Claudia Ferraroli

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Arte e immagine a scuola: risvegliare creatività e curiosità

in Approcci Educativi/Arte, Musica e Spettacolo by
Claudia Ferraroli, pedagogista clinica, insegnante, autrice di libri e giochi per l’infanzia, ci racconta la sua esperienza in classe con le ore di arte e immagine.

Le ore dedicate ad arte ed immagine sono forse quelle maggiormente bistrattate dell’intero orario scolastico. Se non sono sostenute da una forte passione dell’insegnante finiscono per essere utilizzate per i cosiddetti lavoretti o per creare decorazioni a tema.

Nella peggiore delle ipotesi vengono assorbite da altre materie ritenute più importanti, tipo italiano. Il materiale a disposizione dell’insegnante e prodotto dai grandi editori della scolastica non aiuta di certo, soprattutto per i primi anni della scuola primaria.

Quest’anno ho deciso di impiegare le ore di arte ed immagine in una classe prima, per avvicinare i bambini ai grandi pittori moderni e contemporanei. Alle loro vite e opere, portando così gli alunni a guardare con i loro occhi pieni di stupore, meraviglia, curiosità e senza ancora troppe sovrastrutture.

Il programma ministeriale chiede che i bambini in prima apprendano i colori primari, secondari e terziari, nonché l’utilizzo dei principali mezzi. Perciò quale sistema migliore per arrivare al colore e al suo utilizzo se non attraverso quegli artisti che hanno fatto del colore la loro vita?

Ho iniziato da Vincent Van Gogh.

Per presentare questo pittore credo sia perfetta l’espressione di un mio piccolo alunno: “Ah! Quanto amava il giallo Vincent!”.Ho raccontato la vita del pittore come fosse una fiaba, non senza particolari macabri che ai bambini piacciono tanto. Abbiamo poi guardato e commentato liberamente le sue principali opere alla Lim, notando l’uso e la stesura del colore. Ho trovato sulla rete una serie di cartoni animati, trasmessi da Rai YoYo, proprio per avvicinare i bambini all’arte. Due personaggi che viaggiano nel tempo e hanno modo di incontrare Van Gogh e di seguirlo fino alla sua famosa cameretta. Il pittore mostra loro la sua tecnica e i protagonisti riproducono la tecnica acquisita nel loro atelier.

In classe infine ci cimentiamo con i “Girasoli”, “La Notte stellata” e la “Cameretta” di Van Gogh, usando pastelli, pennarelli, pastelli a cera, tempera. Ho trovato anche degli eccellenti albi illustrati sul pittore che guardiamo in classe. Una mamma mi ha riferito che il proprio figlio seienne ha riconosciuto due opere di Van Gogh nelle stampe appese all’interno di un bar, lasciando tutti gli astanti a bocca aperta. Che grande soddisfazione!

Siamo passati poi a Picasso.

Anche qui racconto della vita, visione delle opere alla Lim e cartone animato. In questo caso abbiamo usato i cubi logici, rendendo l’arte interdisciplinare, e abbiamo provato a comporre opere cubiste in gruppo. I cubi logici ci sono serviti poi per riprodurre le forme su cartoncino con i tre colori primari.

Andando a fare un lavoro di sagomatura e ritaglio molto utile per lo sviluppo della motricità fine, e con queste, creare delle opere cubiste su ispirazione picassiana.

Infine ho presentato “Guernica”, raccontando gli antefatti che hanno portato il pittore a dipingere questa enorme tela. Fotocopiata l’immagine dell’opera ne ho data una ciascuno e fatto scegliere uno degli elementi presenti, che dovevano riprodurre. Inevitabili commenti ed emozioni legate alle immagini. Ne è nato un collage comune su fondo nero che abbiamo appeso in bella mostra.

Altri pittori finora affrontati sono Kandisky e la sua pittura della musica attraverso le forme geometriche e i colori primari (abbiamo dipinto ascoltando il “Bolero” di Ravel e la “Carmen” di Bizet). Salvador Dalì con  i sogni surrealisti e gli orologi molli che abbiamo riprodotto con la creta.

Ma quello che ha forse maggiormente colpito il loro immaginario è stato Jackson Pollock.

Complice anche questo bellissimo video. Abbiamo cercato di riprodurre la tecnica attraverso dei vasetti di yogurt svuotati e bucati sul fondo, da cui la tempera mista ad acqua viene fatta sgocciolare su una grande cartoncino.

Per questo e altri lavori si è unito a noi anche un ragazzo disabile, che si muove solo con la carrozzina e la sua educatrice, dimostrando che l’arte è fortemente inclusiva. L’ora di arte ed immagine è un’ottima occasione per imparare a leggere le immagini, ascoltare storie, comprenderne la successione e collocarle nel tempo.

E ancora lavorare sulla percezione e l’orientamento spaziale, rafforzare la memoria visiva, esprimere le proprie emozioni, gestire le forme geometriche che sono alla base del disegno. Ma soprattutto rimane un momento magico ed importante per risvegliare creatività, talento, curiosità, stupore, gioia e passione. Ingredienti che non dovrebbero mai mancare in un bambino che si approccia alla scuola.

Grazie all’arte impariamo a guardare meglio, più da vicino e da prospettive diverse, facendoci domande. Picasso sosteneva inoltre che “l’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni”.

Un museo della scienza in classe

in Attività di classe by
Come creare un museo della scienza a scuola, aperto a visitatori esterni, partendo da un albo illustrato: l’esperienza raccontata dalla voce dell’insegnante, Claudia Ferraroli

Un paio di anni fa, in giro per le scuole con i laboratori ispirati ad alcuni giochi educativi da me progettati, finisco nella piccola scuola di montagna che mi ha visto felice alunna. L’emozione è stata tanta, anche nel constatare che nulla era cambiato nel frattempo: pochi bambini curiosi, verde intorno e un forte turn over di insegnanti, scoraggiati dalla ubicazione disagiata della scuola. Decido così di dare una mano e per il nuovo anno scolastico vengo reclutata dalla preside attraverso una messa a disposizione. Inizia così la mia avventura nel mondo della scuola, con l’esperienza di una cinquantenne e l’entusiasmo di una neolaureata.

Tra le materie che insegno c’è scienze. Mi trovo per lo più a che fare con pluriclassi di pochi bambini e l’impostazione diventa laboratoriale. Si lavora per competenze, questa parola così nota e contemporaneamente poco conosciuta nel mondo della scuola. Si tratta di sollecitare attitudini e potenzialità ed utilizzare le singole discipline come strumento formativo, non come obiettivo. Per stimolare curiosità e meraviglia nei bambini e fare emergere il loro pensiero critico, gli studenti sono invitati a conoscere direttamente attraverso il contatto con l’elemento naturale, in questo caso piante e animali, a individuare dati, formulare ipotesi, applicare strategie. Per cui ogni argomento viene affrontato in classe attraverso domande e resoconti di esperienze personali.

Gli aspetti positivi vengono valorizzati ed integrati con conoscenze che gli allievi non sono ancora in grado di possedere. Le rielaborazioni di quanto emerso diventano giochi su singoli argomenti, canzoni, libri in formato gigante scritti dai bambini, piccole drammatizzazioni. In particolare per il programma di scienze che va dalla prima alla quarta classe, ho proposto ai bambini di creare per la fine dell’anno scolastico un museo della scienza, aperto a visitatori esterni. Un museo dinamico, esperienziale ed attivo. Per dare maggiore risalto alla proposta ho letto in classe l’albo illustrato: “ Kubbe fa un museo” Electa kids editore . Narra la storia del tronchetto Kubbe, collezionista meticoloso, che ha raccolto, classificato, etichettato e fotografato troppe cose, fino a quando non ha più spazio in casa. Che fare? Kubbe ha la straordinaria idea di aprire un museo. L’entusiasmo di Kubbe è stato contagioso anche per i bambini della piccola scuola di montagna. Il materiale naturale non manca; basta uscire dalla porta o guardare dalla finestra e le idee su come proporre il progetto tante, integrate dalla sottoscritta che ha giusto il vantaggio di avere una visione d’insieme del programma e che comincia a prendere nota di tutto quello che emerge direttamente dai bambini.

Gli argomenti che vengono trattati, sempre partendo da domande, riflessioni, spunti personali trasformati in prodotti creativi ed artistici, sono di volta in volta rielaborati nell’ottica del museo. La fine dell’anno arriva e per i primi di giugno organizziamo la mattinata al museo, invitando le famiglie a farci visita. Usiamo un’aula e disponiamo i banchi a ferro di cavallo, creando una sorta di percorso e dando la possibilità ai bambini di posizionarsi dietro i banchi per interagire con i genitori. Gli alunni si dividono in piccoli gruppi, ognuno del quale si occupa di un singolo settore del museo.

All’inizio del percorso troviamo i bambini di prima che hanno lavorato ed approfondito i cinque sensi,fondamentali per fare esperienza del mondo che ci circonda. Abbiamo creato delle scatole sensoriali, che raccolgono oggetti, cibi, profumi e tutto quello che può stimolare i sensi dei visitatori. Gli alunni di seconda e terza si dedicano alla piramide della alimentazione, che è diventata un gioco ( una piramide costruita con del cartoncino pesante, divisa per colori e i singoli cibi, dotati di velcro, devono essere posizionati dai genitori nello spazio corretto). Sono gli alunni che gestiscono il gioco e ne controllano la correttezza esecutiva. Gli stessi si occupano anche degli animali. Durante l’anno hanno creato un grande libro illustrato con tutte le informazioni principali: alimentazione, riproduzione, movimento etc. e ora lo mostrano ai genitori e spiegano quanto hanno imparato.

Un altro gruppo di bambini invece propone il gioco di creare un animale fantastico attraverso delle carte colorate. Si pescano due carte animali che saranno la base dell’animale inventato ( es. leone e formica), poi altre che definiranno come si alimenta, riproduce, muove etc. il nuovo essere. Ai genitori non resta che completare una scheda ed inventare il nome! Infine i bambini di quarta si occupano di piante: impollinazione, fotosintesi clorofilliana, caratteristiche delle piante sono presentate con un gioco attacca-stacca, un puzzle, una breve drammatizzazione accompagnata da illustrazioni e con una canzone che è una vera propria ode alla natura.

Non manca poi l’angolo dedicato agli esperimenti. Una serie di foglie, cortecce e nidi fanno da cornice all’allestimento. In quella magica mattinata, l’insegnante non fa altro che girare tra gli spazi, controllando che tutto proceda senza intoppi e verificando in maniera diretta quanto i bambini hanno appreso e di come le abilità e le competenze di ciascuno siano anche al servizio di un momento di condivisione importante con le famiglie e il territorio.

Credits immagine: particolare da “Kubbe fa un museo” di Johnsen Kanstad, Electa Kids, 2013

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