nel produrre e diffondere numerosi giochi aventi le parole come protagoniste assolute.

La parola come elemento centrale

A scuola, nella scuola di ogni ordine e grado, la parola è certamente l’elemento centrale: è ciò che è maggiormente importante sia dal punto di vista dell’apprendimento, sia da quello delle relazioni, sia da quello comunicativo. Giocare con le parole riesce a coinvolgere molto, perché sono una “materia” (nel senso di un argilla fatta di lettere) che tutti conosciamo, ma che tutti vorremmo plasmare meglio, magari divertendosi.

Già, perché, non di rado, le parole sono anche fonte di noia, frustrazione, timore e può quindi essere molto interessante e produttivo usare le parole per gioco e nel gioco.Particolarmente interessante è stato in questo periodo l’incremento di giochi collaborativi con le parole, nei quali le nostre abilità/competenze/capacità vengono messe alla prova in un gruppo che cerca, insieme, di arrivare ad una soluzione, di vincere insieme.

JUST ONE, il “capostipite”

Ho parlato in questo articolo dei giochi collaborativi e vi ho inserito Just One, un gioco pluripremiato, che potremmo considerare una sorta di capostipite moderno, che ha dato origine ad una serie di giochi simili per dinamica, ma diversi come realizzazione, modalità di approccio e anche per complessità. Vediamoli insieme.

SO CLOVER

È un gioco che ci pone davanti il difficile compito di trovare una parola che riesca a mettere insieme due parole che potrebbero essere anche le più distanti fra loro. Se dobbiamo trovare una parola che unisca Suono a Solitario, forse la parola ECO ci viene in soccorso; ma cosa succede e quale sarà il nostro ragionamento se dobbiamo unire Vento a Canarino, oppure Bambola e Politica? In questo gioco più saremo in grado di individuare la parola più comprensibile dagli altri e più punti faremo. 

MASTER WORD

MASTER WORD è invece un’intelligente rivisitazione di Master Mind, il famoso gioco di deduzione con i chiodini colorati nel quale, per tappe successive, dovevamo cercare di capire il codice segreto. In Master Word una persona conosce la parola segreta e cercherà di guidare le altre persone verso la soluzione. Nel gioco le parole sono ordinate per difficoltà e quindi potreste cercare di indovinare Mucca, così come Freddy Mercury. In ogni caso il giocatore-guida vi darà un indizio (Animale, Monumento, Programma televisivo, Celebrità). Gli altri giocatori dovranno mettersi d’accordo su quali indizi provare a fornire.

Ad esempio se fossimo in quattro a giocare, i tre giocatori potrebbero proporre gli indizi Mammifero, Feroce, Vive nell’acqua.. Se la parola da indovinare fosse ad esempio Pecora ecco che il giocatore-guida indicherebbe come valido un solo indizio, senza però specificare quale. Compito degli altri giocatori procedere con nuovi indizi e nuove deduzioni.

Nell’immagine trovate un esempio nel quale il gioco si capisce quasi a colpo d’occhio (quasi!)
PAROLA PER PAROLA

Infine PAROLA PER PAROLA è un gioco competitivo fra due squadre composte da un numero, volendo anche illimitato, di giocatori. Scopo del gioco è “spingere” letteralmente (scusate il gioco di parole) le lettere posizionate su una plancia, verso la squadra avversaria.

Questa lancia un tema contenuto in tantissime piccole carte, come ad esempio: qualcosa che si può chiudere oppure un frutto verde oppure qualcosa che si acquista o si perde con l’età. Sta alla squadra opposta mettersi d’accordo nel rapido tempo scandito dalla clessidra su una parola che permetta di spingere quante più lettere verso il bordo della squadra avversaria, conquistando la vittoria, dopo vari round, nel momento in cui cinque lettere sono state fatte uscire.

E’ un bel gioco dinamico, frenetico, ma nel quale il ragionamento e soprattutto la consapevolezza dello “spelling” e quindi di quali lettere compongono le parole possono risultare cruciali per la vittoria.

Non è finita qui: vi do appuntamento sicuramente ad una parte terza per approfondire ancora di più l’affascinante mondo dei giochi di parole divertenti e intriganti.

Foto di copertina by Glen Carrie su Unsplash

La TOP TEN 2022 dei nostri articoli: si parte da un’attività in classe sull’ascolto!

in Attività di classe by

Un’attività musicale da fare in classe sull’ascolto dell’Antro del Re della Montagna, di Edvard Grieg, è nella nostra TOP TEN degli articoli 2022 più letti. Riscopriamola insieme!

Negli ultimi giorni di questo 2022 non potevamo certo esimerci dallo stilare una bella TOP 10 dei nostri articoli più letti e ripercorrerli uno ad uno, partendo da quello che presenta un’attività dedicata all’ascolto in classe!

Per i bambini e le bambine la musica è indissolubilmente legata all’ambito del fare: durante l’ascolto, quasi sempre cantano, si muovono, disegnano, giocano…;  naturalmente, tutto questo se la musica  non deve assolvere a  una funzione tranquillizzante in cui le azioni vengono sospese e le note accompagnano dolcemente il sonno.

L’ascolto della musica per i bambini e le bambine, è un’esperienza  globale che non coinvolge solo la funzione estetica, ma che opera sul piano affettivo, motorio, ludico, immaginativo e narrativo.

Molti pedagogisti  del settore hanno indagato la pratica interdisciplinare per impostare la didattica dell’ascolto,  avendo compreso che senza il fare, ascoltare musica resta un’esperienza superficiale, frammentaria, poco coinvolgente.

Quali obiettivi specifici per l’area musicale possiamo raggiungere nel presentare brani per l’ascolto nella scuola primaria?

  • La conoscenza del brano: (intesa come capacità di memorizzarlo e ritrovarlo in altri ambiti).
  • Il riconoscimento di parametri del suono: timbro, durata, altezza dei suoni, intensità.
  • Il riconoscimento di criteri di aggregazione del suono:   melodia, armonia, ritmica, orchestrazione, fraseggio, dinamica, agogica, struttura,  ecc…

Il problema del repertorio

I bambini ascoltano prevalentemente musiche proposte dai media, a meno che non abbiano in famiglia stimoli di tipo differente. I jingle pubblicitari, le sigle dei cartoni animati, le canzoni dei film, le canzonette,  si imprimono con facilità nella memoria e diventano in poco tempo i protagonisti del  loro vissuto musicale.

Per una maestra può essere vincente proporre questo tipo di brani,  in quanto i bambini  li riconoscono e  li accolgono con gioia. Ma  perché non allargare il repertorio e proporre altro?

La musica classica fa parte di un patrimonio culturale che non può essere trascurato e che, se avvicinata in tenera età, può gradualmente diventare un buon cibo per la mente.

Naturalmente non tutta la musica colta si adatta a questo scopo: alcuni brani possono essere più avvincenti e più funzionali di altri.

Nell’antro del Re della Montagna

Questo breve brano di Edvard Grieg (1843-1907) è interessante per aspetti che  riguardano  la struttura, la ritmica, l’agogica, cioè le variazioni di velocità, e la dinamica,  cioè le variazioni di volume. L’ascolto  verrà proposto attraverso il movimento per cui è necessario poter avere a disposizione uno spazio ampio (classe vuota, atrio, palestra…).

Struttura: nel brano è presente un unico tema che si ripete più volte. Lo proponiamo qui in versione semplificata:

Ritmica: il ritmo è costituito  da un pattern ripetuto più volte.

Agogica: la velocità  aumenta progressivamente.

Dinamica: il volume del suono aumenta nel corso del brano anche attraverso l’inserimento nell’ organico orchestrale di nuove sezioni timbriche.

Siamo piccoli gnomi

Offriamo ai bambini una suggestione narrativa: siamo piccoli gnomi  e ci troviamo in una grotta scavata all’interno di una montagna.

Per  riconoscere il tempo: diamo come regola quella di camminare segnando  il passo a tempo di musica.

Per riconoscere il tema: chiediamo a ogni bambino di camminare e di invertire la direzione di marcia ogni volta che ricomincia il tema musicale: ogni bambino, quindi, deve inventare  il suo percorso camminando in avanti, in diagonale, indietro: l’importante è che mantenga la stessa direzione per la durata del tema, per poi cambiarla quando percepisce l’inizio del tema che si ripete.

Dinamica e agogica: dato che volume e velocità aumentano progressivamente, chiediamo ai bambini di battere i piedi con più forza e di accelerare il passo.

Verso il finale

Improvvisamente la musica suggerisce che qualcosa sta accadendo: possiamo chiedere  ai bambini di immaginare la scena e  di suggerirci l’evento. Che cosa sta succedendo? Chi è improvvisamente entrato nella grotta?

Quali gesti possono accompagnare quell’improvviso frastuono interrotto  da pause che porta il brano verso il finale?  Diventiamo tutti statue di sale? Cadiamo per terra?

Ecco che il brano si conclude e per i bambini è una festa accompagnare con i loro movimenti creativi la conclusione del brano.

Foto di copertina by Anne Kroiß da Pixabay

Thinking routines e pensiero visibile degli apprendimenti: partecipa al Webinar!

in Approcci Educativi/Webinar e formazione by

Utilizzare le thinking routines in classe per rendere visibili i processi di apprendimento è una pratica che produce ottime ricadute in ambito didattico. Vediamo cosa sono – anche partecipando ad un Webinar gratuito – e come poterle inserire nelle nostre lezioni.

Sperimentare in classe le thinking routines produce risultati notevoli in termini di motivazione, coinvolgimento e partecipazione attiva dei nostri studenti ai processi di apprendimento e alla sedimentazione delle conoscenze.

Proprio per questo motivo mercoledì 23 novembre, dalle 16.30 alle 18, Fondazione AIRC organizza un Webinar gratuito per i docenti della scuola primaria, dedicato alle thinking routines. La partecipazione al webinar dà diritto a un attestato di riconoscimento di 4 ore formative su piattaforma S.O.F.I.A:

CLICCA QUI PER ISCRIVERTI E PARTECIPARE GRATUITAMENTE!

Tornando alle thinking routines, per saperne di più in vista del Webinar vediamone insieme origine, funzionalità e tipologie.

Dove nascono le thinking routines

L’espressione thinking routine compare per la prima volta nel libro Making Thinking Visible che raccoglie i risultati della sperimentazione partita nell’anno 2000 e condotta dal centro di ricerca Project Zero della Harvard Graduate School Education.

Nel libro vengono descritte pratiche ed esperienze realizzate in classe grazie all’uso delle thinking routines, spiegando poi nel dettaglio il loro funzionamento. Il libro è scritto in inglese, ma in italiano è possibile leggere il testo MLTV Making Learning and Thinking Visible – Rendere visibili pensiero e apprendimento; qui si descrive l’esperienza realizzata in alcune scuole italiane grazie alla collaborazione tra Indire e Project Zero.

Cosa sono le thinking routines

Le thinking routines sono mini-strategie semplici e facili da apprendere per intervenire sui processi di pensiero degli studenti e renderli visibili in classe. Sono composte da operazioni abituali e passaggi precisi che, ripetuti, entrano a far parte del metodo di studio dello studente che impara ad applicarle anche in altri contesti (life long learning). Le thinking ruotines ripetute assicurano risultati efficaci in quanto entrano a far parte della forma mentis dei nostri studenti.

A cosa servono le thinking routines

Le thinking routines assolvono diverse e importanti funzioni:

  • servono per la comprensione profonda di ciò che si apprende
  • sviluppano la capacità di ragionamento profondo e lo spirito critico
  • rendono visibili il pensiero e l’apprendimento
  • contribuiscono a far divenire la classe comunità di ricerca
  • consolidano il senso di appartenenza al gruppo
  • agiscono sulla collaborazione (contraria alla competizione), sulla responsabilizzazione e sull’accoglienza dei punti di vista diversi
  • agiscono nella consapevolezza metacognitiva
  • incidono positivamente sulla motivazione degli studenti
  • incidono positivamente sul coinvolgimento e la partecipazione a processi decisionali
Caratteristiche delle thinking routines

Le thinking routines devono essere brevi, centrate, divise in step e devono rispettare dei tempi precisi. Gli studenti lavorano in modo più stimolante e i concetti appresi vengono meglio interiorizzati e consolidati.

Diventa centrale l’idea di essere dentro la didattica grazie a scelte autonome e consapevoli. Non c’è più il docente che spiega e gli studenti che ascoltano: il docente assume il ruolo di facilitatore e gli studenti diventano realmente protagonisti attivi del loro processo di apprendimento.

Per rendere le thinking routines davvero efficaci, occorre che il docente si chieda quale forma di pensiero voglia promuovere all’interno della classe. In base a ciò, andrà a scegliere le thinking routines che ritiene più idonee all’obiettivo prefissato. Tutte le thinking routine si compongono di due momenti:

  • la riflessione personale dello studente
  • le riflessioni condivise nel piccolo gruppo e in classe

Tramite questi step, si arriva ad agire negli ambiti della socializzazione e della negoziazione, indispensabili per lo sviluppo del pensiero profondo e critico. Per dare visibilità al pensiero è importante anche prevedere cartellonistica, in formato digitale o cartaceo, in grado di documentare i ragionamenti e i processi di pensiero in continuo divenire.

Categorie di thinking routines

Le thinking routines si suddividono in tre categorie:

  1. thinking routinesper introdurre ed esplorare le idee
  2. thinking routines per sintetizzare e organizzare le idee
  3. thinking routines per approfondire le idee
Thinking routines per introdurre ed esplorare le idee

Queste thinking routinesservono per introdurre un argomento, attivare le conoscenze pregresse degli studenti e stimolare curiosità e atteggiamenti di ricerca. Un esempio è la thinking routine  “VEDI – PENSA – CHIEDI” (See – Think – Wonder) che stimola gli studenti ad osservare più attentamente e a fornire interpretazioni più fondate; favorisce anche la curiosità e aiuta a costruire le premesse per un’indagine.

Osservando un’immagine o un oggetto, il docente può fornire queste sollecitazioni:

  • Cosa vedi?
  • A cosa pensi si riferisca ciò che vedi?
  • Quali domande ti suscita ciò che vedi?
Thinking routines per sintetizzare e organizzare le idee

Queste thinking routinesservono per riassumere I concetti centrali della nuova conoscenza, per collegare le idee alle conoscenze pregresse e per incoraggiare gli studenti a riflettere su come sia cambiato il loro pensiero su un determinato argomento.

Un esempio è la thinking routine “TITOLI” (Headlines) che aiuta gli studenti a individuare il nucleo di ciò che stanno imparando o di ciò di cui stanno discutendo. Il docente può fornire queste sollecitazioni:

  • Quale titolo scegliere per questo argomento?
  • Com’è cambiato il tuo titolo da quanto avresti detto prima della discussione?
Thinking routines per approfondire le idee

Queste thinking routines aiutano gli studenti a scavare a fondo, a fare reinterpretazioni personali di quanto appreso, a considerare la complessità di un argomento e le prospettive multiple. Promuovono anche l’argomentazione supportata da evidenze. Un esempio è la thinking routine “AFFERMA – DIMOSTRA – CHIEDI” (Claim – Support – Question)  che aiuta gli studenti a sviluppare interpretazioni fondate su evidenze e li incoraggia a ragionare con delle prove. Il docente può fornire queste sollecitazioni:

  • Fai un’affermazione su un argomento
  • Fornisci prove della tua osservazione
  • Fai una domanda che può sembrarti ancora irrisolta o da spiegare con maggior approfondimento.

Come afferma Mara Krechevsky, ricercatrice senior di Project Zero

Le thinking routines sono state progettate non tanto per aiutare gli studenti a ‘imparare come pensare’, quanto piuttosto per ‘pensare come imparare’. Non pensiamo all’apprendimento come ciò che qualcuno già possiede, quanto come ciò che qualcuno riesce a fare con ciò che sa. Possiamo dire che imparare è una conseguenza del pensare e le thinking routines sono modi semplici di introdurre e sperimentare il pensiero nella cultura della classe.

Vale decisamente la pena provare ad utilizzare questi strumenti chiari, semplici ma potentissimi. Ne beneficeranno alunni, docenti e l’intero clima di classe. Provare per credere!

Per approfondire:

Making Thinking Visible – How to promote engagement, understanding and independence for all learners, Ron Ritchhart, Mark Church, Karin Morrison, foreword by David Perkins;

– MLTV: Making Learning and Thinking Visible – Rendere visibili pensiero e apprendimento, a c. di Elisabetta Mughini e Silvia Panzavolta, Carocci editore

Giornata Mondiale della Gentilezza: partecipa e vinci una Biblioteca di Classe!

in Letture in classe by

Il 13 novembre è la Giornata Mondiale della Gentilezza: 2 consigli di lettura e la possibilità di ricevere alcune copie gratuitamente per la propria Biblioteca di Classe!

Io non conosco nessun altro segno di superiorità nell’ uomo che quello di essere gentile.

Così disse Ludwig van Beethoven un bel po’ di tempo fa, e noi oggi non possiamo che fargli eco, dando un occhio al calendario e riflettendo proprio sul tema della gentilezza: il 13 novembre, infatti, ricorre la Giornata Mondiale della Gentilezza.

Ma cosa significa essere gentili?

Essere gentili davvero si limita al dire “grazie” o al rispondere “prego”, oppure “scusa” quando commettiamo un errore? Certo queste parole, seppure piccole, non sono certo da trascurare: ma da sole non bastano.

Si è gentili quando ci si dimostra altruisti e generosi, in maniera del tutto disinteressata. Vale a dire, senza aspettarsi niente in cambio. Lo si fa e basta.

A chi fa bene la gentilezza?

Dimostrarsi generosi fa star bene non solo chi riceve l’atto di gentilezza, ma di riflesso anche chi lo compie: avvertiamo una sorta di appagamento del senso del dovere, sentendoci per questo soddisfatti e sereni. Provare per credere, e non solo in occasione della Giornata Mondiale della Gentilezza!

Gentile come te

Sul tema della gentilezza è uscito, nel 2020, il libro Gentile come te, edito da Librì – Progetti educativi, scritto da Fabio Leocata e illustrato da Massimo Alfaioli.

Attraverso questo libro, i giovani lettori scoprono tutti quei fattori ed elementi che rendono straordinaria la loro età: la forza dell’amicizia e la voglia di stare insieme, le fragilità nascoste nel cuore e la difficoltà di essere sempre se stessi, le gioie quotidiane e i piccoli e grandi drammi che hanno la forza di scuotere un’esistenza, la solitudine e la scoperta dell’amore.

La gentilezza vola lontano

Sul tema della gentilezza – a sottolinearne quindi l’importanza – era già uscito un testo nel 2019, sempre edito da Librì – Progetti educativi, con stesso autore ma illustrato da Giulia Orecchia, dal titolo La gentilezza vola lontano, per la collana Collilunghi.

Il libro è una lettura appassionante e commovente, che ci prende per mano e ci accompagna alla scoperta della misteriosa forza della gentilezza.

Scritto per bambini dai 6 anni in su, può essere letto anche in compagnia di mamma e papà, per parlare così insieme dell’importanza del tema.

Vinci il libro!

In occasione della Giornata Mondiale della Gentilezza, noi di OcchioVolante vogliamo dare l’occasione, ad una classe, di riceve gratuitamente alcune copie del libro “La gentilezza vola lontano”!

Compila la form con i tuoi dati: se sarà il tuo il nominativo estratto sarai contattato/a!

Leggi qui come creare un’efficace Biblioteca di Classe!

Qui invece trovi un interessante spunto per un percorso sulla gentilezza da affrontare in classe.

Foto di copertina by Adam Nemeroff on Unsplash

Arte e natura nei percorsi Land Art!

in Zigzag in rete by

Vere e proprie gallerie d’arte che profumano di legno e fiori, in cui è possibile incontrare anche tanti animali: scopriamo i percorsi di Land Art.

Land Art, ovvero, parchi d’arte in cui gli artisti da tutto il mondo realizzano importanti opere sfruttando gli elementi che la natura, generosa, offre loro. In Trentino e in Alto Adige questi luoghi magici sono davvero tanti, e sono perfetti per fuggire alle temperature bollenti cittadine!

Nello specifico vogliamo però parlare del Percorso circolare di Land Art della località turistica Falzes, in Val Pusteria (Alto Adige). Lungo 2 km e con un dislivello di soli 50 m, è adatto anche ai più piccoli!

Percorrere questi km significa immergersi in un’esperienza davvero particolare, camminando tra le opere d’arte di 7 artisti locali: Edith Kohlgruber, Pepi Peskollderungg, Johann Passler, Helene Psenner, Rita Gutwenger e Ulrike Großgasteiger.

La sua particolarità

i 7 artisti di Falzes utilizzano esclusivamente materiali naturali autoctoni, proprio per evidenziare e mantenere la perfetta armonia tra arte e natura.

La conseguenza è che il Percorso Land Art è in continua trasformazione, perché le opere d’arte sono esposte alle intemperie, dunque si disgregano e cambiano nel tempo insieme alla natura!

Quali opere troviamo?

Appena iniziato il percorso si incontra lo stemma del Comune, realizzato con legno di betulla e corteccia.

Ma il primo essere misterioso che possiamo scorgere è luomo di muschio, una creatura gigantesca arrampicata su un albero: chissà, forse è un guardiano della foresta! E ancora:

  • il ragno
  • il cubo di rami
  • il labirinto di sassi circolari a spirale
  • i due troni scavati nel legno con volti umani scolpiti
  • la strega con le fascine
  • la barca con le fascine
  • i tronchi d’albero scolpiti a forma di fungo
  • la sedia/carrozza
  • il Cristo crocifisso
Il ragno del Percorso Land Art a Falzes!
Fonte foto: https://www.giornirubati.it/

Sensazioni provate

Mentre si cammina tra questi alberi, fiori e opere d’arte, la sensazione è duplice: da una parte sembra che il tempo si sia fermato, proprio come in una fiaba;  dall’altra, è invece possibile percepire gli effetti dello scorrere del tempo, che con i suoi agenti atmosferici è intervenuto a rendere ancora più autentiche e incastonate nel paesaggio le opere degli artisti, a tal punto da infilare nella nostra testa una domanda:

dove finisce la natura, e inizia l’arte?

Durata del percorso

E proprio a proposito di tempo: tecnicamente per percorrere il Percorso Land Art occorre circa un’ora, ma per chi – come noi – ama perdersi nella natura avvolto nei propri pensieri, una giornata intera potrebbe non bastare!

Come arrivare

Per raggiungere il Percorso Land Art in Val Pusteria, occorre percorrere l’Autostrada del Brennero A22, uscire a Bressanone, direzione Val Pusteria, e dopo ca. 20 km in località Chienes girare a sinistra. Seguire poi le indicazioni per Issengo e successivamente per Falzes.

Il nostro consiglio

Avevamo già affrontato qui la questione dell’ importanza dell’arte per i bambini, con un divertente gioco per far uscire le opere d’arte dai musei.

L’arte stimola l’apprendimento di altre materie, è essenziale per lo sviluppo della percezione, delle capacità motorie e per l’interazione sociale.

Portare i vostri figli o la vostra classe in gita nei percorsi Land Art, non solo stimolerà la loro creatività e fantasia, ma sarà utile anche per sottolineare una volta di più l’importanza del rispetto dell’ambiente, e del vivere in armonia con la natura!

Qui un’utile lettura sul tema!

Fonte foto di copertina: https://www.itinerarinellarte.it/it/eventi/l-arte-fa-ben-essere-in-val-di-fiemme-2856

“Sigismondo e gli influssi della Luna”: educare all’arte, educare alla bellezza.

in Attività di classe/Letture in classe by

Un libro per andare alla scoperta di Sigismondo Pandolfo Malatesta, uno dei più famosi signori della città di Rimini.

Conoscete Sigismondo Pandolfo Malatesta? Fu uno dei più famosi signori della città di Rimini.

Colto, potente, coraggioso, egocentrico… Pandolfo fu tante cose, ma noi riminesi lo ricordiamo soprattutto per il Tempio malatestiano ( attuale duomo della città) che fece costruire per celebrare le sue gesta e la sua persona.

All’interno del Tempio si trovano innumerevoli opere d’arte che raccontano gesta, storie classiche o mitologiche, realizzate con diverse tecniche e materiali.

Un attività per educare all’arte e alla bellezza

Da questa ricchezza di linguaggi e di racconti è nato, qualche anno fa, il desiderio mio e di Elena Savini, amica e collega, di creare uno strumento didattico che avvicinasse grandi e piccini alle meravigliose narrazioni del Tempio che, pur essendo un famoso monumento ed essendo sempre aperto al pubblico, è per lo più, poco compreso.

Il linguaggio dell’arte non è infatti scontato da capire e potrei trovarmi di fronte ad un bellissimo affresco ma non riuscire a cogliere quello che l’autore voleva trasmettere; oppure potrei fermarmi disgustata davanti ad un ammasso di colori buttati sulla tela, senza saperne cogliere il messaggio profondo!

“Forse sono una persona poco sensibile?” potrei domandarmi… ma la verità è che la sensibilità c’entra fino ad un certo punto!

C’entrano invece tanto, l’educazione e la conoscenza dei linguaggi!

Ed è per questo che io ed Elena, circa tre anni fa, abbiamo cominciato a pensare, e poi a realizzare, “Sigismondo e gli influssi della Luna” con l’obiettivo di dare a chi lo legge, una prima alfabetizzazione artistica e simbolica delle opere d’arte conservate nel Tempio Malatestiano.

Abbiamo scelto di raccontare la storia attraverso il “meccanismo” dell’albo illustrato, utilizzando questa forma letteraria dove testo e immagini si integrano a vicenda; abbiamo anche scelto di illustrare il racconto con alcune delle immagini conservate nel Tempio, ritagliate e modificate.

L’effetto che vogliamo creare è quello che, chiunque legga l’albo e decida di visitare la chiesa malatestiana, riconosca all’interno di essa le immagini e i personaggi conosciuti nel libro.

Il libro “Sigismondo e gli influssi della Luna”

L’albo illustrato “Sigismondo e gli influssi della Luna”, racconta la storia del giovano Sigismondo Pandolfo Malatesta, prima che diventasse signore di Rimini. All’interno dell’albo si trovano anche: un’appendice, dove sono visibili le opere integrali da cui sono tratte le immagini della storia; un glossario, in cui vengono spiegati i significati simbolici di molti oggetti naturali e animali presenti nelle illustrazioni. Questo albo è stato inizialmente pensato come strumento didattico per il progetto “Laboratori al Tempio” (realizzato in collaborazione con la diocesi di Rimini) ma ha trovato una “casa” presso Maggioli Editore che ha creduto, insieme a noi, in questo progetto di educazione alla bellezza e di educazione allo sguardo.

L’albo illustrato si rivolge quindi a tutti i bambini che vogliono conoscere le avventure che il giovane Pandolfo vive sull’isola fortunata dopo la fuga dalla sua città; si rivolge anche a tutti quegli adulti che vogliono regalare la bellezza di un racconto che nasce da un’opera d’arte; si rivolge infine a tutti gli insegnanti che desiderano educare lo sguardo dei propri bambini e ragazzi.

Oltre a leggere il racconto e a gustarvi le avventure del giovane Pandolfo, è possibile fare altro con questo libro: andando infatti sul blog maniingioco.blogspot.com, potrete trovare alcuni tutorial che suggeriscono come giocare e come imparare-giocando dopo la lettura.

Buona Lettura

Potete trovare altre attività educative basate sui libri qui

In partenza la 5° edizione di Didacta!

in Scuola by

Dedicata alla pedagogista Maria Montessori, venerdì 20 maggio ha il via la 5° edizione della Fiera Didacta Italia. Centinaia di eventi formativi e una vasta area espositiva per le aziende che lavorano nel mondo della scuola e della formazione.

Didacta, l’evento nazionale sull’innovazione della scuola, il più atteso da docenti, dirigenti scolastici, educatori e professionisti in generale del settore, è ai nastri di partenza!

La più grande fiera per la formazione dei docenti si terrà dal 20 al 22 maggio, nella splendida cornice della Fortezza da Basso, a Firenze (ma nasce in Germania, come abbiamo scritto QUI!).

Come si legge dal sito ufficiale della manifestazione, Didacta ha:

l’obiettivo di favorire il dibattito sul mondo dell’istruzione tra gli enti, le associazioni e gli imprenditori, per creare un luogo di incontro tra le scuole e le aziende del settore.

E questa 5° edizione non poteva che essere dedicata a Maria Montessori, una delle personalità più importanti a livello mondiale nel campo dell’educazione dell’infanzia. Il suo metodo educativo è considerato uno dei principali esperimenti di “scuola nuova” adottato in molti paesi del mondo.

La quinta edizione

Come quelle passate, anche la quinta edizione di Didacta si sviluppa in 2 livelli:

  • quello dell’area espositiva, che chiama in causa tutta la filiera delle aziende che lavorano nel mondo della scuola e della formazione;
  • quello degli eventi (oltre 250!), con convegni e seminari che vanno dall’area tecnologica a quella scientifica e umanistica.
Clicca QUI per scoprire l’intero programma di questa edizione di Didacta, e QUI per acquistare il tuo biglietto d’ingresso!

Librì a Didacta!

Anche quest’anno Librì – Progetti Educativi sarà presente con un proprio stand a Didacta, e più precisamente il numero A 59 all’interno del padiglione Spadolini. Qui, nelle 3 giornate della fiera, saranno organizzati vari interventi dedicati a temi come l’inclusione, l’accoglienza, la ricerca, l’alimentazione, la finanza, l’educazione civica e molto altro!

Scopri QUI tutti gli interventi previsti e… vieni a trovarci!

Foto di copertina by raiscuola.rai.it

Giorno 4. Museo d’arte moderna

in Attività di classe by
Il 4° giorno del progetto “Il museo va a scuola”, è dedicato all’arte moderna: un’idea per un’attività con il gesso da fare in classe.

Mi capita spesso di constatare che i ragazzi e i bambini conoscano molto meglio l’arte antica di quella moderna; questo perché, a meno che i familiari non siano degli esperti per lavoro o passione, la formazione scolastica arriva raramente a trattare il ‘900 e si ferma spesso molto prima.

Partiamo con un “brain – storming”…

Per il giorno numero 4 ho pensato di partire quindi con un “brain – storming” sull’arte moderna chiedendo ai bambini che cosa si intendesse con questo termine.

Come sempre dalla discussione sono venuti fuori punti di vista molto interessanti fra cui l’opinione diffusa che ”arte moderna” fosse un po’ sinonimo di “voler guadagnare molti soldi facendo schizzi o buchi su di una tela”!

Per attivare ulteriormente la discussione, ho proposto la visione del silent book Museum” di J.S Castan e M. Marsol, un albo che sa essere contemporaneamente inquietante e divertente.

Penso che l’arte in generale sia uno dei modi che l’essere umano ha per esprimere ciò che ha dentro ma alcune modalità sono così distanti dal nostro modo di ragionare e sentire che è necessaria una mediazione.

Questa naturalmente può essere la guida del museo, che attraverso la visita guidata ci apre la porta ad un mondo nuovo: quello dell’autore, del suo modo di sentire, del suo modo di vedere e di trasmettere, attraverso tecniche e strumenti, il suo pensiero.

Anche il protagonista dell’albo “Museum” apre la porta di una strana casa in cima alla collina e, senza saperlo, comincia un’avventura straordinaria che lo porterà ad entrare ( nel vero senso della parola!) nell’immaginario dell’autore attraverso i suoi dipinti.

L’attività:

Volendo rimanere legata alla natura che circonda la scuola, ho pensato di creare degli stampi in gesso e argilla di composizioni botaniche realizzate con fiori e foglie raccolti nel giardino. Ho chiesto ai bambini di comporre, seguendo il proprio gusto, una composizione di fiori e foglie per realizzare un’opera d’arte che rispecchiasse loro stessi.

La ricerca dei materiali

Per prima cosa abbiamo passeggiato in giardino cercando alcune cose naturali ( rametti, foglie, fiori…) per realizzare una piccola composizione. Ho poi protetto i banchi con del cartone da scatolone e dato ad ognuno un panetto di argilla chiedendo di realizzare con essa un cerchio di circa 15 cm di diametro e alto almeno 2.

Questo cerchio d’argilla è la base per la nostra composizione perciò ogni bambino ci ha appoggiato sopra gli oggetti naturali raccolti e li ha schiacciati con delicatezza:  a questo punto l’argilla impressa è diventata il nostro stampo per il gesso.

Con una striscia di bristol ho circondato il cerchio d’argilla creando un cilindro che ci serve per contenere il gesso liquido.

Ho poi mostrato ai bambini come preparare il gesso in polvere mettendone un pò in un bicchiere di carta e aggiungendo l’acqua; una volta pronto il gesso, lo abbiamo colato nello stampo.

Il gesso catalizza in pochi minuti perciò, una volta pronto, abbiamo tolto la nostra argilla e pulito la nostra bellissima opera d’arte!

Concluso anche il 4° incontro, ci siamo preparati per l’ultimo dal titolo “ Il Museo delle Emozioni”.

I primi 3 appuntamenti hanno riguardato: il “Museo di me stesso”, “La Stanza delle Meraviglie”

UN CLICK PER LA SCUOLA: in partenza la nuova edizione dell’iniziativa di amazon.it

in Attività di classe by

C’è tempo fino al 6 febbraio 2022 per iscrivere la propria scuola e accumulare credito virtuale da utilizzare su un catalogo di prodotti per le scuole: con UN CLICK PER LA SCUOLA Amazon.it prende a cuore le scuole d’Italia!

Cancelleria, arredo, articoli sportivi, attrezzature elettroniche o strumenti musicali: questo e molto altro potrà essere donato gratuitamente da Amazon.it a tutte le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo e secondo grado del territorio nazionale, che si iscriveranno all’iniziativa UN CLICK PER LA SCUOLA.

Obiettivo di tale iniziativa è appunto supportare le scuole che vi aderiranno, le quali riceveranno un credito virtuale da parte di Amazon utilizzabile su www.amazon.it per acquistare materiale scolastico, scegliendo da un ampio catalogo di oltre 1.000 prodotti!

Gli studenti e le famiglie scelgono la scuola che vogliono supportare, e Amazon le dona una percentuale dei loro acquisti sotto forma di credito virtuale!

Un’idea vincente, questa, che durante le 2 precedenti edizioni ha visto Amazon donare alle scuole italiane credito virtuale che ha permesso alle scuole di ricevere oggetti e accessori del valore totale di ben 5,9 milioni di euro! Il successo è stato così dirompente che l’iniziativa è stata replicata anche in Spagna, ottenendo anche lì un grande consenso.

Che tu sia insegnante, dirigente scolastico oppure studente: iscrivi o proponi di iscrivere la tua scuola all’iniziativa UN CLICK PER LA SCUOLA: è possibile farlo fino al 6 febbraio 2022, e le scuole potranno utilizzare il credito virtuale ricevuto e richiedere i prodotti per tutta la durata dell’iniziativa e oltre, fino al 10 aprile 2022!

Amazon Digital Lab

Ma non finisce qui! Grazie a UN CLICK PER LA SCUOLA studenti e insegnanti delle classi coinvolte potranno anche accedere ad Amazon Digital Lab, un vero e proprio mondo di risorse digitali totalmente gratuite: idee, strumenti e metodologie per una didattica innovativa vicina alle esigenze della scuola!

Qui sarà possibile trovare una selezione di risorse digitali: video tutorial con indicazioni pratiche su come usare gli strumenti, coding toolkit per supportare gli studenti nella programmazione di videogiochi, quiz e visual art, audiolibri e podcast Audible.

E ancora guide di alfabetizzazione digitale, link e contenuti per arricchire la didattica nei vari ordini scolastici; ma la grande novità di questo anno sono i webinar riservati ai docenti sui temi più attuali legati alle potenzialità della didattica digitale per il mondo della scuola.

UN CLICK PER LA SCUOLA metterà infatti a disposizione di tutti i docenti di ogni ordine e grado un percorso formativo totalmente gratuito, dedicato all’utilizzo consapevole della tecnologia, per una didattica davvero innovativa!

5 i Webinar previsti, ognuno dedicato ad un tema specifico, spaziando dalle neuro-scienze fino al game learning, e in partenza dal prossimo mercoledì 27 ottobre!

ISCRIVITI QUI

Tutti i partecipanti riceveranno poi un attestato di partecipazione all’iniziativa formativa per le ore svolte, in ottemperanza al D.M.170/2016.

Un click per la scuola
Come può partecipare la scuola?
  • Iscrivendosi a UN CLICK PER LA SCUOLA tramite il sitowww.unclickperlascuola.it
  • Comunicando a tutte le classi l’iniziativa
  • Accedendo all’Area Scuole del sito www.unclickperlascuola.it per visualizzare il credito virtuale accumulato, e richiedendo i prodotti di cui la scuola ha bisogno nel catalogo virtuale disponibile sul sito.

Nel caso poi di scuola appartenente e amministrata da un Circolo Didattico, Istituto Comprensivo o Istituto Omnicomprensivo, sarà l’Istituto stesso a partecipare all’iniziativa.

Come possono partecipare gli studenti e le famiglie?
  • Visitando il sito dedicato all’iniziativa www.unclickperlascuola.it e accedendo con le proprie credenziali di Amazon.it.
  • Scegliendo la scuola da supportare sul sito www.unclickperlascuola.it.
  • Condividendo l’iniziativa e invitando altri studenti e amici a partecipare!

L’iniziativa UN CLICK PER LA SCUOLA è soggetta a Termini e condizioni visualizzabili qui  https://www.unclickperlascuola.it/terms_and_conditions . Per saperne di più visita il sito www.unclickperlascuola.it e… corri a partecipare!

Percorsi Land Art: arte e natura in armonia!

in Arte, Musica e Spettacolo by

In Trentino ci sono gallerie d’arte che hanno il profumo del legno e dei fiori, i cui visitatori sono anche gli animali: sono i percorsi di Land Art!

In Trentino sono davvero tanti i Land Art, ovvero, i parchi d’arte, luoghi magici in cui gli artisti da tutto il mondo realizzano importanti opere sfruttando gli elementi che la natura, generosa, offre loro.

Qui nello specifico parliamo del Percorso circolare di Land Art della località turistica Falzes, in Val Pusteria (Alto Adige). Lungo 2 km e con un dislivello di soli 50 m, è adatto anche ai più piccoli!

Percorrere questi km significa immergersi in un’esperienza davvero particolare, camminando tra le opere d’arte di 7 artisti locali: Edith Kohlgruber, Pepi Peskollderungg, Johann Passler, Helene Psenner, Rita Gutwenger e Ulrike Großgasteiger.

La sua particolarità

i 7 artisti di Falzes utilizzano esclusivamente materiali naturali autoctoni, proprio per evidenziare e mantenere la perfetta armonia tra arte e natura.

La conseguenza è che il Percorso Land Art è in continua trasformazione, perché le opere d’arte sono esposte alle intemperie, dunque si disgregano e cambiano nel tempo insieme alla natura!

Quali opere troviamo?

Appena iniziato il percorso si incontra lo stemma del Comune, realizzato con legno di betulla e corteccia.

Ma il primo essere misterioso che possiamo scorgere è luomo di muschio, una creatura gigantesca arrampicata su un albero: chissà, forse è un guardiano della foresta! E ancora:

  • il ragno
  • il cubo di rami
  • il labirinto di sassi circolari a spirale
  • i due troni scavati nel legno con volti umani scolpiti
  • la strega con le fascine
  • la barca con le fascine
  • i tronchi d’albero scolpiti a forma di fungo
  • la sedia/carrozza
  • il Cristo crocifisso
Il ragno del Percorso Land Art a Falzes!
Fonte foto: https://www.giornirubati.it/
Sensazioni provate

Mentre si cammina tra questi alberi, fiori e opere d’arte, la sensazione è duplice: da una parte sembra che il tempo si sia fermato, proprio come in una fiaba;  dall’altra, è invece possibile percepire gli effetti dello scorrere del tempo, che con i suoi agenti atmosferici è intervenuto a rendere ancora più autentiche e incastonate nel paesaggio le opere degli artisti, a tal punto da infilare nella nostra testa una domanda:

dove finisce la natura, e inizia l’arte?

Durata del percorso

E proprio a proposito di tempo: tecnicamente per percorrere il Percorso Land Art occorre circa un’ora, ma per chi – come noi – ama perdersi nella natura avvolto nei propri pensieri, una giornata intera potrebbe non bastare!

Come arrivare

Per raggiungere il Percorso Land Art in Val Pusteria, occorre percorrere l’Autostrada del Brennero A22, uscire a Bressanone, direzione Val Pusteria, e dopo ca. 20 km in località Chienes girare a sinistra. Seguire poi le indicazioni per Issengo e successivamente per Falzes.

Il nostro consiglio

Avevamo già affrontato qui la questione dell’ importanza dell’arte per i bambini, con un divertente gioco per far uscire le opere d’arte dai musei.

L’arte stimola l’apprendimento di altre materie, è essenziale per lo sviluppo della percezione, delle capacità motorie e per l’interazione sociale.

Portare i vostri figli o la vostra classe in gita nei percorsi Land Art, non solo stimolerà la loro creatività e fantasia, ma sarà utile anche per sottolineare una volta di più l’importanza del rispetto dell’ambiente, e del vivere in armonia con la natura!

Qui un’utile lettura sul tema!

Fonte foto di copertina: https://www.kronplatz.com/

CityCampus: insegnare coding, robotica ma anche arte, per preparare al Futuro

in STEM ed Esperienze digitali by

Da settembre 2021 a Firenze apre CityCampus, palestra per la Mente ideata da Librì Progetti Educativi – per insegnare a bambini e ragazzi i principi di coding, tinkering e robotica. Ma anche gioco e arte.

I bambini, i ragazzi: un serbatoio infinito di energia ed entusiasmo riversato non solo nel gioco, ma anche nella scuola e nelle attività sportive: perché, si sa, ad allenare il corpo ne beneficia di conseguenza anche la mente.

Ma perché non affiancare alle palestre per il corpo, una vera e propria palestra per la mente?

Questa domanda è stata il punto di partenza per Librì Progetti Educativi, e la risposta è sfociata nello sviluppo di un suo progetto ambizioso quanto innovativo: CityCampus, appunto.

Steam-C

Per arrivare a capire appieno le potenzialità di CityCampus, è necessario prima avventurarci nel mondo delle Steam-C (acronimo inglese di Science, Technology, Engineering, Art, Mathematics), ovvero le materie scientifiche (matematica, tecnologia, ingegneria) mescolate agli strumenti digitali e alla creatività artistica.

Ebbene sì, il binomio forse non è immediato, ma in realtà scienza e arte possono far parte armoniosamente di una stessa attività, volta a lavorare in modo creativo, innovativo e sostenibile, favorendo così un progresso economico, umano e sociale.

I lavori di domani

Viviamo in un mondo velocissimo, in continuo cambiamento, e che lascia libera la mente di immaginare per il futuro (assai prossimo), lavori che al momento nemmeno esistono: secondo alcune ricerche, infatti, il 60% dei lavori più interessanti del prossimo decennio non sono stati ancora inventati!

Lavori immersi nelle nuove tecnologie (come il pilota di droni), nel digitale (lo psicoterapeuta del digitale), ma che rivelano anche un’attenzione verso l’ambiente (l’agricoltore verticale o l’esperto in cambiamenti climatici).

Va da sé che per affrontare questa grande trasformazione sono richieste conoscenze tecniche e grande fantasia: è dunque necessario essere ben preparati e formati a dovere.

Insegnare il futuro

Ed ecco quindi il perché di CityCampus: per insegnare il futuro che sta arrivando. Come? Attraverso il gioco – le cui funzioni psicopedagogiche sono ormai ampiamente dimostrate – e gli incontri, che si rivelano vere e proprie esperienze immersive.

Cosa è CityCampus

A metà strada tra il doposcuola e la ludoteca, luogo di studio e di relazione sempre aperto e immerso nel ritmo cittadino, CityCampus prevede lezioni in cui verranno insegnati il coding (alias il linguaggio di programmazione), il tinkering (dal mondo Maker, un laboratorio creativo in cui “pensare con le mani”) e la robotica.

Il tutto, ponendo sempre una grande attenzione verso l’aspetto delle relazioni sociali e interpersonali (e qui entra di diritto la dimensione del gioco).

Com’è strutturato CityCampus

Le lezioni, che partiranno dalla seconda metà di settembre 2021, si svolgeranno in un ambiente accogliente, sicuro e motivazionale, e saranno suddivise in due fasce d’età:

  • KIDS (6-10 anni)
  • JUNIOR (11-14 anni)

Non è richiesta alcuna competenza precedente, e l’impegno prevede 4 giorni a settimana, con orario 14-17 per i Junior e 17-19 per i Kids.

Inoltre, tutti i partecipanti avranno a disposizione tablet personali, computer e set di robotica.

Dove si terrà CityCampus?

Il battesimo del progetto avverrà a Firenze per poi estendersi in futuro ad altre città d’Italia.

Del resto, quale migliore città di Firenze – culla del Rinascimento –  per dare vita ad un progetto di rinascita, dopo l’impoverimento educativo e relazionale che due anni di Covid hanno lasciato ai bambini e ragazzi?

Per ulteriori informazioni sul progetto clicca qui, o scrivi a info@progettiedu.it, oppure chiama lo 055. 9073.999.

Le mafie e noi: dalla parte giusta. Parliamone in classe.

in Attività di classe/Scuola by

Parlare di mafie a un pubblico di bambini o adolescenti non è facile: ma libri, cinema, musica e persino il teatro possono darci un grosso aiuto.

A proposito di mafie: il prossimo 9 maggio ricorre un importante anniversario. 43 anni fa, infatti, Giuseppe – Peppino – Impastato, veniva ucciso, appunto, dalla mafia.

Conduttore radiofonico e attivista, membro di Democrazia Proletaria e noto per le sue denunce contro le attività di Cosa Nostra, si è dovuto attendere fino al 2002 per vedere dichiarato colpevole il mandante dell’omicidio di Peppino: Gaetano Badalamenti, capomafia di Cinisi, dove Impastato viveva, a “100 passi” dalla casa di Badalamenti.

Per anni, infatti, è stato fatto di tutto per far passare il giovane come un folle che si era tolto la vita.

I cento passi

I cento passi è il nome del film girato da Marco Tullio Giordana, con un immenso Luigi Lo Cascio nei panni di Peppino; e Cento passi è anche la splendida canzone dei Modena City Ramblers, dedicata alla storia di Impastato.

Un film meraviglioso per conoscere la sua vita, il suo rapporto con la famiglia, il suo coraggio e il triste epilogo.

Ma anche la forza e la tenacia di parenti e amici, che al grido di:

Con le idee e il coraggio di Peppino noi continuiamo

hanno portato avanti la battaglia da lui iniziata, e fatto arrestare i reali colpevoli della sua morte.

Cosa Losca

Non solo il cinema ma anche il teatro ci viene in aiuto per affrontare il delicato tema delle mafie, con lo spettacolo Cosa Losca, produzione de Il Teatrino dei Fondi, testo di Marco Sacchetti e Silvia Nanni.

In maniera ironica e divertente, i due protagonisti in scena – Claudio Benvenuti e Marco Sacchetti, anche registi – cercano di spiegare nascita, organizzazione e modalità operative della criminalità, utilizzando linguaggi che spaziano dal classico teatro d’attore fino all’utilizzo di tecniche multimediali interattive (il Mafiasoft).

Cosa Losca è uno spettacolo rivolto a bambini/adolescenti (età consigliata 9/16 anni), in cui il gioco comico dei due attori (nonché registi) bilancia l’importanza e la drammatica serietà del tema trattato, e dove trova spazio anche il racconto della storia di Peppino Impastato.

Le mafie

Giuseppe Impastato, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rosario Livatino, Placido Rizzotto… L’elenco dei nomi delle vittime delle mafie è, purtroppo, lunghissimo. E con mafie intendiamo:

  • Cosa Nostra, la mafia siciliana con le sue ramificazioni estere, per esempio americane.
  • La Camorra: L’organizzazione mafiosa attiva in Campania.
  • La ’Ndrangheta: L’associazione criminale di tipo mafioso nata e radicata in Calabria, attiva anche al Centro-Nord e all’estero.
  • La Sacra corona unita: L’associazione criminale più giovane, che agisce in territorio pugliese con un sistema di clan simile a quello della ‘Ndrangheta.

Vittime illustri, persone comuni, sconosciuti di cui ci è ignoto anche il nome: tutti sono morti per difendere la legalità e la libertà. Il loro gesto non deve essere dimenticato, ma ricordato, raccontato, diffuso.

Libera Terra

Contrastare le mafie e difendere la legalità è lo scopo dell’associazione Libera Terra, che valorizza territori bellissimi ma difficili, partendo dal recupero sociale e produttivo dei beni liberati dalle mafie.

Da questi territori, un tempo nelle mani sbagliate, nascono oggi prodotti di alta qualità, attraverso l’impiego di metodi che rispettano l’ambiente e la dignità delle persone: cercali, tra gli scaffali del supermercato, o nelle botteghe del circuito Equo e Solidale.

Libera Terra crea così aziende cooperative autonome e autosufficienti, in grado di dare lavoro e proporre un sistema economico virtuoso, basato sulla legalità e la giustizia sociale.

Dalla parte giusta: la legalità, le mafie e noi

Dalla parte giusta: la legalità, le mafie e noi è un libro di Roberto Luciani e Davide Calì, pensato per bambini dagli 8 anni in su, che racconta di regole e leggi.

Ma non solo: ci fa anche capire che per tenere lontane ingiustizie e prepotenze, è necessario scegliere da che parte stare.

Con una prefazione di Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, che afferma che:

C’è una “malattia” molto pericolosa nella nostra società che si chiama sfiducia. È la malattia di chi pensa che mai nulla cambierà, di chi incolpa sempre gli altri perché le cose vanno male. Avete davanti una grande possibilità: dimostrare che da questa malattia è possibile guarire, darvi da fare perché le cose cambino.

Il libro ci insegna che la libertà si costruisce iniziando dai piccoli gesti, dall’aiuto che possiamo dare agli altri, e dalla scelta di credere nel futuro.

Per scaricare e leggere in classe il libro, clicca qui.

Per avere altri consigli di lettura sul tema, clicca qui.

Buon lavoro e… w la legalità!

ARTE, un canale gratuito da scoprire

in Arte, Musica e Spettacolo by
Uno dei migliori canali gratuiti per bambini e ragazzi, ARTE ci propone documentari, fiction, informazione e spettacoli dal vivo, tutti disponibili con sottotitoli in italiano

In questo periodo difficile, nel quale anche cinema e teatri sono chiusi e l’unica possibilità per vedere storie e racconti per immagini in movimento è quella di ricorrere a schermi televisivi o supporti digitali, a volte con necessità di abbonamenti e pagamenti vari, c’è un canale gratuito, raggiungibile con un semplice clic, che va ricordato, sostenuto e utilizzato da genitori e insegnanti.

Sto parlando di ARTE, sigla che sta per Association Relative à la Télévision Européenne, un progetto nato nel 1992 e sovvenzionato con il canone delle reti televisive pubbliche tedesche e francesi, con una programmazione che si compone per il 55% di documentari, per il 25% di fiction, per il 15% di programmi di informazione e per il 5% di musica e spettacoli dal vivo.

Tutto questo prezioso materiale è disponibile su www.arte.tv e tutte le produzioni che vengono proposte hanno i sottotitoli in italiano e possono essere quindi utilizzate sia a scopo didattico che per intrattenimento (ma le due dimensioni non sono in contraddizione fra loro) per bambini e ragazzi a partire dal secondo ciclo della scuola primaria.

Grazie all’offerta produttiva e tematica di ARTE è possibile spaziare dalla storia alla filosofia, dalle scienze alla storia dell’arte, con materiali che vanno dai quattro minuti al lungometraggio o alla ripresa di opere e spettacoli musicali fino a tre ore di durata. Ne ricordo qui solo alcuni, che danno una parziale idea di quante cose si possano trovare e della qualità davvero di altissimo livello con la quale vengono prodotte.

Potremmo vedere, ad esempio, un interessantissimo documentario (durata: 53 minuti) del regista francese Raphael Hitier, dal titolo Crescere davanti a uno schermo, che indaga implicazioni ed effetti della esposizione a smartphone, tablet e supporti di varia natura di bambini e bambine, a volte anche in tenerissima età.

Oppure vedere (e ascoltare) i concerti “casalinghi” che il violinista Daniel Hope (un cognome ben augurante, visto che in italiano significa “speranza”) ha organizzato durante il primo lockdown generale, permettendo a musicisti e spettatori di eseguire ed ascoltare alcuni capolavori della musica classica.

O, ancora, e non è affatto una proposta funerea come potrebbe apparire, un’escursione nel Cimitero del Pére Lachaise a Parigi, grazie a un documentario di 44 minuti diretto da Christophe d’Yvoir e Augustin Viatte, che ci portano in un viaggio al contempo geografico, botanico e storico, dato che in quel luogo sono innumerevoli le ultime dimore di personaggi illustri, da Gioachino Rossini a Georges Méliès, da Jim Morrison a Oscar Wilde.

Ma tutto il palinsesto, rinnovato di settimana in settimana, di ARTE merita di essere seguito, visto e utilizzato. È uno dei migliori esempi di servizio pubblico che l’Europa ci offe.

Maturità 2020, parlano i professori! (ultima parte)

in Scuola by
Come sarà la maturità 2020 a causa dell’emergenza coronavirus? Oggi ne parliamo con la professoressa Francesca Maggi.

Dopo questo lungo periodo di didattica a distanza sono state ufficializzate le regole e le modalità per la nuova maturità 2020.

Quali sono le novità? L’ordinanza ministeriale ci dice innanzitutto che tutti gli studenti che hanno frequentato l’ultimo anno della secondaria di II grado saranno ammessi alla prova, e che il loro voto di ammissione sarà valutato dal consiglio di classe. Tra le grandi novità ci sono anche il valore dei crediti degli ultimi tre anni, che sarà in totale di 60 punti (18 per il terzo anno, 20 per il quarto, 22 per il quinto), e soprattutto la presenza di una sola prova orale, che sostituisce gli scritti e varrà fino a un massimo di 40 punti.

Per scoprire più da vicino come gli studenti – e i professori – si preparano a questa “notte prima degli esami” veramente sui generis. Abbiamo pensato di porre delle domande ad alcuni insegnanti provenienti da diverse regioni d’Italia.

Dopo le precedenti interviste , oggi è con noi la professoressa Francesca Maggi, che insegna italiano e latino presso il Liceo Classico “Carducci Ricasoli” di Grosseto.

Benvenuta. Come avete vissuto, lei e i suoi studenti, questo momento in attesa di conoscere le modalità della nuova maturità 2020?

Sono molto felice di partecipare a questa iniziativa, che può essere uno stimolo alla riflessione e alla condivisione per chi, studenti e insegnanti, da marzo (anzi, alcuni già da febbraio) si è trovato da un giorno all’altro a reinventarsi da casa la propria attività.

La frequenza dei cambiamenti a cui è stato sottoposto l’Esame di Stato ci aveva già preparato emotivamente a eventuali aggiustamenti in itinere, ma nessuno si sarebbe aspettato una situazione tanto complessa.

Noi in Toscana ci troviamo a casa dal 6 marzo e all’inizio non potevamo sapere che la situazione si sarebbe protratta così tanto nel tempo da far addirittura saltare l’Esame di Stato. Almeno così come è sempre stato nella prassi consolidata (prove scritte e prova orale).

Con la mia classe quinta ci siamo impegnati nella prosecuzione del programma, nella consapevolezza che questa sarebbe stata una certezza. Cercando di non concentrarci sull’incognita di quei mutamenti che non avevamo preventivato e che, giorno dopo giorno, abbiamo capito che sarebbero stati necessari.

Ovviamente la fase iniziale è stata più difficile, perché sia gli studenti che gli insegnanti hanno dovuto prendere dimestichezza con la piattaforma digitale per la DaD. Gli studenti e i docenti del nostro Paese sono stati e continuano ad essere degli eroi, dei pionieri, perché nessuno era stato preparato ad uno scenario di questo genere.

Per fortuna la mia scuola in pochi giorni ha messo tutti in condizione di lavorare e già dalla metà di marzo abbiamo attivato le lezioni. Anche se con qualche difficoltà dei singoli, legata alla connessione e/o all’uso dei programmi.

Quest’anno sono state eliminate le prove scritte a favore di un’unica prova orale. Come stanno vivendo gli studenti questo cambiamento?

Già, le prove scritte. A settembre avevamo cominciato a lavorare nell’ottica di preparare gli studenti alle novità degli scritti introdotte dal Nuovo Esame di Stato e questa preoccupazione comunque ci bastava: pur avendo iniziato dallo scorso anno, in quarta, a lavorare in quella direzione, sia per Italiano che per la seconda prova (che per noi quest’anno prevedeva Latino con Greco), contavamo di approfondire la questione, per affinare le nuove competenze richieste.

Non sto a ricordare quanto fosse complesso coniugare la necessità di dare lo spazio necessario allo scritto con quella – atavica – di portare il più avanti possibile nel Novecento il programma di letteratura. Perciò è naturale che la notizia dell’abolizione delle prove scritte ci abbia colto alla sprovvista, ma con il passare del tempo questa probabilità cominciava a farsi strada: durante le videolezioni avevamo iniziato anche a immaginarci che qualcosa di simile potesse verificarsi.

Certo, però, vederlo scritto nero su bianco nella Circolare Ministeriale ci ha comunque creato un’ansia iniziale, perché ha tolto delle certezze, a tutti: a noi docenti, ma anche ai ragazzi, convinti che l’Esame di Stato scritto/orale sarebbe esistito per sempre, come il campionato di calcio e le spiagge affollate.

Come pensa di sostenere gli studenti nella prova che devono sostenere, dopo un lavoro incentrato in gran parte sugli scritti fino all’arrivo dell’emergenza?

La prova orale dovrebbe essere suddivisa in cinque parti, come da poco si sta delineando, e una di queste sarà l’analisi di un testo letterario conosciuto. Immagino che la prova avrà bisogno di ulteriori precisazioni (e spero che giungano presto, visto che manca ormai poco più di un mese al 17 giugno, data stabilita per l’inizio delle operazioni).

Devo ammettere che da sempre mi sono concentrata moltissimo sulla preparazione dello scritto, come penso tutti i miei colleghi, tanto che i miei studenti si sono sentiti ripetere milioni di volte: «Cercate di lavorare bene per gli scritti, che sono la parte più importante».

Quindi ho lavorato sempre molto sull’analisi del testo letterario, come pratica quotidiana in classe, visto che è ciò che si richiede normalmente durante l’interrogazione. Anche le nuove tipologie testuali presentate lo scorso anno hanno chiesto per lo più agli studenti di partire da un’analisi del testo, che fosse letterario o meno.

Tutto questo per dire che in fondo la prova orale di quest’anno richiederà di analizzare un testo scelto dalla commissione sulla base del programma. Quindi, tutto sommato, penso che i miei studenti, se proseguiranno con l’impegno che stanno dimostrando, non saranno preoccupati più di tanto dal quesito di Italiano.

Credo che, più degli altri anni, cercherò di insistere sulle competenze analitiche, oltre che sulle conoscenze, senza troppe ansie relative al programma.

Tra le novità 2020, c’è una maggiore importanza data all’andamento degli ultimi tre anni di ogni studente. Come hanno accolto i suoi studenti la notizia?

Ben 60 punti su 100 potranno arrivare dal curriculum del triennio, mentre 40 punti saranno riservati alla prova d’Esame: io credo che questa sia, alla fine, una buona notizia, una forma di garanzia del lavoro che i ragazzi hanno svolto.

In tanta incertezza, almeno questo concorre a rassicurarli, a far sentire loro che la parte fondamentale del lavoro richiesto l’hanno già portata a termine. Da quello che posso percepire “a distanza”, quando al mattino ci colleghiamo, e da quello che leggo negli esercizi di analisi che mi inviano, l’impegno, anche da parte dei più fragili, sta crescendo: questo non può che significare la presa di coscienza da parte loro di aver imboccato la strada giusta.

Talvolta mi soffermo con qualche domanda mirata, per capire a che punto si trovano le loro certezze. E, tutto considerato, credo che stiano reagendo nel modo giusto. Indubbiamente anche la Commissione tutta interna contribuisce non poco a far affrontare loro la circostanza con più tranquillità.

Maturità 2020, parlano i professori! (2° parte)

in Scuola by
Come sarà la maturità 2020 a causa dell’emergenza coronavirus? Oggi ne parliamo con il professor Marco Briziarelli.

Dopo questo lungo periodo di didattica a distanza, che ha cambiato il modo di fare scuola di ogni ordine e grado, sono state ufficializzate le regole e le modalità per la nuova maturità 2020.

Quali sono le novità di questa maturità 2020? L’ordinanza ministeriale ci dice innanzitutto che tutti gli studenti che hanno frequentato l’ultimo anno della secondaria di II grado saranno ammessi alla prova. E che il loro voto di ammissione sarà valutato dal consiglio di classe. Tra le grandi novità ci sono anche il valore dei crediti degli ultimi tre anni, che sarà in totale di 60 punti (18 per il terzo anno, 20 per il quarto, 22 per il quinto). E soprattutto la presenza di una sola prova orale, che sostituisce gli scritti e varrà fino a un massimo di 40 punti.

Per scoprire più da vicino come gli studenti – e i professori – si preparano a questa “notte prima degli esami” veramente sui generis, abbiamo pensato di porre delle domande ad alcuni insegnanti provenienti da diverse regioni diverse d’Italia. Dopo la prima intervista a una professoressa di Padova, oggi è con noi il professor Marco Briziarelli, che insegna italiano e latino presso il Liceo Scientifico “Jacopone da Todi” di Todi, Perugia.

Benvenuto. Come avete vissuto, lei e i suoi studenti, questo momento in attesa di conoscere le modalità della nuova maturità 2020?

Premesso che ho sempre cercato di comunicare nelle mie classi l’idea che a contare davvero è la qualità del percorso scolastico svolto, la crescita culturale e umana, i miei studenti vivono con comprensibile apprensione la maturità, in quanto esperienza per loro nuova e conclusiva di un ciclo di studi e di vita decisivo nella propria formazione. A ciò si aggiunge il fatto che quest’anno, con la sospensione dell’attività didattica e l’attivazione della didattica a distanza, è stato annunciato che le modalità della nuova maturità sarebbero mutate.

Ma come? E, soprattutto, quando le avremmo conosciuto nel dettaglio? Per quanto mi riguarda ho vissuto con relativa tranquillità e pazienza questa fase di attesa e incertezza, nella convinzione che non sarebbe stato semplice riconfigurare nel dettaglio l’Esame di Stato.

Nello stesso tempo, ho dialogato con gli studenti per rassicurarli, rafforzare la loro autostima e sollecitarli a convivere non drammaticamente con le incognite del caso, in presenza anche di incognite assai più rilevanti imposte alla nostra esistenza dal propagarsi o dal persistere di una pandemia dalla portata storica. Credo di essere riuscito, almeno in parte, in questa operazione distensiva anche se numerose sono state le domande degli studenti, le ipotesi, le richieste di chiarimenti che mi hanno rivolto nel corso dei giorni.

Hanno manifestato segni di disorientamento, perplessità, ansia, mantenendo sempre un atteggiamento costruttivo e cercando in molti casi di prefigurare scenari in modo da poter indirizzare il loro lavoro coerentemente con una prova che sarebbe stata verosimilmente più orientata a sondare la produzione orale che quella scritta.

Quest’anno sono state eliminate le prove scritte a favore di un’unica prova orale. Come stanno vivendo gli studenti questo cambiamento?

Gli studenti hanno accolto in modo diversificato questo cambiamento. C’è stato chi, più fragile nella produzione scritta, si è sentito maggiormente garantito da un esame che le escludeva.

C’è stato poi chi, abituato a confrontarsi con entusiasmo e successo con le prove scritte, ha vissuto questa scelta come una sottrazione. Il venir meno di una occasione per dimostrare le proprie capacità.

Capisco comunque il senso di sollievo di molti studenti in quanto, oggettivamente, le prove scritte della maturità presentano una complessità che, troppo spesso, non tiene conto di quanto tempo in più noi docenti avremmo bisogno per preparare in modo più sicuro e solido i nostri alunni a queste prove.

Come pensa di sostenere gli studenti nella nuova prova, dopo un lavoro incentrato in gran parte sugli scritti?

C’è un lavoro di sostegno psicologico che occorre fare sempre e comunque in vista di una prova d’esame, ma occorre anche convincere i ragazzi che l’esame non è il cuore della scuola.

D’altra parte, vista la nuova configurazione della prova di maturità, il grande sforzo che cerco quotidianamente di compiere, e che caratterizza comunque da sempre la mia didattica, è quello di stimolare gli studenti a parlare, a interagire, a confrontarsi continuamente in modo reciproco e con l’insegnante. Se questo però risulta efficace a scuola, non sta accadendo lo stesso con le videolezioni. Per problemi di connessione, di dispostivi o di “allentamento” della socialità, gli studenti tendono a essere più “spenti” e meno pronti a confrontarsi verbalmente. Ho notato questa tendenza anche in alunni che in presenza risultavano particolarmente brillanti nell’interazione orale.

Vivo questa difficoltà con molta pena. Ritengo che la vivacità e l’intelligenza dell’interazione orale siano tra le più grandi gioie e soddisfazioni che la scuola possa offrire a insegnanti e studenti. D’altra parte questo affievolimento della parola è forse conseguenza diretta dell’isolamento e del distanziamento prodotto dal Coronavirus. Intendo tuttavia continuare a stimolare i miei studenti, a organizzare verbalmente i loro pensieri, a parlare e a interagire. Penso anche che alcune indicazioni arrivate dal Ministero possano essere d’aiuto.

Un consiglio che ho più volte dato ai miei alunni è stato quello di dedicare del tempo a informarsi in modo approfondito sulla pandemia e a riflettere sulle sue implicazioni storiche, sociali, psicologiche. Operando connessioni con quanto hanno studiato e con i grandi temi di Cittadinanza e Costituzione con i quali dovranno confrontarsi all’esame.

Tra le novità 2020, c’è una maggiore importanza data all’andamento degli ultimi tre anni di ogni studente. Come hanno accolto i suoi studenti la notizia?

Gli studenti hanno molto apprezzato questa scelta. A loro giudizio, una valutazione che tenga maggiormente conto di un impegno pluriennale restituisce meglio la qualità e il profilo di ciascuno di loro. Un peso troppo rilevante dato alla prova di esame, in presenza di eventuali “cedimenti” o difficoltà psicologiche connesse alla situazione. Rischierebbe infatti di portare a una sottovalutazione degli studenti stessi.

A mio avviso, il problema può anche essere inverso, cioè quello che studenti che non hanno brillato per impegno nel corso degli anni siano troppo favoriti da un esame che, per forza di cose circoscritto, sonda solo parzialmente le loro competenze e, magari, premia alunni che hanno mostrato di conoscere gli argomenti oggetto di prova ma che non conoscono la maggior parte di quelli affrontati nel corso degli anni.

Alcuni studenti hanno anche apertamente manifestato l’auspicio che, d’ora in avanti, per le maturità degli anni successivi, venga confermata la scelta di dare maggior peso al percorso triennale piuttosto che all’esame di maturità.

Grazie e… buona maturità!

Crediti foto copertina: dcJohn

Come cambia – e come cambierà – la didattica (2° parte)

in Approcci Educativi/Scuola by
Continua la tavola rotonda on-line per capire com’è cambiata e come cambierà la didattica.

Dopo il precedente articolo, per fare il punto sull’emergenza che sta vivendo la scuola italiana a causa del Covid-19, continuiamo a parlare di didattica a distanza. Lo facciamo con tre docenti della scuola secondaria di II grado provenienti da diverse regioni: il professor Francesco Bardelli, dell’Istituto Superiore “San Pellegrino” di San Pellegrino (BG); la professoressa Alessandra Giunta del Liceo Artistico del Polo Bianciardi di Grosseto; la professoressa Maria Cristina Scala del Liceo scientifico “A. Labriola” di Napoli.

Ben ritrovati! Subito per voi una domanda che interessa molti studenti della secondaria di II grado. Giugno è da sempre tempo di esami. Il Ministro Azzolina ha da poco confermato che l’esame di maturità avrà inizio il 17 giugno. Si svolgerà in classe, con un’unica prova d’esame, l’orale, che rispetto al solito varrà al massimo fino a 40 punti. Come pensate che gli studenti affronteranno l’esame di maturità?

Francesco Bardelli: Sì, il Ministro Azzolina ha appena scelto le modalità di svolgimento dell’esame, che sarà caratterizzato da un’unica prova orale in presenza. È interessante notare che i risultati degli ultimi tre anni varranno fino a 60 punti e che sarà lo studente a scegliere di che cosa parlare.

Alessandra Giunta: Sono favorevole alla scelta del Ministro, con un unico esame orale davanti a una commissione formata da sei commissari interni e un presidente esterno. Naturalmente dovranno essere garantite le norme sul distanziamento sociale e sull’utilizzo dei dispositivi di sicurezza che dovranno essere scrupolosamente osservate da docenti e discenti. Di sicuro l’esame in presenza è la soluzione migliore al fine di conseguire un’adeguata e corretta valutazione degli studenti . Per via telematica si sarebbe rivelata difficoltosa e poco attendibile. 

Maria Cristina Scala: Gli studenti affronteranno l’unica prova dell’esame di maturità con serietà, perché consapevoli degli sforzi fatti dall’amministrazione e soprattutto dai loro insegnanti per mantenere il contatto con loro e proseguire lo svolgimento delle programmazioni didattiche.

Pur in attesa di conoscere le modalità di riapertura delle scuole a settembre, proviamo a tirare una prima valutazione: come ne esce, secondo voi, il valore dell’insegnamento ex cathedra da questa esperienza?

Francesco Bardelli: Per quanto mi riguarda, l’insegnamento ex cathedra non è paragonabile con l’insegnamento a distanza. Quello dal vivo è cento volte più efficace e funzionale, mentre quello a distanza può andar bene solo in casi di emergenza.

Alessandra Giunta: La didattica in presenza rimane comunque la forma migliore per stabilire un proficuo rapporto di comunicazione con gli studenti. Non considero il mio un insegnamento ex cathedra (né ritengo che debba avere in generale questa connotazione). Perché rifiuto un impianto scolastico verticale basato su un flusso monodirezionale di nozioni ricevute dall’alto. Penso che la didattica tradizionale non possa mai essere sostituita perché solo in questo caso può essere garantita appieno la triplice funzione comunicativa, propositiva ed educativa del docente. Inoltre concordo con chi sostiene che un utilizzo assiduo dei mezzi di comunicazione telematica possa risultare nocivo alla salute oltre che alienante.

Maria Cristina Scala: L’insegnamento ex cathedra si era già dimostrato fallimentare. È con la circolazione delle conoscenze e delle emozioni che si sviluppano la ricerca conoscitiva e lo sviluppo delle competenze.

Grazie per aver partecipato a questo dibattito on-line. Con la speranza che gli insegnanti e i loro studenti possano tornare quanto prima nelle aule di una scuola.

Liberiamo le opere d’arte!

in Arte, Musica e Spettacolo/Attività di classe by
Insieme a Marianna Balducci, partiamo alla scoperta di un gioco educativo divertente e stimolante per liberare le più importanti opere d’arte dei musei di tutto il mondo.

Ecco un gioco educativo divertente e stimolante per liberare le più importanti opere d’arte dei musei di tutto il mondo!

Sono sempre stata convinta del fatto che la fantasia sia un potente meccanismo sovversivo (e l’ho raccontato anche in un altro articolo) e che le rivoluzioni sono fatte per scombinare, ricomporre e restituirci una nuova prospettiva sulle cose.

Le rivoluzioni che si scatenano in terre di Fantastica (per chiamarla come l’avrebbe chiamata Rodari) ci danno il coraggio di essere anche un po’ insolenti perché, per giocare come si deve e inventare cose nuove, dobbiamo sfrondare un po’ di “politicamente corretto” e osare.

C’è un’altra importantissima cosa di cui sono convinta: le rivoluzioni, anche quelle piccole e buffe che vi propongo di solito qui mixando disegni e fotografie, vanno fatte con criterio e con amore perché solo se conosciamo e vogliamo bene a qualcosa possiamo metterci le mani dentro e ribaltarla continuando a rispettarla.

Ed è con queste premesse che ci prenderemo il permesso di liberare le più importanti opere d’arte dei musei di tutto il mondo!

Ci hanno spesso educato a concepire l’arte come qualcosa di distante e altisonante, circondata da cornici preziose, congelata sulle pareti dei musei e protetta da allarmi e cordoni. Ma l’arte dovrebbe essere qualcosa di quotidiano, tanto quanto lo sono i giochi con cui ci intratteniamo a casa e, perché no, ogni tanto potrebbe funzionare proprio come quei giochi. Ma come?

Il la ce lo danno i grandi musei che in tempi recenti stanno sempre più creando ricchissimi archivi digitali con risorse libere per essere riutilizzate.

Sono le riproduzioni di alcune delle opere d’arte che custodiscono, catalogate per tipologia, autore, epoca… e fruibili attraverso sezioni apposite dei siti istituzionali.

Insomma, un vero e proprio museo virtuale da navigare in libertà e scegliendo il percorso che ci pare! Noi sceglieremo quelli che ci portano verso nuove storie da inventare e io ve ne suggerisco un paio.

Il primo: una storia dai contorni inaspettati!

Partiamo, per esempio, scegliendo l’archivio del MET (la sezione di contenuti liberi per il riutilizzo), dove ho trovato i due personaggi che compongono la mia nuova “opera d’arte”. Li ho stampati, ritagliati e usati come elementi protagonisti di un collage che, nelle sue parti mancanti, ho completato con il disegno.

Il disegno traccia i contorni interrotti delle parti di dipinto che ho scelto e arreda il resto della scena in base al tipo di storia che ho deciso di inventare.

In questo caso, la signora non sembra molto contenta del suonatore… sta facendo tanto di quel chiasso con il suo chitarrino elettrico che forse staccare la spina le consentirà di trascorrere il resto del pomeriggio in pace!

I due dipinti si sono trasformati in due attori: posizionati sulla scena nel modo più opportuno, ho dato loro una nuova funzione narrativa.

Potete scegliere di combinare due o più personaggi oppure un personaggio e un oggetto. Potete stamparne tanti e pescare a caso per rendere ancora più difficile la sfida. 

Se siete insegnanti, potete creare voi i mix di elementi e distribuirli (anche via mail) alla vostra classe per vedere quali storie inventeranno: teste mozzate, vasi con misteriosi fantasmi, corpi bislacchi, storie d’amore o di avventura…

Non ci sono limiti, basta che il disegno si accompagni a una breve storia perché ogni opera d’arte che si rispetti, nei libri come nei musei, ha una sua didascalia.


Per chi ha più manualità e non ha paura di invadere i confini, invece, c’è la seconda via, quella delle pittoresche interferenze! Stavolta, invece di fare un collage, prenderemo una sola opera tutta intera (a me piace sempre partire dai ritratti) e ci disegneremo sopra.

Potete usare dei pennarelli acrilici (ce ne sono anche a punta fine) che scrivono facilmente anche sulla carta più leggera senza bagnarla troppo.

Questa volta forse dovremo disegnare meno, ma sarà fondamentale scegliere dove e cosa perché quei pochi elementi potranno cambiare completamente la vita del personaggio e il suo destino!

Prima di disegnare, guardate bene quali sono gli spazi vuoti del dipinto che avete scelto: dietro ai vetri di una finestra, alle spalle del soggetto o tra le sue mani.

Il disegno sarà un’interferenza nell’opera d’arte originale, ma dovrà essere credibile e, ancora una volta, suggerirci una nuova storia.

Come dite? Quei ritratti hanno qualcosa di strano? Beh, forse… e confesso che ogni tanto mi diverto anche a inserire me stessa o i miei amici in questo gioco. Qui, per esempio, ci sono alcuni scrittori di libri per ragazzi e poi ci sono io. Mi riconoscete?

Per vedere quanti altri archivi online esistono, provate a navigare gli articoli della rubrica “Tesori d’archivio” di FrizziFrizzi.

Ci troverete segnalati tanti repertori interessanti!

Lezioni di scienze a distanza, seconda parte

in Approcci Educativi/Attività di classe/STEM ed Esperienze digitali by

Impariamo a osservare: due lezioni di scienze raccontate da Erica Angelini, ai tempi della didattica a distanza.

Dopo il precedente articolo torniamo a parlare di una didattica a distanza capace non solo di essere un mero passaggio di sapere, tra insegnante e alunni, ma di creare curiosità e rendere autonomi gli alunni nello studio. Un modo per accompagnare i bambini e i ragazzi verso la “scoperta”.

Come avvenuto per la precedente attività, Osservare e disegnare, anche questo nuovo laboratorio può essere proposto dagli insegnanti, realizzato in autonomia dai bambini, infine condiviso con tutti; ma anche realizzato dai più piccoli insieme ai genitori.

Lo spunto di partenza, anche in questo caso, è stata la video lettura de I Bestiolini, di Gek Tessaro, realizzata dai lettori volontari del Ròdari club. Si comincia dunque dall’osservazione che, come ripeto sempre nei miei laboratori, è il primo passo per imparare a disegnare.

Tanti insetti, tante forme

Questa attività ci aiuta e studiare gli insetti attraverso le loro forme. Per realizzarlo, ho preparato un file con delle carte da stampare (ed eventualmente, se possibile, da plastificare) che si può scaricare cliccando qui o stampando l’immagine sotto.

Ho chiesto poi alle bambine, M di 8 anni e B di 5, di aiutarmi a raccogliere nel giardino vari tipi di materiali naturali come: bastoncini, semi, sassolini, pagliuzze, foglie… e abbiamo sistemato i materiali in modo ordinato.

A questo punto ho chiesto di scegliere una carta e di ricostruire l’insetto usando i materiali raccolti.

Ed ecco il risultato:

Sia questa attività sia quella proposta nel precedente articolo, sono adatte a diverse età, cambia solo il modo di approcciarsi:

– Se proposte ai bambini della scuola dell’infanzia, sarà un gioco che attraverso osservazione, disegno e lavoro sulle forme li aiuterà a prendere coscienza di come sono fatti gli insetti.

Se proposte ai bambini della scuola primaria, possono essere di supporto alla lezione di Scienze, coinvolgendo però anche Arte e immagine e Italiano, se si aggiunge una descrizione scritta dell’insetto.
Le stesse attività possono essere proposte anche nella scuola secondaria di primo grado richiedendo naturalmente un impegno diverso nelle consegne. Come sempre… buon lavoro a tutti!

La scuola (primaria) ai tempi del Coronavirus 3° parte

in Approcci Educativi by
Tre maestre, tre scuole diverse, per scoprire come le classi stanno vivendo la didattica a distanza in queste settimane di emergenza per il Coronavirus.

Si conclude la tavola rotonda che abbiamo realizzato con la maestra Carla Caiafa (dell’Istituto Comprensivo Le Cure), la maestra Francesca Liberati (delle Scuole Pie Fiorentine) e la maestra Elena Bini (dell’Istituto Comprensivo Pieraccini). Un’intervista a tre voci in cui ci hanno raccontato la loro esperienza di insegnanti “a distanza” ai tempi del Coronavirus.

Abbiamo già parlato di didattica a distanza e strumenti digitali. Adesso però, facciamo finta che non ci possa ascoltare nessuno… Come pensate che i vostri alunni debbano trascorrere queste giornate durante l’emergenza Coronavirus?

Maestra Carla: Credo che i bambini debbano impegnarsi quotidianamente a fare qualcosa di utile e produttivo, per mantenere il cervello attivo. Quindi, eseguire le consegne delle maestre, ascoltare i genitori e non arrabbiarsi, perché in casa bisogna mantenere un clima sereno e pacifico, per convivere al meglio. Non dimentichiamolo: il nemico è fuori!

Maestra Francesca: Una volta tanto i bambini dovrebbero vivere senza che il loro tempo sia troppo strutturato. Lasciamoli annoiare anche un po’ e vivere questo momento con la famiglia. Compiti? Pochi! Non credo molto nella didattica a distanza per i bambini della primaria. Ci sarebbero moltissime cose da dire su questo argomento.

Maestra Elena: La noia è uno strumento incredibile per far nascere nei più piccoli la creatività, affina il loro ingegno. Inoltre è molto importante per loro rimanere aggiornati, ascoltare tv e leggere qualche articolo semplice. Ma in qualunque momento dovranno sempre sentire il “calore” e la comprensione emotiva dei loro insegnanti, peculiarità che da sempre caratterizzano la nostra professione, perché solo così potranno far fronte alle difficoltà di questo terribile momento.

Per concludere, un’ultima domanda. Quando l’emergenza finirà – ma non le paure e gli interrogativi – come parlerete ai vostri alunni di quello che è successo?

Maestra Carla: Li farò semplicemente parlare, cercando di rispondere a ogni domanda con serenità ed esattezza. I bambini sono bravi a metabolizzare, basta che ne abbiano la possibilità, guidandoli senza condizionarli. Ai miei alunni di prima chiederò di scrivere un pensiero al giorno su un album, una sorta di diario, e poi di disegnare ciò che verrà fuori da un dibattito guidato. Vorrei che questo gesto quotidiano desse loro, gradualmente, modo di esternare le paure. Spiegherò l’accaduto con l’ausilio di video didattici, con letture sulla paura e il coraggio. Poi racconterò delle mie paure e dei miei interrogativi, chiedendo il loro aiuto. Insomma, ci aiuteremo a vicenda! Solo così ci riapproprieremo della nostra vita scolastica. Tutto finirà presto e io sono pronta, con tante idee e voglia di ricominciare.

Maestra Francesca: Ne parleremo in classe. I bambini racconteranno come hanno vissuto questi giorni. Sicuramente la conversazione seguirà le loro necessità. Sarà importantissimo rispondere alle loro domande e parlare di questo argomento ricordandosi però che sono bambini e che fortunatamente la loro visione della situazione non è – e non è stata – quella di noi adulti.

Maestra Elena: Quando tutto sarà finalmente passato, credo che i bambini saranno più maturi e vaccinati, così come i loro genitori, che forse avranno avuto l’occasione di conoscere qualche aspetto in più dei loro figli. A volte i tanti impegni ci stordiscono e non ci permettono di prendere veramente coscienza della nostra vita. Parleremo insieme di questi difficili giorni e sarà un vissuto vero che, credo, cementificherà meglio gli apprendimenti e le vicende future.

Ringraziamo le maestre Carla, Francesca ed Elena per la disponibilità e la sincerità, ma soprattutto per il grande impegno con cui affrontano giorno dopo giorno il loro lavoro. Anche a distanza!

La scuola (primaria) ai tempi del COVID-19 – 2° parte

in Approcci Educativi/Scuola by
Tre maestre, tre scuole diverse, per scoprire come le classi stanno vivendo la didattica a distanza in queste settimane di emergenza COVID-19.

Dopo il precedente articolo, torniamo a parlare con la maestra Carla Caiafa (dell’Istituto Comprensivo Le Cure), la maestra Francesca Liberati (delle Scuole Pie Fiorentine) e la maestra Elena Bini (dell’Istituto Comprensivo Pieraccini). Insieme ci raccontano, in questa intervista a 3 voci, la loro esperienza di insegnanti “a distanza” in queste settimane di emergenza da COVID-19.

Subito una domanda difficile. Vi preoccupa di più la sospensione temporanea della didattica o il fatto che, in questa situazione, possano perdersi un po’ quelle consuetudini e quei legami che giorno dopo giorno avete fatto crescere nelle vostre classi?

Maestra Carla: Sono preoccupata un po’ per tutti e due gli aspetti. La sospensione sarà piuttosto lunga e non è possibile in questa situazione seguire un ritmo “normale”. Questo può essere destabilizzante per i bambini. Inevitabilmente si perde anche la quotidianità.

Mi riferisco a quelle conquiste fatte giorno dopo giorno, con grande fatica e impegno, da parte di alunni e maestre. Penso soprattutto al lento lavoro d’inserimento che ho svolto all’inizio dell’anno nella mia classe prima!

Maestra Francesca: Sarò sincera, non sono molto preoccupata per la didattica. I bambini hanno ottime risorse e sicuramente recupereremo il tempo, che non considero perso, ma diverso. Credo invece che questo possa essere un periodo molto prezioso per le famiglie: è possibile stare insieme con ritmi ridotti, organizzare giochi, leggere.

Credo anche che i legami che abbiamo costruito in questi anni non si perderanno per uno o due mesi trascorsi a casa. Questo momento difficilissimo per tutti noi, se lo vogliamo, può trasformarsi anche in qualcosa di positivo per i bambini e le famiglie. Noi maestri faremo poi il punto della situazione quando torneremo a scuola.

Maestra Elena: Credo che, seppur terribile, questo momento sarà stimolante per riscoprire la noia tanto vituperata quanto importante per stimolare la creatività. Non sono preoccupata dal fatto che i programmi scolastici possano rimanere un po’ “indietro”, credo che i bambini sapranno riconvertire questo disagio in una capacità di resilienza culturale personale e alternativa.

Inoltre, anche se perderemo qualcosa sotto l’aspetto della didattica, sicuramente i bambini impareranno la paura, la solidarietà, l’affetto, la forza e il sacrificio, tutti aspetti importanti che contribuiranno alla loro crescita e alla loro maturità.

Proviamo ad aiutare gli altri insegnanti e i genitori che ci stanno leggendo: quali consigli vi sentite di dare per trascorre il tempo?

Maestra Carla: Agli insegnanti dico di non scoraggiarsi, perché dobbiamo rimanere un punto di riferimento per i bambini e le famiglie. Rimbocchiamoci le maniche e mettiamoci alla prova con le nuove tecnologie, senza timori.

Calibriamo i compiti, senza sovraccaricare i genitori! Usiamo le piattaforme on-line per assegnare laboratori d’arte, suggeriamo libri e video-letture. Ai genitori, invece, dico di usare questi momenti per stare con i figli.

Aiutiamoli nei compiti e giochiamo con loro, facciamo puzzle, giochi da tavolo, costruzioni, ascoltiamo musica, balliamo, guardiamo foto e video di quando erano piccoli.

Il suggerimento più importante, però, è mettersi sul divano con loro e leggere una favola al giorno; e leggiamo anche noi, per dare il buon esempio! Consiglio anche di limitare tv e videogiochi, piuttosto fatevi aiutare in cucina, a fare biscotti, impastare la pizza, e date loro piccole mansioni come rifarsi il letto.

Maestra Francesca: Penso sia importante dare spazio alla costruzione di giochi manuali, lavori creativi, inventare giochi o fare giochi di ruolo con fratelli e genitori.

Molto importante è anche, secondo me, non imporre mai un libro ai bambini ma farglielo scegliere, cercando solo di indirizzarli in base ai loro gusti. Possono anche vedere dei video molto interessanti, come fiabe sonore, ma non solo!

Proprio qualche giorno fa ho chiesto ai miei bambini di guardarsi su YouTube Pierino e il lupo, con Abbado e Benigni, e di illustrare le scene descritte. Insomma, è l’occasione per scoprire tante belle cose, senza esagerare col computer però.

Maestra Elena: Il momento è difficile, tutti siamo emotivamente impreparati, credo quindi che non sia opportuno sobbarcare le famiglie con troppi compiti. È però l’occasione per fare e scoprire tante cose. Di certo la più importante è la lettura.

Ho detto agli alunni di leggere anche un quotidiano a settimana e di fare la sintesi di qualche articolo interessante o particolare.

Inoltre, ho consigliato loro di tenere un diario giornaliero in cui appuntare e descrivere ciò che vedono dalla finestra, le cose fatte, i libri letti, le emozioni vissute.

La nostra tavola rotonda on-line, con le insegnanti della primaria, continuerà e terminerà nel prossimo articolo.

credits: https://www.flickr.com/photos/chrisandjenni/
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.0/

Segni e disegni preistorici: l’arte rupestre nelle nostre mani

in Attività di classe by
Con Erica Angelini, scopriamo come realizzare un laboratorio dedicato all’arte rupestre per le scuole con le nostre mani.

Raccontare la storia dell’uomo è anche raccontare la storia della sua arte perché, in fin dei conti da quando l’uomo è uomo, ha sempre sentito la necessità di tirare fuori da sé i suoi pensieri e le sue emozioni. Nel libro L’idea vien parlando, breve viaggio alle sorgenti della parola, l’autrice L. Del Tutto Palma descrive la preistoria dell’uomo come un lunghissimo percorso durante il quale si succedono tappe evolutive che trasformano l’uomo “scimmiesco” (già “geneticamente” uomo) nell’uomo abile e pensante. La tappa più importante di questo percorso è senz’altro l’acquisizione della postura eretta che, oltre a preparare lo spazio per un encefalo più grande (la postura eretta modifica la posizione del cranio) e a permettere l’allungamento della laringe (organo addetto alla fonazione), fa sì che l’uomo si trovi con due mani libere. Cosa farne?

Penso a quando seduta nel prato le mie mani non riescono a stare ferme, così strappo un filo d’erba e lo intreccio, lo arrotolo… poi prendo un bastoncino, lo rompo in tanti pezzettini, lo infilo nella terra e lo intreccio con i fili d’erba. Mi rendo conto che le mani ferme non riescono a stare e immagino l’uomo-scimmia che nei lunghi inverni passa il tempo a giocherellare con quello che trova: pietre, fango, bastoncini, rami e foglie.

Le mani diventano veicolo di conoscenza e dialogano direttamente con il cervello che a sua volta, incuriosito dall’esperienza, richiede alle mani nuove sperimentazioni.

Mi piace pensare che questo dialogo fra mani e cervello (e questa conoscenza dovuta alla sperimentazione tattile) si possa attuare anche a scuola attraverso una didattica esperienziale.

Una didattica che insegni attraverso il fare ma anche attraverso la meraviglia della scoperta. Che gusto c’è infatti se ai bambini spieghiamo tutto noi? Dove sono il bello della scoperta e la curiosità di capire come va a finire o come ci si arriva? È come proporre a qualcuno di leggere un libro raccontandogli noi il finale! Se so come va a finire, non c’è più gusto nel leggerlo.

Nel laboratorio sulla pittura rupestre cerco quindi di instillare curiosità e di nutrire le mani con un lavoro sperimentale sulla macinatura di ocra, gesso e carbone; dal nulla arriviamo a produrre un colore a dito denso e cremoso.

Prima di cominciare la parte sperimentale però consiglio la lettura di un racconto che trasporti i bambini indietro nel tempo con un linguaggio, appunto quello del racconto, affine alla loro età.

Il laboratorio sulla pittura rupestre è consigliato per le classi terze della scuola primaria.

A questa età i bambini sono ancora affascinati dalle storie e la dimensione del racconto (inteso come linguaggio narrativo che conoscono bene e di solito apprezzano) permette loro di scivolare, senza troppi pensieri, in un periodo storico molto lontano dal loro vissuto.

Per introdurre questo laboratorio ho scritto il racconto Segni, disegni e disguidi preistorici, che parla di come un linguaggio fatto solo di segni possa essere fonte di esilaranti incomprensioni amorose. Per raccontarlo ho costruito e dipinto un grande librone e davanti sono rappresentati i due personaggi principali: Ugo e Uga.

Animo la storia trasformandomi di volta in volta nella forte Uga e nel tenero Ugo.

Per chi volesse, come me, iniziare l’attività con una lettura, consiglio il libro di S. Bordiglioni Storie prima della storia, una raccolta di racconti di fantasia che parlano delle principali scoperte e invenzioni della preistoria.

Comincio la seconda parte facendo una panoramica storica dei vari tipi di pittura rupestre, il talento dell’uomo infatti non nasce maturo e possiamo trovare le prime tracce di graffi e incisioni su pareti calcaree o su ossa di animali. L’arte preistorica è influenzata da ciò che l’uomo vive nella sua quotidianità perciò le prime raffigurazioni vere e proprie parlano di caccia, animali, natura… Solo in periodi successivi, dopo la scoperta dell’agricoltura e l’abbandono del nomadismo, nelle raffigurazioni compaiono animali domestici, raffigurazioni di capanne e vita quotidiana.

Anche la tecnica si evolve con il tempo: le prime opere sono graffi su pietra morbida poi troviamo figure schizzate con tratti leggeri e con pochi colori e piuttosto statiche; le rappresentazioni si evolvono ancora nel corso del tempo e i disegni diventano sempre più colorati, sempre ricchi di dettagli che fanno intuire le parti anatomiche degli animali rappresentati e i loro movimenti. Anche gli strumenti aumentano e oltre a rocce appuntite, che permettono le prime sperimentazioni, vengono creati pennelli, cannucce per lo spruzzo, punte di roccia. Anche le mani diventano più abili.

Per chi volesse approfondire questo argomento, suggerisco di visitare il blog “Didatticarte” di Emanuela Pulvirenti.
Di cui abbiamo già parlato anche qui su Occhiovolante.

Dopo questo excursus provo di solito a chiedere ai bambini quali sono i primi esperimenti d’arte fatti da loro. Il percorso grafico dei bimbi in età prescolare assomiglia molto al percorso intrapreso dall’uomo preistorico: si comincia facendo degli scarabocchi, si prosegue provando a riprodurre le forme che ci circondano, poi si continua osservando meglio e provando a riprodurre i dettagli.

Ripercorriamo la “Storia” dell’uomo partendo dalla nostra storia personale e quotidiana, di cui i bambini hanno sicuramente esperienza, attiviamo così le loro conoscenze pregresse.

Utilizzare le conoscenze pregresse aiuta a fissare meglio i contenuti successivi, inoltre mi piace molto sentirli raccontare perché davvero i bambini sono molto competenti quando parlano delle cose che conoscono, perciò sarà un piacere sentirli raccontare dei propri fratelli minori o di sé quando erano piccoli!

A questo punto però facciamo lavorare le mani!

Per realizzare il laboratorio di pittura rupestre servono:

  • Pietre piatte, tipo selce, una per ciascun bambino
  • Pietre tonde, tipo ciottoli di fiume, uno per ciascun bambino
  • Ocra rossa, ocra gialla che si possono acquistare online
  • Carbonella; i bastoncini potranno essere macinati e usati anche come matite rudimentali
  • Argilla secca, reperibile sulle rive dei fiumi
  • Colla d’amido (per conoscere la ricetta)
  • Della carta da pacco bianca
  • Dei piattini o ciotole di recupero in cui mettere le polveri prodotte per preparare il colore
  • Un cucchiaio di plastica

Questa parte dell’attività potrebbe essere svolta in giardino o anche su un selciato. Divido la classe in piccoli gruppi da 4, 5 bambini ciascuno e ogni gruppo si siede a terra in cerchio. Al centro di ogni cerchio metto 3 o 4 (a seconda di quanti coloranti abbiamo) ciotole di recupero in cui i bambini metteranno le polveri una volta prodotte. I colori prodotti da ciascun bambino saranno poi usati per il lavoro di gruppo.

A questo punto faccio una dimostrazione pratica di come macinare: credo infatti che, soprattutto per le cose pratiche, “guardare è metà dell’imparare”. Cominciamo con l’ocra rossa: si prende la pietra piatta e il percussore (quella tonda), poi si appoggia sulla pietra piatta un po’ di ocra rossa e si comincia a strisciare con forza, senza battere; più la polvere sarà fine, più il colore sarà bello perché la polvere si scioglierà meglio nella colla d’amido. Una volta preparata la polvere la metto nel piattino o nella ciotola. Infine aggiungo la colla d’amido e mescolo con il dito fino a creare il colore.

Finita la dimostrazione consegno ai bambini le pietre (piatta e percussore), poi passo a dare i colori in modo che in ogni gruppo si produca la stessa quantità di rosso, giallo, nero e grigio. Man mano che i bimbi producono le polveri, le versano nelle ciotole; a quel punto passo io a mettere la colla.

Una volta preparati i colori raccolgo i sassi e metto al centro del cerchio la carta da pacchi chiedendo al gruppo di progettare la loro pittura rupestre; decideranno insieme se realizzare un lavoro di gruppo oppure se ogni bambino disegnerà quello che vuole nel foglio.

A volte questa è la parte più difficile del laboratorio.

I colori prodotti e mescolati con la colla d’amido sono reversibili, cioè una volta asciutti si possono reidratare con acqua e riutilizzare nei giorni successivi. La fantasia dei bambini è davvero infinita e sicuramente vi sorprenderanno con meravigliose pitture rupestri.

Didatticarte: quattro modi per fare un tableau vivant

in Attività di classe by
Emanuela Pulvirenti spiega come realizzare tableau vivant (quadri viventi) in classe, anche senza fotomontaggi

“Come hai fatto a mettere gli alunni dentro il dipinto?” Questa è la domanda più frequente delle colleghe di storia dell’arte che vorrebbero ripetere l’esperienza dei tableau vivant. Ma, quando rispondo che sono elaborazioni digitali fatte con Photoshop, si scoraggiano e rinunciano all’esperimento. Tuttavia si possono fare benissimo anche senza programmi di fotomontaggio.

Anche perché, come ho ripetuto più volte, la valenza didattica del quadro vivente sta nell’attenzione che richiede allo studente nel momento in cui si confronta con l’opera d’arte, sta nel cogliere espressioni, dettagli, gesti.
Lo scopo non è quello, puramente artistico, di rifare in modo identico il quadro originale. Tant’è vero che lascio i ragazzi nei loro abiti quotidiani, con tanto di felpe, jeans e scarpette da ginnastica.

Con o senza Photoshop il risultato sarà sempre un’esperienza intensa e indimenticabile. Provare per credere!

Le modalità sono:
1 – Riprodurre una scultura

Credits: didatticarte.it

2 – Scegliere un’opera con lo sfondo uniforme

Credits: didatticarte.it

3 – Realizzare il fondale

La Gioconda Credits: didatticarte.it

4 – Attualizzare l’opera

Vermeer Credits: Didatticarte.it

Per leggere l’articolo completo: Quattro modi per fare i quadri viventi senza fotomontaggio
Credits testi e immagini: didatticarte.it

Didatticarte: cosa raccontano i colori dei dipinti?

in Attività di classe by
Dal blog di Emanuela Pulvirenti un interessante esercizio che parte dall’analisi della tavolozza usata da vari artisti. Le app utili, le risposte degli studenti.

Quanti artisti presentano una evoluzione cromatica importante? Durante un mio workshop all’Accademia di Belle Arti di Palermo, ho pensato di proporre agli studenti di Didattica dell’arte proprio il tema della tavolozza d’artista. In pratica di analizzare l’opera d’arte concentrando l’attenzione sui colori utilizzati (ma tutti gli altri aspetti, ovviamente, vanno conosciuti, altrimenti i colori non ci racconteranno nulla).

Esistono molti modi per graficizzare i colori di un dipinto. Arthur Buxton, ad esempio, li ha raccolti in diagrammi a torta, ma sono molti anche i sistemi automatici di estrazione delle palette, con applicazioni online o per smartphone (Color Viewfinder, Color Palette FX o Canva, ad esempio)

Il “compito” dato agli studenti che avevano tre ore di tempo è stato un lavoro di gruppo da presentare alla fine del pomeriggio agli altri partecipanti:

Courtesy of Didatticarte

I gruppi sono riusciti a raccontare il percorso artistico di tanti pittori osservandone con attenzione la tavolozza e attribuendo a quei colori un senso di volta in volta, artistico, storico, concettuale, simbolico. l’esercizio ha stimolato l’osservazione. Dettagli, sfumature, sfondi. Nulla è passato inosservato nell’operazione di scandaglio su ogni pennellata del dipinto. Perché a guardare siamo tutti capaci, ma a vedere si impara.

Courtesy of Didatticarte

Per vedere l’articolo completo: Cosa raccontano i colori dei dipinti?
Testo e immagini courtesy of Didatticarte

Il destino e l’invenzione della scuola parte 2

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Dunque anche la scuola era un’idea dei Sissipole. Come poteva essere diversamente? La conclusione del racconto metafora della scuola di Renato Palma Keep Reading

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Dopo le sfide in famiglia siamo arrivati all’asilo, e le cose non migliorano! Continua il racconto di Renato Palma sulla crescita visto dai bambini

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Costruiamo insieme un Progetto Lettura – Parte 3

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Paola Zannoner ci aiuta a capire come grazie alla figura dell’insegnante lettore si possano spingere i ragazzi ad avvicinarsi alla lettura 

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Costruiamo insieme un Progetto Lettura – Parte 2

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Continua la serie di Paola Zannoner dedicata alla realizzazione del progetto lettura. Delineiamo un piano, compiamo i primi passi con qualche consiglio

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Libri e arte contemporanea, uno strano connubio

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Jukhee Kwon distrugge vecchi libri per creare opere d’arte. Può sembrare una mostruosità per chi ama la lettura, ma l’intento è proprio quello di ridargli vita, trasformandoli in oggetti straordinari e, magari, avvicinare alla letteratura

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Laboratorio a tema INCLUSIONE: la consapevolezza di sé

in Attività di classe by

Tre proposte di attività in classe per parlare (anche) di inclusione, direttamente dalla campagna educativa Più unici che rari!

Per quanto sia un tema sempre più sentito, ancora oggi si tende a fare confusione tra inclusione e integrazione.

  • l’integrazione mira al reperimento di risorse per consentire il raggiungimento di risultati nell’ambito dell’autonomia, della socializzazione e della comunicazione
  • l’inclusione mira al superamento di ogni tipo di  barriera alla partecipazione e all’apprendimento

Parlare di inclusione in aula significa trasmettere il concetto che ogni alunno, nessuno escluso, possiede dei talenti che lo rendono unico e capace di arricchire, con la propria presenza, il gruppo classe.

La pluripremiata campagna educativa “Più unici che rari”, promossa da Librì Progetti Educativi in collaborazione con Sanofi, parte proprio da questo presupposto, con l’obiettivo di  promuovere l’importanza dell’accoglienza e dell’inclusione nell’ambiente scolastico.

Partendo da quelle difficoltà che possono nascere in presenza di malattie rare o altre patologie, come l’asma o la dermatite atopica – per le quali Sanofi è in prima linea nella ricerca e nello sviluppo di terapie –  si educano i ragazzi e le ragazze a considerare le differenze come una ricchezza e un’opportunità di crescita, per sé stessi e per gli altri.

Non è sempre facile però, per il bambino o la bambina, avere consapevolezza di sé, accettarsi con serenità nei propri pregi e difetti, soprattutto fisici. Specialmente nel periodo della preadolescenza, in cui non si è più bambini ma non si è ancora adulti, e in cui il corpo affronta molti cambiamenti, cercare la propria identità, il proprio io, risulta essere un lavoro davvero impegnativo, e soprattutto H24!

La campagna “Più unici che rari”, è un laboratorio completo sull’inclusione: il percorso parte dai temi dell’identità e della consapevolezza di sè, prosegue con i temi del riconoscimento delle emozioni e dell’empatia e termina con attività sui temi del bullismo.

SCARICA IL KIT DIDATTICO E PARTECIPA AL CONCORSO!

Soffermiamoci nello specifico sulle attività iniziali del percorso laboratoriale, dedicate al tema dell’ IDENTITÀ!

ATTIVITÀ: UNA QUALITÀ IMPORTANTE

  • Obiettivi: conoscere il concetto di resilienza; prendere consapevolezza di sé; sviluppare fiducia verso sé e gli altri; rafforzare la coesione del gruppo; cooperare (Life Skills, area emotiva: consapevolezza di sé).
  • Metodologia: lavoro in gruppo.
  • Strumenti/Materiali: cartelloni, fogli, penne, colori, pennarelli, riviste, materiali per collage, forbici, colla.
  • Discipline: Arte e immagine, Italiano, Educazione civica.
  • Libro per alunni del kit “Più unici che rari”: la storia di Chiara (pag. 40).

SVOLGIMENTO ATTIVITÀ:

  • Leggiamo o ascoltiamo la storia di Chiara: facciamo rilevare come una sua significativa qualità sia la resilienza e spieghiamo che si tratta della capacità di non arrendersi di fronte alle difficoltà.
  • Commentiamo la storia, poi facciamo notare che ognuno di noi è, più o meno, resiliente e invitiamo gli alunni a raccontarci i casi in cui loro stessi lo sono stati. Chiediamo di raccontare come si sono sentiti in queste occasioni, come le hanno affrontate e se e come le hanno superate. Guidiamo la riflessione su cosa hanno scoperto di loro stessi, dei loro amici e compagni. Facciamo emergere come anche circostanze complesse, difficili e dolorose possano trasformarsi in opportunità e far scoprire capacità e aspetti di sé impensabili.
  • Realizziamo tutti insieme un cartellone sulla resilienza con le esperienze degli alunni e le loro riflessioni: raccontiamo sia le cose positive, da coltivare e valorizzare, sia quelle negative, da modificare o eliminare. Lasciamo libero il gruppo di scegliere come realizzarlo, anche in modalità mista: con disegni, collage, frasi, brevi testi o poesie.

Clicca su questo link per scaricare gratuitamente il kit, dove troverai, nella guida per insegnanti, tutte le attività! Ma non solo! Il kit include anche:

  • libri illustrati per ragazzi
  • opuscoli informativi per le famiglie

IL CONCORSO PER LE CLASSI

La campagna “Più unici che rari” comprende un momento laboratoriale collettivo, da svolgere in classe e collegato a un concorso nazionale. I ragazzi e le ragazze saranno coinvolti in un gioco di rappresentazione che li renderà partecipi sia individualmente che come organismo unito, ovvero la classe.

Nel concorso “La mia classe è un universo”  ogni alunno, dopo aver esplorato e discusso i temi della campagna in aula, deve creare un ritratto del “pianeta sé stesso”, scegliendo le qualità che gli sono più proprie e utilizzando i colori, le tecniche, i simboli, i dettagli del proprio corpo che lo rendono unico.

La partecipazione al concorso è ancora aperta. C’è tempo fino al 1 marzo 2024
Per maggiori informazioni: 055.9073999 | scuola@progettiedu.it

SCARICA IL KIT DIDATTICO E PARTECIPA AL CONCORSO!

Foto di copertina by Vitolda Klein su Unsplash

Metodologie di didattica attiva: il metodo Jigsaw del Cooperative Learning

in Approcci Educativi by

Tramite il cooperative learning gli studenti apprendono insieme, pur mantenendo responsabilità di lavoro individuali. Vediamo come applicare la Jigsaw classroom, una sua particolare metodologia.

Il cooperative learning (di cui già abbiamo parlato qui) è una metodologia di didattica attiva che permette agli studenti di apprendere insieme, assegnando ruoli distinti a ciascun membro del gruppo. In questo modo viene assicurata la collaborazione tra pari, ma vengono mantenute anche le responsabilità individuali, visto che ciascuno lavora su una parte e, per la riuscita dell’attività, occorre necessariamente il contributo di tutti.

Interdipendenza positiva del cooperative learning e metodo Jigsaw

I benefici dell’apprendimento cooperativo sono notevoli, sia riferiti all’acquisizione più solida delle conoscenze, sia al miglioramento delle competenze relazionali-sociali e dell’intero clima di classe.

L’interdipendenza positiva, caratteristica essenziale del cooperative learning, permette di mettere in azione competenze comunicative, di leadership, di soluzione negoziata dei conflitti, indispensabili in ambito relazionale e professionale.

Un modo per favorire ulteriormente l’interdipendenza positiva è rappresentato dall’applicazione di una particolare metodo del cooperative learning: la Jigsaw classroom. Vediamo di cosa si tratta e come poterlo applicare in pratica.

Cos’e il metodo Jigsaw

La Jigsaw classroom è una metodologia del cooperative learning basata sulla ricerca. Letteralmente indica “puzzle, gioco a incastro”, infatti il suo scopo fondamentale è quello di far convergere e congiungere tutti i saperi per ricomporre un sapere comune. 

Il docente divide gli studenti in gruppi e la lezione in segmenti pari al numero dei membri del gruppo. Ad ogni studente viene assegnato un compito corrispondente al segmento della lezione per lui individuato.

La verifica dell’apprendimento avverrà a fine lavoro, quando tutti i compiti assegnati ai singoli membri saranno ricomposti e pronti per essere valutati. Ciascun membro del gruppo è protagonista attivo sia  del proprio apprendimento che di quello degli altri.

Un’esperienza pratica con il metodo Jigsaw
FASE 1

Il docente divide una classe di 20 alunni in 5 gruppi eterogenei (chiamati “gruppi base”) composti da 4 alunni. Ad ogni alunno componente del gruppo base viene assegnato un argomento diverso, quindi ogni alunno si impegnerà a svolgere un lavoro di ricerca preciso e distinto da quello degli altri.

I 4 alunni di ogni gruppo base – convenzionalmente chiamati A, B, C e D – avranno 4 argomenti diversi e specifici da approfondire. Ad esempio, se il docente vuole far apprendere tramite metodo Jigsaw il fenomeno della globalizzazione, potrà così procedere:

  • l’allievo A di ogni gruppo base dovrà fare una ricerca sulle origini della globalizzazione e sui fattori che ne hanno facilitato la diffusione;
  • l’allievo B si occuperà dei vantaggi della globalizzazione;
  • l’allievo C si occuperà degli svantaggi della globalizzazione;
  • l’allievo D si dedicherà ad una ricerca sulle multinazionali.
FASE 2

Tutti i membri che hanno lo stesso compito si riuniscono in gruppo (chiamato “gruppo tecnico”) per confrontarsi sui rispettivi lavori di ricerca assegnati, chiarire dubbi e stabilire procedure univoche e contenuti su cui focalizzarsi.

Si formeranno, quindi, 5 gruppi base e 5 gruppi tecnici. Ogni alunno diventerà “esperto” del suo ambito specifico e dovrà relazionare informazioni e competenze apprese agli altri componenti del gruppo base.

FASE 3

Gli studenti esperti tornano al proprio gruppo base, espongono le informazioni che hanno condiviso e si dedicano al lavoro assegnato dal docente.

In questo modo danno avvio alla costruzione del loro sapere, prima lavorando sul proprio segmento, poi apprendendo dai segmenti approfonditi dagli altri.

La valutazione nel metodo Jigsaw

Il lavoro di ogni membro del gruppo dovrà essere presentato alla classe e riceverà valutazione dal docente sulla base di rubriche contenenti obiettivi chiari e precedentemente condivisi con gli studenti.

I parametri valutativi da adottare nel metodo Jigsaw riguarderanno sia il processo che il prodotto, quindi gli verranno valutati non solo per il lavoro finale, ma anche per la capacità di collaborare con il gruppo, per l’impegno e la partecipazione, il rispetto delle regole.

La valutazione sarà sia individuale (ad esempio per l’alunno A) che collettiva (per il gruppo base di appartenenza). A completamento del percorso eseguito con metodo Jigsaw, l’autovalutazione tra pari attiverà processi metacognitivi come strumenti di consapevolezza dei processi di lavoro e delle modalità di apprendimento.

Vantaggi del metodo Jigsaw

Nel metodo Jisgsaw ogni studente si sente responsabilizzato alla partecipazione attiva e alla riuscita dell’attività didattica nel suo complesso, quindi è indotto ad agire bene sia per sé che per gli altri.

Il metodo Jigsaw migliora la motivazione ad apprendere e interviene nell’ambito relazionale, cercando di risolvere i conflitti e puntando alla collaborazione tra pari. I saperi acquisiti tramite responsabilizzazione diretta e cooperazione tra pari, infine, si rivelano più solidi e duraturi.

Ma allenare i nostri studenti alla partecipazione e alla responsabilità individuale per una finalità comune significa incidere in un ambito ancora più elevato, ovvero mettere le basi per la formazione di cittadini responsabili e consapevoli.

Praticare esperienze di apprendimento cooperativo in classe vuol dire costruire competenze di cittadinanza, agire su educazione civica diffusa e, in una parola, costruire una scuola concreta di democrazia. (Gianni Di Pietro)

Foto copertina di Andrew Ebrahim su Unsplash

10 film sugli insegnanti da non perdere

in Arte, Musica e Spettacolo by
La storia del cinema è ricca di bizzarre figure educatrici, insegnanti, personaggi strampalati o spietati, vittime spesso dei loro alunni. Ma il cinema ogni tanto regala anche al grande schermo dei grandi personaggi.

Insegnanti che si interrogano sulla funzione della scuola e del suo ruolo nella società, si domandano cosa fare del potere e della libertà (spesso poca) di cui godono. Abbiamo quindi selezionato per voi un piccola lista di 10 film sugli insegnanti da non perdere.

Ecco allora i nostri suggerimenti, in ordine sparso:

– La classe (2008) diretto da Laurent Cantet, vincitore della Palma d’oro a Cannes, film nel quale emergono delle questioni fondamentali dell’universo scuola. Integrazione, differenze generazionali, rapporti fra autorità e autorevolezza. Uno sguardo sulla scuola basato sul romanzo autobiografico di un professore di francese in una scuola di periferia. A rafforzare la pellicola ci sono delle riprese svolte durante vere lezioni dell’anno accademico dove il protagonista cerca senza troppo successo di ingaggiare i suoi studenti.

– Will Hunting – Genio ribelle (1997) in questo film di Gus Van Sant, il grande Robin Williams interpreta il Dr. Sean Maguire. Non un insegnante vero e proprio ma un uomo che riesce a tirare fuori il talento e sopratutto la fiducia in se stesso (non è forse una delle caratteristiche più importanti per un educatore?) del protagonista interpretato da Matt Damon. Si crea un rapporto mentor –allievo che porterà entrambi ad accettare le proprie capacità. Piccola curiosità. il film è dedicato alla memoria del poeta Allen Ginsberg e dello scrittore William S. Burroughs.

– Billy Elliot (2000) film di Stephen Daldry ambientato durante lo sciopero dei minatori inglesi del 1984 durante il governo di Margaret Thatcher. Billy, un ragazzino di 11 anni, sogna di diventare un ballerino classico, ma si scontra con il padre e lo zio, entrambi minatori che vorrebbero farlo diventare un pugile. Grazie all’aiuto della sua insegnante, la signora Wilkinson ha finalmente qualcuno che lotta dalla sua parte.

– La scuola (1995) film di Daniele Lucchetti, tratto da due libri di Domenico Starnone (Ex Cattedra, Sottobanco), La scuola è un film che rischia di sfiorare la macchietta, ma riesce ad affrontare problemi veri della scuola come mancanza di incentivazioni, superficialità, e professori non adeguatamente assistiti e supportati. Tra i personaggi spicca il professor Vivaldi: empatico, preoccupato per i propri allievi, ma anche più duro con gli studenti privilegiati e i classici secchioni. Si rimane con un sorriso amaro in bocca ma soddisfatti per aver visto un bel film.

– School of Rock (2003) un po’ anticonvenzionale eppure efficace. Jack Black nei panni di Dewy Finn interpreta un musicista che si trova per caso a insegnare musica ai bambini di una scuola privata. Una divertente commedia che fa però riflettere sull’importanza dell’apertura mentale quando si parla di educazione e scuola.

insegnante musica film

– L’attimo fuggente (1989) un grande classico da rivedere. Ancora Robin Williams in uno dei film più famosi sulla scuola. Il suo John Keating ama così tanto la poesia e il suo lavoro da non riuscire a rimanere con i piedi per terra. la scena in cui invita i suoi allievi a salire sui banchi e a strappare dei libri è memorabile.

– Caterina va in città (2003) l‘incipit è semplice, Caterina è una tredicenne figlia di un professore di filosofia fallito che lascia la provincia e si trasferisce a scuola a Roma. Questo pretesto serve a Virzì per affrontare il vuoto di valori di una gioventù che non sa più a cosa guardare, anche perché nemmeno i genitori offrono più certezze.

– La bicicletta verde (2012) è un film diretto da Haifaa Al-Mansour. Ambientato in Arabia Saudita, in una scuola femminile dove la protagonista è costretta a combattere per la propria libertà. La bicicletta verde che vuole comprare è il simbolo di un’emancipazione difficile contro un sistema oppressivo e limitante.

– Detachment – Il Distacco (2011) film di Tony Kaye incentrato sul dramma della scuola pubblica americana, ma non è solo questo. Henry Barthes è un supplente di letteratura in un istituto superiore in crisi. Gli studenti hanno risultati bassi, sono arrabbiati e incombe la privatizzazione. Henry riesce a superare le barriere con i suoi difficili studenti, ma ci saranno conseguenza inaspettate.

– Word and Pictures (2013) lui ama la letteratura, l’insegnamento e l’alcol. Ma da anni scrive meno e beve di più mettendo anche a rischio il suo posto di lavoro. Lei è l’ultima arrivata, artista confinata dietro alla cattedra dall’artrite reumatoide che le rende sempre più difficili i movimenti. Lui idolatra le parole, lei le immagini. Entrambi “tentano di insegnare nell’era dei morti viventi” a “giovani menti soffocate dai computer e dai centri commerciali”.

Scrittura a mano: conoscete il Metodo Venturelli?

in Approcci Educativi by
metodo venturelli
Il Metodo Venturelli® si pone l’obiettivo di promuovere corrette abitudini posturali  per facilitare l’apprendimento della scrittura a tutti i bambini. Ne parliamo con Giorgia Filiossi, formatrice Metodo Venturelli®.

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Creare un bestiario immaginario: la fantasia come strumento sovversivo

in Attività di classe by
Creare un bestiario immaginario: Marianna Balducci ci propone un’attività in classe che unisce fantasia, disegni e fotografie.

Spesso mi è capitato di parlare dei disegni come di “dispositivi parlanti”, inneschi capaci di generare discorsi nuovi. Mi piace generare questi inneschi partendo dall’osservazione del quotidiano a noi più prossimo, per dimostrare che la fantasia può essere uno strumento sovversivo potente. Non serve complicare: basta spostare il punto di osservazione. Dare nuovi pesi agli elementi che ci avevano permesso di identificare l’oggetto protagonista delle nostre incursioni come una certa cosa, fatta in un certo modo.

Gianni Rodari lo definiva “entrare nel mondo non attraverso la porta principale, bensì da un finestrino” (che è più divertente, specificava). E lo metteva in pratica con le varie declinazioni del suo binomio fantastico, inventando omini di vetro o palazzi di gelato.

Ma per generare le storie, per far funzionare l’innesco, la capacità di osservazione e analisi sono fondamentali.

Solo interrogandoci su come sia fatto il cristallo troviamo un posto a “Giacomo di Cristallo” (“Libri della Fantasia“), condannato a mostrare i suoi pensieri a tutti, ma anche a risplendere per il suo eroico destino.

“Analisi merceologica e analisi fantastica coincidono quasi perfettamente”, scrive Rodari (“Grammatica della Fantasia”). In una sorta di altalena necessaria per far sì che anche i più piccoli si approprino del reale e lo possano trasformare a loro piacimento.

Allora per esercitare la fantasia dandoci una pista, ci tornano utili i testi dotati di una struttura ordinata, quelli da cui possiamo prendere spunto: le enciclopedie, i dizionari, i bestiari.

I bestiari

Dal medioevo i bestiari vengono compilati non solo per catalogare le varie specie, ma soprattutto per raccontare comportamenti e addirittura sentimenti (usando allegorie, metafore, ecc.). Ne è un esempio il “Bestiario amoroso” di Richard de Fournival.

Ma l’astrazione può spingersi ben oltre la volontà di educare o divulgare e arrivare alla realizzazione di capitoli estremi, come quelli riccamente disegnati e scritti in lingua illeggibile del “Codex Seraphinianus” di Luigi Serafini.

Ma cosa succede se, per comporre il nostro bestiario immaginario, mettiamo in scena i meccanismi fantastici descritti da Rodari attraverso l’aiuto della fotografia?  

La fotografia è un’alleata preziosa: ci permette di registrare, catalogare, catturare le porzioni di realtà in tutta la loro sfacciata contingenza. Se abbiamo a che fare con gli oggetti, fotografarli isolandoli su sfondi neutri è il modo canonico per archiviarli in un inventario, con informazioni utili per conoscerli e riconoscerli.

Se contaminiamo queste immagini con il disegno per dar loro un senso nuovo, stiamo letteralmente corrompendo il sistema. Stiamo hackerando la realtà, insinuandoci in piccoli spazi vuoti per riempirli di possibilità.

Innanzitutto, per comporre la nostra “nuova fauna”, saremo costretti a verificare quanti animali sono già immagazzinati nel nostro archivio mentale. Se so come è fatto un narvalo, allora potrò riconoscerlo osservando il picciolo di un massiccio peperone ribaltato sul tavolo.

Consiglio di partire da un repertorio di oggetti fotografati già stampato e svolgere la fase di raccolta e osservazione a distanza di qualche giorno. Non dobbiamo trovare cose che somiglino palesemente a degli animali, dobbiamo raccogliere e soltanto dopo osservare quelle cose per vedere quel che ci suggeriscono.

Fotografare su sfondo bianco aiuterà a visualizzare meglio gli spazi vuoti sui quali intervenire (con matite, pennarelli, tecniche pittoriche a discrezione, l’importante sarà l’idea).

Per agevolare il lavoro di trasformazione bestiale, si potranno anche osservare alcune foto collettivamente, scrivendo alla lavagna gli spunti che emergeranno. Ciascuno poi lavorerà su un proprio nuovo animale, disegnandolo ma anche scrivendo le sue peculiarità.

Alcuni pensano che la combinazione tra disegno e fotografia (un ulteriore livello di lettura dei codici visivi) confonda i più piccoli. Ma è esattamente l’opposto.

Chi possiede già un proprio bagaglio di immagini (e noi iniziamo a costruircelo inconsciamente fin da piccolissimi) saprà perfettamente “stare al gioco”.

Aiutiamo piuttosto il pensiero a giocare con questa altalena in modo sempre più ricco e interessante e procediamo elencando tutte le proprietà dell’oggetto fotografato. Poi trasformiamole in caratteristiche del nuovo animale.

Quel groviglio di fili e auricolari è intricato, gommoso, dotato di altoparlanti, capace di condurre corrente e onde sonore. Una pecora elettrica che, invece di stare in silenzio come le altre del gregge, non può fare a meno di far sentire la sua voce, di captare segnali nuovi, di reagire alle scosse.

E quest’altra invece? Lei è una pecora nera, anzi, scusate, mora. Perché? Non c’è bisogno di dare tante spiegazioni: semplicemente, col suo manto, invece dei maglioni ci faremo marmellate. 

(Nota: la pecora elettrica è nata per sostenere l’omonima libreria romana incendiata per ben due volte e impegnata in una coraggiosa lotta per presidiare con la cultura il quartiere di Centocelle).

La teatralizzazione a scuola come supporto alle lezioni

in Arte, Musica e Spettacolo/Attività di classe by
La teatralizzazione a scuola può venire in soccorso degli insegnanti, permettendo agli studenti di appassionarsi alle lezioni e superare il “muro” con le materie.

Chi ogni mattina affronta il lavoro in classe si trova di fronte un ostacolo che pare insormontabile: come superare quel muro che separa dagli alunni? Che separa gli alunni dai contenuti che l’insegnante si trova a proporre e che non necessariamente incontrano il favore e l’attenzione degli alunni.

Sì perché la narrazione prevalente (o pericolosamente strisciante) in merito alla didattica vuole (impone?) che si vada incontro ai gusti e alle tendenze degli studenti. Ad esempio, liofilizzando i contenuti, spalmandoli in forme più attraenti, in modo da suscitare il tanto sospirato interesse e, di grazia, un po’ di partecipazione.

Narrazione pericolosa, a mio avviso, perché appiattisce il ruolo di docente, riducendolo a erogatore di un servizio che deve piacere. Invece una delle funzioni della scuola, dovrebbe essere quella di svegliare le parti assopite dell’alunno. I gusti, gli orizzonti e le aperture che a volte giacciono un po’ sepolte. E che con lo sforzo e col tempo – della scuola, appunto – possono riemergere (educere, appunto: tirar fuori da). Un tipo di narrazione sempre più vincente, purtroppo, anche a causa della competizione tra scuole e tra i docenti stessi. Le prime costrette alla corsa ai nuovi iscritti e i secondi chiamati a competere per aggiudicarsi il famoso bonus premiale; le une e gli altri, comunque, chiamati a “conquistare” il mercato, ovvero gli studenti.

Come superare allora quel muro di alterità tra gli studenti e le materie?

Basta guardare negli occhi uno studente per chiedersi: come potrà questo ragazzino dagli occhi assonnati, e che riflettono ancora le ore passate allo smartphone o a giocare a Fortnite, seguire una lezione sulla Guerra dei Trent’anni (che – chissà perché – rappresenta la noia per antonomasia: forse saranno le sue troppe fasi: danese, svedese, ecc.)?

Come potrà un alunno da cui mi separano decenni seguire le mie parole e i contenuti che – bene o male – esse cercano di rappresentare? Più passa il tempo e più mi faccio queste domande. Forse perché il tempo che passa spinge gli uomini (e anche gli insegnanti) a riflettere, a non dare nulla per scontato. Ciò che ha rappresentato una fonte di curiosità e di interesse, finanche passione, per me, non necessariamente potrà esserlo per uno studente di oggi. Studente da cui mi separano – ahimè – decenni e troppi cambiamenti socio-culturali, non sempre positivi. Un cumulo di pregiudizio e di stratificazione socioculturale, insomma, che alla parola scuola risponde: noia, noia, noia. Che fare?

Una risposta per me è stata la teatralizzazione: far rappresentare agli alunni le scene e le situazioni oggetto della spiegazione o della lettura.

Quella della teatralizzazione è stata una risposta istintiva, per me, forse nata da mie precedenti esperienze nel campo, che ha sempre riscontrato un grande interesse. Chiamare gli studenti a teatralizzare, a mettere in scena in forma sintetica e semplificata, ciò di cui si è solo parlato, permette di passare in una certa misura al vissuto, all’esperito e, forse, di superare quel muro.

Di far percepire, per esempio per quanto riguarda la Storia, che altre epoche, altre mentalità, altre abitudini sono esistite davvero e che il nostro, o il loro, non è l’unico né sarà l’ultimo. O che tante storie di cui parlano i testi letterari sono anche le nostre storie, quelle di persone che – come Lancillotto sul ponte della spada – si trovano di fronte a una paura irreale, fantasmatica (due leoni che l’attenderebbero passato il ponte), che sparisce se si ha il coraggio, come fa Lancillotto, di attraversare quel ponte e di constatare, poi, che i leoni non esistevano.

Nel vederli rappresentare quelle piccole scene, nelle mani alzate che fanno a gara per partecipare, mi pare a volte di avere visto occhi meno spenti e, forse, meno annoiati. Meno al di là del muro.

Non che tutto ciò non esponga a rischi e pericoli: nella teatralizzazione della defenestrazione di Praga (la solita, noiosissima, Guerra dei Trent’anni!) mi sono trovato di fronte alla spiacevole intenzione manifestata da un alunno, momentaneamente boemo e protestante, di buttare dalla finestra un suo compagno, altrettanto momentaneamente cattolicissimo rappresentante dell’impero. Ma basta stare attenti alle finestre, e riderci su, tutti insieme, come feci con i miei studenti anche in quell’occasione.

La scuola insegna il metodo scientifico ma non lo applica

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Il metodo scientifico prende in considerazione parametri quantitativi e replicabilità. Per corsivo e compiti a casa potrebbe essere – davvero – molto utile applicarlo. Ecco perché.
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La scuola della rivoluzione digitale, STEM e astronomia 

in Redazione/Scuola by

Tanti nuovi progetti per una nuova didattica scientifica

Nuovi progetti di didattica digitale, STEM, Astronomia, alcune strategie per gestire AHDH e l’apprendimento e le date per il nuovo concorso scuola MIM.

“Alla ricerca del tempo perduto, spunti per una nuova narrazione educativa”, Bologna 23-24 febbraio.

Al seminario internazionale interverranno 15 relatori provenienti da tre continenti, che illustreranno uno spaccato della riflessione attuale sulla scuola, investita in pieno dalla “quarta rivoluzione” – di tecnologie digitali e Intelligenza Artificiale – e offriranno spunti per ridisegnarne la missione, dalla prospettiva degli insegnanti, degli studenti e del sapere.

STEM, robe da maschi? In alcuni Paesi le ragazze sono più brave!

Ma come siamo messi in Italia con il divario di genere nella cultura scientifica?

Scuola estiva di astronomia per gli studenti.

“A scuola di Stelle” per la preparazione e la partecipazione ai Campionati di Astronomia.

https://www.miur.gov.it/web/guest/-/xiii-edizione-scuola-estiva-di-astronomia-per-gli-studenti

Concorso scuola 2024, ecco le date delle prove scritte.

A partire da lunedì 11 marzo le prove scritte dei concorsi ordinari per l’assunzione in ruolo dei docenti su posto comune e su posto di sostegno nella scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di I e II grado.

https://www.orizzontescuola.it/concorso-scuola-2024-prove-dall11-marzo-infanzia-e-primaria-dal-13-per-scuola-secondaria-coinvolti-oltre-370mila-candidati/?fbclid=IwAR0P-g-PvyA7jgoxxF1dvC1rlf4ayKWEfh17biL5Gafqu0e27FLnBcTbQSI

ADHD: 8 strategie didattiche per aiutare l’apprendimento

Una psicologa specializzata in DSA ha stilato una lista di consigli pratici e accorgimenti per aiutare gli studenti con disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività a concentrarsi e a far sì che lo studio risulti più piacevole ed efficace. 

Se ti sei perso le precedenti news sul mondo della scuola, recuperale qui!

Foto di copertina by Jeswin Thomas su Unsplash

Gli oggetti e la storia

in Attività di classe by

Perché utilizzare gli oggetti per studiare la storia? Perché la rendono più interessante e più viva. Vediamo qualche attività didattica che può utilizzarli al meglio.

Gli oggetti rappresentano uno strumento molto interessante per conoscere la storia e renderla più viva e attuale.

Possono aiutarci a interpretare meglio epoche e tradizioni e aprono a ottiche interdisciplinari motivanti e  ricche di stimoli.

Il libro di Antonio Brusa Fare storia con gli oggetti fornisce numerose informazioni teorico-pratiche e delinea nel dettaglio iniziative da proporre direttamente in aula, quindi la lettura è altamente consigliata.

Gli oggetti sono  fonti inestimabili per la comprensione del passato e possono fornirci numerose informazioni e occasioni di apprendimento, quindi possono essere considerati a tutti gli effetti ottimi strumenti da poter utilizzare con efficacia all’interno della didattica (A. Brusa)

In Italia l’approccio all’apprendimento come ricerca fu praticato, negli anni Settanta e Ottanta del Novecento, da gruppi spontanei che facevano capo a insegnanti-ricercatori del calibro di Bruno Ciari e Mario Lodi e, in merito alla didattica dell’oggetto nella scuola primaria e dell’infanzia, il contributo fornito da Bruno Munari è stato straordinario.

Ma fu Maria Montessori a gettare le basi di una “didattica dell’oggetto”, visto che è stata la prima ad affermare che “gli oggetti insegnano”. Ella riteneva che ci fosse una relazione sensoriale tra bambini e oggetti che conduceva a un apprendimento ludico e pensava che l’uso degli oggetti aiutasse a coltivare i sensi, a sviluppare e correggere gli errori.

Anche Ovide Decroly ha contribuito alla formulazione della didattica degli oggetti con il suo metodo dei “centri di interesse”. Secondo lui ci sono tre tipi di esercizi fondamentali nella didattica: osservazione, associazione ed espressione. In ognuna di essi gli oggetti sono fondamentali: si osservano, si stabiliscono associazioni causa/effetto o spazio/tempo e permettono di comunicare ciò che viene appreso. Sono, insomma, il materiale principale per l’apprendimento dei bambini

Basi della didattica dell’oggetto

  • gli oggetti possono essere osservati da ogni angolo possibile
  • attirano facilmente l’attenzione degli studenti
  • permettono di insegnare adoperando il metodo ipotetico-deduttivo e induttivo
  • costituiscono una grande risorsa per l’immaginazione
  • funzionano come supporti mentali e aiutano la memorizzazione

Da non trascurare un fatto molto semplice quanto basilare: il fatto che gli oggetti siano elementi reali è fondamentale in un’epoca nella quale la virtualità, e tutto ciò che da essa deriva, sia di fatto diventata fenomeno dominante.

Fasi di lavoro per analisi didattica dell’oggetto

Il professor Brusa indica testualmente le seguenti tappe di lavoro per una efficace didattica dell’oggetto:

  • oggetto dell’analisi: si identifica l’oggetto, lo si descrive brevemente
  • obiettivo del lavoro: si stabilisce cosa vogliamo ottenere
  • preparazione dell’attività: dettagliare con precisione le fasi preparatorie, far capire come si interrogano gli oggetti
  • sviluppo dell’attività: si individuano la sequenza di operazioni e i suoi contenuti concettuali o procedurali
  • cosa ricaviamo dall’attività?: formuliamo conclusioni e le colleghiamo alla tematica generale della storia. Possono essere aggiunti collegamenti con altre discipline curricolari

Due tipi di domande fondamentali

Queste le domande fondamentali, sia di natura strutturale che funzionale, su cui far ruotare l’attività centralizzata sull’oggetto:

  • domande strutturali: di che cosa è fatto? Che cosa serve per fabbricarlo? Chi lo fabbrica? Da dove vengono le materie?
  • domande funzionali: a che cosa serve? Chi lo usa? Per quale scopo lo usa?

A ogni domanda corrisponderà un’inferenza: se c’è questo … allora …

Applicazione didattica pratica: lo smartphone

Vediamo l’applicazione pratica di quanto illustrato da Brusa in riferimento ad un oggetto che può condurre ad uno studio della storia vicina ai nostri giorni e soprattutto al vissuto dei nostri studenti: lo smartphone.

Oggetto: oggetto quotidiano che la maggior parte delle persone porta con sé e usa abitualmente. È un dispositivo che combina la funzione del telefono con quella del pc portatile.

Obiettivo dell’attività: comprendere come ha potuto mutare profondamente e rapidamente la vita delle persone e capire che ogni cambiamento di questo tenore porta con sé miglioramento della qualità di vita, ma anche rischi dipendenti dall’uso che se ne fa.

Preparazione dell’attività: iniziare con una discussione sull’uso degli smartphone, far immaginare come potrebbe svolgersi una giornata senza questo strumento.

Sviluppo dell’attività: può esser fatto in vari modi. Ad esempio chiedere in famiglia di far vedere vecchi modelli di telefonino. Si scopriranno variazioni di grandezza, di funzione, di estetica. Si può discutere sulle innovazioni dei diversi modelli, sulle funzioni che man mano incorporano e aggiungono all’azione di telefonare. È poi importante verificare le principali materie prime con le quali si fabbricano i suoi componenti. Le più importanti sono oro, stagno, tungsteno, tantalio, rame, gallio, indo, alluminio, argento, silicio. Litio, coltan, nichel e grafene. Se si assegna una materia prima a ciascun allievo, chiedendogli di cercarne la provenienza, la grande varietà dei luoghi che si scopriranno mostrerà facilmente che questi apparecchi si possono produrre solo in un mondo globale: quasi nessun paese dispone dell’intera gamma delle materie prime. È inoltre importante cercare le principali marche, la loro localizzazione, il loro posto nella classifica delle vendite. Questa ricerca può suscitare il dibattito su chi controlla questa tecnologia. Infine si può riflettere sul fatto che, per esempio, quando si introduce un nuovo macchinario in un’azienda si allestiscono corsi di formazione per coloro che lo dovranno usare. Al contrario, per usare questo strumento così potente, ma anche rischioso, gli umani non ritengono necessaria alcuna forma di apprendimento sulle regole del suo utilizzo.

Quali considerazioni ricaviamo da questa attività? Queste macchine costituiscono uno dei risultati più straordinari delle tecnologie odierne. Mai c’era stata la possibilità di comunicare in forma istantanea con tutto il mondo e ricevere informazioni illimitate. Grazie alla diffusione dei telefonini si è esteso l’uso di internet in tutto il mondo, specialmente nelle regioni scarsamente sviluppate dove sono assenti i computer domestici. Tuttavia queste facilitazioni ci hanno reso più vulnerabili, visto che reati informatici, truffe, cyberbullismo sono diventati frequenti. E sono diventate molto più facili perfino guerre e distruzioni di massa 

Ogni novità produce effetti negativi e positivi ed è questo che ci racconta la storia degli oggetti.

Ottimo, quindi, riconoscerne e  rilevarne tutte le potenzialità.

Foto di copertina by Syd Wachs su Unsplash

Laboratorio a tema INCLUSIONE: Emozioni & Empatia

in Attività di classe by

Impariamo a gestire le emozioni con due proposte di attività in classe, finalizzate ad agevolare l’inclusione. Il tutto, sempre grazie alla campagna educativa Più unici che rari!

Dopo il primo laboratorio a tema inclusione torniamo con una seconda proposta, stavolta finalizzata a familiarizzare con il vasto mondo delle emozioni e, perché no, a sviluppare il nostro senso di empatia.

Per fare ciò ci viene di nuovo in aiuto la pluripremiata campagna educativa “Più unici che rari”, promossa da Librì Progetti Educativi in collaborazione con Sanofi, che promuove l’importanza dell’accoglienza e dell’inclusione nell’ambiente scolastico.

LE EMOZIONI

Perché chiamare in causa le emozioni, per affrontare il tema dell’inclusione? Ce lo spiegano Annalisa Bisconti ed Enrico Ceva, dell’Associazione Italiana  Niemann Pick Onlus, affermando che:

“L’alfabetizzazione emotiva è un percorso di “addestramento” necessario per trasformare il desiderio di fuga in curiosità reciproca: attraverso la conoscenza e la gestione delle emozioni che l’altro suscita in noi, arriviamo a conoscere noi stessi e a comprendere gli altri.”

Il primo passo per aiutare gli alunni a gestire le proprie emozioni è guidarli alla scoperta di ciò che provano loro e che provano gli altri, dando un nome preciso al sentire che vivono. È infatti proprio la mancanza di auto-consapevolezza emotiva a suscitare incomprensioni e conflitti con gli altri.

E non limitiamo il campo alle emozioni positive: anche quelle negative – come la rabbia e la tristezza, la paura e la noia – hanno un ruolo protettivo, avvertendoci che qualcosa non va e correndo ai ripari.

La seguente attività è ottima per guidare gli alunni a conoscere le emozioni e per sostenere lo sviluppo di autoconsapevolezza emotiva, base essenziale per imparare a valorizzare le proprie e altrui unicità , creando così relazioni vere, soddisfacenti e che mirano all’inclusione.

ATTIVITA’: EMOZIONI IN SCENA
  • Obiettivi: conoscere le emozioni, acquisire consapevolezza di come influenzino il comportamento e sviluppare la capacità di rispondervi adeguatamente (Life Skills, area emotiva: consapevolezza di sé emotiva, gestione delle emozioni).
  • Metodologia: lavoro di gruppo, role playing.
  • Strumenti/Materiali: carte delle emozioni, fogli, penne.
  • Discipline: Italiano, Educazione civica.
  • Sul sito: la storia animata “Come stai con la paura”.
  1. Guardiamo la storia animata “Come stai con la paura”, nella sezione “Campagna educativa” di www.piuunicicherari.it , e parliamone insieme.
  2. Contestualizziamo il discorso alla vita degli allievi chiedendo di raccontarci degli episodi in cui hanno avuto paura seguendo questi punti, che scriviamo alla lavagna o sulla LIM: situazione in cui ci si trovava, ciò che l’ha scatenata, come si è manifestata, come ci si è comportati.
  3. Procediamo nello stesso modo con la rabbia, invitando a raccontare le proprie esperienze o situazioni di cui sono stati testimoni. Aggiungiamo questi punti: verso chi era diretta, quali conseguenze ha avuto il comportamento messo in atto, se dopo il comportamento l’emozione è sparita o è rimasta, che cosa ognuno avrebbe voluto fare di diverso.
  4. Dopo il confronto, formiamo piccoli gruppi e facciamo pescare una delle carte delle emozioni per ideare una scenetta sull’emozione estratta, da recitare ai compagni. Chiediamo di usare come canovaccio i punti che abbiamo analizzato durante la discussione iniziale.
  5. Per aumentare la complessità dell’attività o approfondire il lavoro, possiamo chiedere di prevedere delle varianti alla drammatizzazione, modificando la situazione iniziale, i comportamenti, le conseguenze… aggiungendo quindi nuove parti da recitare.
  6. Al termine confrontiamoci: è stato difficile rappresentare le emozioni? Con quale avete avuto maggiori difficoltà? Perché? Inserendo le varianti, come cambiano le rappresentazioni? Le emozioni si modificano al variare delle condizioni/situazioni? E le conseguenze?
  7. Infine riflettiamo su come le emozioni influenzino il comportamento e su quali risposte e reazioni possano non essere funzionali, individuando in gruppo reazioni alternative più adatte.
EMPATIA

Al riconoscere le emozioni altrui si affianca la capacità di essere e mostrarsi empatici. L’empatia è proprio la capacità di riconoscere e comprendere le emozioni, i sentimenti e il punto di vista altrui, mettendosi “nei panni dell’altro”: aspetto essenziale quando si punta all’inclusione.

Ciò comporta un enorme vantaggio sociale: riconoscere le emozioni altrui – e sapere che gli altri sono in grado di leggere le nostre – agevola le interazioni, permette di sentirsi accettati e di accettare gli altri, favorendo quindi relazioni autentiche basate su scambio e reciprocità, rispetto di sé e dell’altro, cooperazione e inclusività reale.

Quello di guidare gli alunni ad analizzare episodi del proprio vissuto in cui hanno mostrato/provato/ricevuto empatia è un ottimo esercizio per spiegare loro che l’empatia non è un comportamento prescritto, ma spontaneo; e che questa  capacità “cresce” insieme a noi via via che impariamo a comprendere l’altro, a prestare attenzione ai suoi bisogni, a tollerare le differenze. L’empatia infatti può essere educata e sviluppata durante l’intero arco della vita.

La seguente attività è ottima per guidare i bambini/ragazzi a sviluppare le proprie capacità empatiche e a prendere consapevolezza che prendersi cura degli altri e imparare ad accettare e rispettare la diversità, propria e altrui, consente di migliorare la qualità delle proprie relazioni e della vita.

ATTIVITA’: PRENDERSI CURA
  • Obiettivi: acquisire comportamenti responsabili e di rispetto verso sé, gli altri e l’ambiente; imparare ad accettare la diversità; favorire supporto reciproco e cooperazione (Life Skills, area relazionale: empatia, comunicazione efficace, relazioni efficaci); sostenere i processi di decision making.
  • Metodologia: lavoro in grande e piccolo gruppo; cooperative learning; apprendimento situato.
  • Strumenti/Materiali: in base alle attività scelte, piccole piante per lo spazio verde (alloro, rovo, biancospino…) o rampicanti; vasi, fioriere, sacchi di iuta; pallet di legno e teli cerati per il giardino verticale; semi e piantine di erbe aromatiche, ortaggi, frutta (fragole, pomodori, piselli, ravanelli, lattuga…); attrezzi per la semina e l’innaffiatura; contenitori di varie dimensioni per la raccolta d’acqua; pezzi di legno e materiali di riciclo per nidi e mangiatoie; briciole di pane e semi per uccelli; materiali informativi reperibili online (tipo di ortaggi o piante adatte al territorio ecc.), fogli, cartelloni, penne, pennarelli, fotocamera.
  • Discipline: Scienze, Geografia, Educazione civica.
  1. Lavoriamo con gli alunni sul concetto di prendersi cura, legato all’attenzione all’altro e all’empatia. In base alle caratteristiche del gruppo e all’età, possiamo organizzare varie attività, modulandone la complessità:
    1. Creare uno spazio verde nella scuola, o arricchire quello presente, piantando specie vegetali adatte al territorio, per esempio alloro, piante che producano bacche o rampicanti; possiamo anche realizzare un “giardino verticale” con dei pallet di legno adeguatamente isolati con dei teli cerati, in cui inserire piantine di erbe aromatiche e fiori.
      – Realizzare un orto nel cortile, in una parte del giardino se presente, o con vasi, fioriere e sacchi di iuta per coltivare erbe aromatiche, ortaggi o piccoli frutti come le fragole, scegliendo le specie in base al territorio e agli spazi.
      – Creare “punti d’acqua”, sia di raccolta dell’acqua piovana, per bagnare le piante presenti a scuola, l’orto o il giardino verticale, sia per fornire un’area di ristoro per le specie animali durante i periodi di siccità, posizionando vaschette d’acqua in zone d’ombra.
      – Costruire dei nidi artificiali o mangiatoie per gli uccelli, per aiutarli a nutrirsi in inverno.
  2. Queste attività consentono agli alunni di sperimentare l’impegno di occuparsi di altri esseri viventi e la gratificazione che se ne ricava (nel raccolto dei frutti del proprio orto, nell’osservare le farfalle e le api attratte dai fiori o gli uccelli che mangiano le briciole dalle mangiatoie), sostenendo lo svilupparsi di attenzione all’altro, supporto reciproco e cooperazione. Inoltre educano alla sostenibilità e alla tutela della biodiversità, aspetti centrali nell’educazione dei futuri cittadini e obiettivi dell’Agenda 2030, e sono occasione di apprendimento situato di quanto affrontato sui libri di testo e di sperimentazione scientifica.
  3. In base al tipo di attività scelta, dividiamo gli alunni in piccoli gruppi, in modo che tutti partecipino alle diverse fasi di realizzazione e si mettano alla prova, turnandosi nei vari momenti e sostenendo i compagni che possono essere in difficoltà in una particolare fase.
  4. Guidiamoli in modo che siano loro stessi a decidere come procedere (quali piante piantare, dove creare i punti d’acqua…), fornendo loro o facendo cercare le informazioni necessarie e sostenendoli nei processi decisionali.
  5. Dopo ogni fase di lavoro, prevediamo un momento di scambio delle loro osservazioni e di confronto su quanto hanno sperimentato e vissuto, sottolineando di volta in volta gli aspetti specifici di attenzione e rispetto verso l’altro da sé. Formalizziamo anche gli elementi legati agli apprendimenti disciplinari, tramite foto che documentino le varie fasi, schede di sintesi e cartelloni.

La campagna “Più unici che rari”, è un laboratorio completo sull’inclusione: il percorso parte dai temi dell’identità e della consapevolezza di sè, prosegue con i temi del riconoscimento delle emozioni e dell’empatia e termina con attività sui temi del bullismo. Prevede inoltre un concorso per le classi, al quale è possibile partecipare entro il 1 marzo 2024.

Per maggiori informazioni: 055.9073999 | scuola@progettiedu.it

SCARICA IL KIT DIDATTICO E PARTECIPA AL CONCORSO!

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Febbraio, il mese ricco di eventi per le scuole italiane

in Redazione/Scuola by

Carnevale, gite e fiere della scuola: ecco gli eventi di Febbraio

Le scuole chiuse a Febbraio per il Carnevale, alcune proposte di gite educative per le classi e tutto su Didacta Italia, la fiera della scuola.

Fiera Didacta Italia, 320 eventi formativi tra workshop e seminari: aperte le iscrizioni!

Carnevale 2024, il 13 febbraio Martedì Grasso: le date delle vacanze per le scuole

https://www.orizzontescuola.it/carnevale-2024-il-13-martedi-grasso-ecco-le-date-delle-vacanze-per-le-scuole/

Turismo scolastico: segnaliamo alcune proposte di gita educativa per la classe

Cyberbullismo: un adolescente su quattro in Italia è coinvolto in episodi di bullismo online

Il cyberbullismo si sta rivelando un pericolo sempre più concreto ed è alimentato da un utilizzo sempre più intensivo del web da parte dei giovani.

https://www.orizzontescuola.it/un-adolescente-su-quattro-in-italia-tra-gli-11-e-i-17-anni-e-coinvolto-in-episodi-di-bullismo-online/

Se ti sei perso le precedenti news sul mondo della scuola, recuperale qui!

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Potenziare l’autostima attraverso l’educazione: Un Approccio Pedagogico

in Approcci Educativi/Attività di classe by

Ecco alcune strategie pedagogiche pensate per sviluppare l’autostima negli studenti attraverso esempi pratici e laboratoriali

L'autostima è un elemento cruciale nello sviluppo di un individuo e gioca un ruolo fondamentale nel determinare future attitudini personali e poi professionali. Nell'ambito educativo, è compito dei pedagogisti promuovere un ambiente che favorisca la costruzione e il potenziamento dell'autostima negli studenti.

In questo articolo, esploreremo strategie pedagogiche mirate a sviluppare l’autostima con esempi pratici e laboratoriali.

Partiamo dalla definizione di Autostima come la percezione valutativa che un individuo ha di sé stesso, influenzando la sua fiducia nelle proprie capacità e il modo in cui affronta le sfide della vita. Da pedagogista affido molta importanza all’ ambiente di apprendimento che incoraggi la consapevolezza di sé e la fiducia nelle proprie capacità.

L’Origine dell’Autostima

L’autostima è l’immagine che ognuno ha di sé stesso ed è un elemento così importante da condizionare il modo in cui affrontiamo ogni momento della nostra vita. Come afferma Nathaniel Branden pioniere nel campo dell’autostima:

“il suo impatto non richiede né la nostra comprensione, né il nostro consenso. Si fa strada dentro di noi anche senza che lo avvertiamo. Siamo liberi di tentare di afferrarne le dinamiche come di rimanerne all’oscuro; in questo caso rimaniamo un mistero per noi stessi e finiamo sempre per subirne le conseguenze”.

L’autostima può essere alta perfino esagerata. Oppure bassa quasi inesistente. In quest’ultimo caso è possibile che in qualche momento della nostra infanzia, qualcuno a cui abbiamo voluto bene non abbia trovato le parole giuste per starci vicino.

Partendo dal presupposto che l’autostima si crea principalmente in famiglia e che affinchè un bambino cresca credendo in sé stesso è necessario che i genitori per primi credano in lui; vediamo insieme alcune strategie pedagogiche da mettere in atto a scuola per favorire l’autostima come arte di valorizzare sé stessi.

Costruzione di un ambiente positivo: Creare un clima positivo in classe è fondamentale per promuovere l’autostima. Quando i docenti incoraggiano il rispetto reciproco, la condivisione di idee e la collaborazione, ciò contribuisce a creare uno spazio in cui gli studenti si sentono accettati e valorizzati.

Valorizzazione delle abilità individuali: Ogni studente ha abilità uniche. Attraverso progetti individuali e attività personalizzate, i docenti possono valorizzare le competenze specifiche di ciascuno studente, consentendo loro di riconoscere e apprezzare le proprie capacità.

Feedback costruttivo: fornire feedback costruttivo è essenziale per sviluppare l’autostima degli studenti. È fondamentale non concentrarsi solo sugli errori ma evidenziare i punti di forza degli studenti e offrire suggerimenti per migliorare.

Esempi Pratici e Laboratoriali a scuola e in famiglia.

Ecco alcuni spunti pratici da poter utilizzare attraverso una didattica laboratoriale sia a scuola che a casa.:

Progetto di Auto-Scoperta: Gli studenti possono essere incoraggiati a tenere un diario di auto-riflessione, annotando i loro successi, sfide e obiettivi personali. Periodicamente, il docente può guidare discussioni in classe per condividere le esperienze e promuovere un senso di comunità.

Attività di Cooperazione: Organizzare attività di gruppo che richiedano la collaborazione può aiutare gli studenti a sviluppare la fiducia nelle proprie capacità sociali e contribuire al successo del gruppo. Questo tipo di attività promuove la consapevolezza di sé e degli altri.

Presentazioni Individuali: Chiedere agli studenti di preparare e presentare discorsi sulle proprie passioni o competenze speciali aiuta a sviluppare la fiducia nell’espressione di sé. I loro compagni di classe possono poi fornire feedback positivi, consolidando ulteriormente l’autostima.

Quattro domande magiche per aumentare l’autostima:

  1. Tu cosa ne pensi?
  2. Tu come la vedi?
  3. Sei d’accordo?

E poi questa domanda importantissima:

  • Cosa è importante per te?

Per concludere l’educazione ha un ruolo cruciale nello sviluppo dell’autostima degli individui. Attraverso un approccio pedagogico che promuove un ambiente positivo, valorizza le abilità individuali e fornisce riscontri costruttivi, i docenti e i genitori possono contribuire significativamente alla crescita personale dei bambini e dei ragazzi. Gli esempi pratici e laboratoriali proposti mirano a fornire strumenti concreti per implementare queste strategie in modo efficace, contribuendo così a formare individui sicuri e consapevoli delle proprie potenzialità.

Bibliografia:

  • “I sei pilastri dell’autostima” di Nathaniel Branden (Autore) , Maria Olivia Crosio (Traduttore) TEA, 2018
  • “L’Arte di Vivere Consapevolmente”, Nathaniel Branden, TEA edizione, 2008
  • “Il Giardino segreto: esploriamo l’autostima” di Marta Tropeano
  • “Manuale di etica universale per insegnanti e genitori” di V. Giacomin, Terra Nuova edizioni, 2019

Foto di copertina by Markus Spiske su Unsplash

Storia (e geografia) in gioco

in Attività di classe by

Nonostante sussistano ancora dei pregiudizi sull’apprendimento ludico, inserire modalità di gioco all’interno delle discipline scolastiche può aiutare a consolidare e fortificare gli apprendimenti. Vediamone qualche esempio nelle discipline storico-geografiche.

Il gioco ha un’importanza fondamentale per la crescita del bambino e riuscire a mantenere una dimensione ludica anche all’interno delle discipline scolastiche può rivelarsi un ottimo sistema per rendere più efficaci e duraturi gli apprendimenti.

Il pregiudizio che si debba imparare solo con sudore e fatica è però duro a morire, benché tante evidenze scientifiche, già nel secolo scorso, abbiano dimostrato il contrario.

Diversi studiosi hanno ben approfondito le caratteristiche e le funzioni del gioco nello sviluppo psicologico del bambino, tra cui Jean Piaget, Lev Semënovič Vygotskij e Jerom Seymour Bruner.

Secondo Bruner, ad esempio, il gioco costituisce un potente stimolo all’apprendimento e, in tempi più recenti, anche Antonio Brusa definisce il gioco come il mezzo più naturale per l’apprendimento.

Caratteristiche del gioco con finalità didattiche

Brusa, docente di Didattica della Storia all’Università di Bari, fornisce alcune informazioni per rendere il gioco un ottimo mezzo didattico per l’apprendimento dei contenuti affrontati in ambito storico.

Queste le caratteristiche che dovrebbe possedere:

  • tempi: preparazione/esecuzione dovrebbero richiedere tempi congrui;
  • essenzialità: dovrebbero esser previste poche cose ma precise, possibilmente non secondarie;
  • facilità: dovrebbero esser previste poche regole, pochi materiali e dovrebbe essere facilmente insegnabile;
  • debriefing: il gioco dovrebbe essere divertente e non punitivo;
  • inseribilità pianificata: dovrebbe essere agevolmente inserito nel curricolo.

Avvertenze per ottimizzare l’uso del gioco

Per ottimizzare la funzionalità del gioco in ambito didattico, Brusa suggerisce le seguenti avvertenze:

  • regola generale: il gioco deve divertire, altrimenti non può definirsi tale;
  • durante il gioco l’insegnante assume il ruolo di il facilitatore, prende nota delle questioni rilevanti perché gli serviranno per la lezione condivisa conclusiva;
  • nella lezione conclusiva l’insegnante cercherà di ristrutturare e dare ordine alle conoscenze apprese. Il contenuto di questa lezione può essere soggetto a valutazione.

Caratteristiche pedagogiche e obiettivi:

Il gioco, per quanto debba essere divertente, non serve esclusivamente a divertire, ma deve basarsi su un contenuto da rielaborare e interiorizzare.

Il gioco comprende un ampio ventaglio di obiettivi:

  • permette la collaborazione di allievi a livello diverso;
  • stimola la creatività e il problem solving;
  • agisce sulla motivazione allo studio;
  • è utile per apprendere nozioni o concetti difficili;
  • favorisce l’acquisizione del concetto di complessità e di visione multiprospettica;
  • mobilizza le conoscenze storiche acquisite e permette di guardare alla storia dal passato come storia per il futuro.

Qualche esempio di gioco 

I giochi artigianali richiedono pochissimo materiale, ma una buona creatività e un’ottima conoscenza dell’argomento.

Nel libro Giochi di storia di A. Brusa e L. Bresil si possono trovare numerose informazioni su giochi e attività ludiche da proporre in ambito storico e su quali competenze sollecitare per poterli mettere in pratica.

Un esempio è il gioco dell’oca sulla Rivoluzione francese: la classe, divisa in gruppi, ricerca fatti e personaggi importanti ai quali si attribuiscono valori e sui quali si costruisce il percorso.

Anche i miei studenti di una classe seconda di scuola secondaria di primo grado hanno provato a costruirlo e, sempre riferendosi a questo argomento, si sono cimentati nella realizzazione di cruciverba – sia in formato cartaceo che digitale – e di cartellini riportanti caratteristiche di personaggi storici del periodo da dover riconoscere (una sorta di mix tra carte dei “meme” e gioco “Indovina chi?”)

Sempre in una classe seconda ho fatto realizzare un puzzle sull’Unificazione italiana che mettesse in risalto le varie tappe che hanno portato all’unità nazionale del 1861: i pezzi di puzzle, identificati con i singoli stati italiani, andavano ricomposti secondo un ordine cronologico di annessione al primo puzzle di avvio di tutto il processo di unificazione, ovvero quello identificato col Regno di Sardegna.

Potrebbe essere un'illustrazione raffigurante mappa e testo
Potrebbe essere un'immagine raffigurante mappa
Potrebbe essere un'immagine raffigurante mappa e testo

Infine un gioco che ho fatto sperimentare in una prima e che ha riguardato, stavolta, l’ambito geografico: una grande carta muta d’Europa, interamente realizzata a mano unendo il retro dei cartelloni pubblicitari di supermercati destinati al macero, sulla quale poter giocare a riconoscere i vari stati seguendo le regole del ben noto gioco Twister che mette in azione sia l’ambito cognitivo che quello corporeo.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 4 persone, mappa e testo
Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e mappa
Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona, progetto, mappa, pianta del piano e testo

Altri spunti su attività da fare in classe le trovi qui!

Foto di copertina by Xavi Cabrera on Unsplash

Testo espositivo e WRW: il manuale di storia lo creano gli studenti

in Approcci Educativi/Attività di classe by
Sabina Minuto da tre anni usa il metodo WRW anche in storia e fa costruire ai ragazzi un testo (personale) che sostituisce il manuale.

Come faccio a lavorare al testo espositivo con il metodo WRW? È abbastanza difficile in effetti. La parte facile è l’autobiografico. Lí, fra attivatori, testi mentore e albi illustrati, diciamo che te la cavi in modo più facile. Ma non è tutto: io devo affrontare il testo espositivo e dare le basi per la futura traccia d’esame. Non mi è mai piaciuta l’impostazione tradizionale data a questo testo dalle antologie e ho sempre pensato che ci fossero modi più “autentici” per scrivere un buon espositivo.

In effetti ho studiato sia sui maestri americani che trattano la non fiction in modo meno asettico, sia su alcuni manuali di scrittura, sia osservando me stessa come scrittrice e come lettrice. Ed è così che ho trovato e sperimentato quello che mi sembra funzioni. Fra i testi in inglese questo credo sia il più semplice: Georgia Heard, Finding the Heart of Nonfiction: Teaching 7 Essential Craft Tools With Mentor Texts (Heinemann). Un testo agevole, ricco di idee che mi hanno convinto. Scrivo ora in ordine sparso le idee che ho sperimentato in questi 5 anni alle superiori.

L’espositivo in storia
Poiché in realtà esporre ha come fine dare informazioni al lettore è da circa tre anni che lo uso per far costruire ai ragazzi un testo sulle informazioni di storia che hanno acquisito. In questo modo ottengo una doppia valutazione di storia e di italiano. Non abbiamo libro. Partiamo solo da fonti iconografiche, presentazioni mie, filmati alla LIM e tante letture in cui applicano lo schema a Y ( domande, connessioni , fatti – che sostituiscono le impressioni). Come letture attingo da documenti storici o più facilmente dalla storia narrata come quella di “Breve storia del mondo” di Enrich Gombrich (Salani) oppure “La storia del mondo in 100 oggetti” di Neil MacGregor (Adelphi). Anche in storia lo schema a Y è veramente uno strumento potente di pensiero. Sempre. I ragazzi, poi, ad ogni paragrafo incollano immagini che abbiamo usato (se vogliono) e ne fanno una didascalia che non è affatto un banale compito. In pratica costruiscono un loro particolare testo di storia con i loro appunti, la loro rielaborazione personale e i loro particolari processi di scrittura. In storia ovviamente l’espositivo perde l’idea della libertà dello scrittore. Cioè sono io, come docente, che decido il periodo o l’argomento. E come saprete la scelta di chi scrive è un caposaldo del metodo WRW. Per ovviare a questo, sperimento ad esempio l’ espositivo su un personaggio a scelta dei ragazzi. Questo mi permette di lavorare con il WRW classico: attivatori, prescrittura, minilesson, stesura bozze, consegna cioè pubblicazione.

Ho usato come attivatore l’albo “Il suo piede destro” di David Eggers (Mondadori) che contiene una lunga parte espositiva sulla storia della statua della libertà ma nel contempo mostra come si possa esporre ed argomentare anche narrando aneddoti e rendendo più vivo il testo. Ho poi proposto testi mentore da mappare: uno sul premio Nobel per la pace 2019 Abiy Ahmed Ali e uno sul calciatore Sadio Manè. Smontandoli abbiamo individuato alcune tecniche di scrittura importanti e le abbiamo mappate. Cosa si intende? Come ho imparato dai maestri americani si può proporre agli studenti di elaborare una leggenda con simboli particolari per segnalare le tecniche usate dopo averle riconosciute. Nel frattempo ognuno ha scelto il suo personaggio, quello su cui aveva piacere di scrivere. A questo punto ho introdotto la tabella KWL: ossia Know What Learn. È una ottima opera di prescrittura per mettere a punto le idee su cui lavorare. I ragazzi hanno compilato in classe la prima colonna e poi si sono fatti domande per arrivare a completare anche la seconda. Cosa so? Cosa invece mi manca e vorrei sapere? A questo punto entra in gioco il cellulare. Lo devono usare per la terza colonna in modo da reperire tutte le informazioni che vogliono imparare sul loro personaggio. Possono anche consultare alcuni testi espositivi facili che ho in biblioteca e ho comperato negli anni (specie sui campioni dello sport o su personaggi come Mandela o Martin Luther King).

Io nel frattempo ho scritto il mio testo espositivo mentore: ho fatto metacognizione sul mio modo di scrivere e impostato alcune minilesson fondamentali.

Eccone alcune:
● Come iniziare? Tre incipit presi da testi mentore diversi. In uno ho insistito molto sugli aneddoti personali della vita del personaggio scelti ovviamente ad hoc in modo da rendere più brillante il testo.
● Come strutturare i paragrafi: minilesson da Jennifer Serravallo sul paragrafo tradizionale (tecnica scatola/ proiettili) e sul paragrafo costruito sui contrasti (perché a me piace molto).
● Come fare una buona chiusura: ho preso idee da me stessa come scrittrice e dal testo di W. Zinsser “ Scrivere bene” (Dino Audino editore 2008 ), una vera bibbia per gli scrittori.
● Ogni testo espositivo deve avere un focus cioè deve attirare il lettore per cui chi scrive deve trovare per cosí dire un buon filo conduttore. Trovare un focus per il proprio testo è attività complessa. Aiuta anche a collegare bene i paragrafi fra loro per tenere unita la struttura.Ci dobbiamo chiedere: cosa voglio che rimanga al lettore di questo argomento? E su quello lavorare.
● Faró di nuovo anche la minilesson indispensabile sui titoli perché li aiuta a lavorare anche in vista della maturità. Le parole chiave saranno anche il modo per rivedere il focus e correggere eventualmente il tiro.

A questo punto siamo alle bozze. Mi pare che i ragazzi stiano lavorando bene. Prima della consegna finale daró loro una check list di controllo per vedere che nel testo ci sia tutto quanto richiesto dalla griglia di valutazione concordata con loro in fase iniziale. Tutto per ora funziona. Il lavoro avviato pare procedere. Ho specificato che non voglio testi banali ma “avvincenti come romanzi e pieni come enciclopedie.” Vedremo i risultati. Io sono fiduciosa

Credits immagine: illustrazione di David Eggers da “Il suo piede destro”, Mondadori ragazzi

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