Marta Tropeano

Marta Tropeano has 8 articles published.

Sono un'insegnante e pedagogista mi occupo di educazione emotiva e didattica delle emozioni, sono anche autrice della raccolta di favole emozionali "Una Carezza Nell'Anima" edito da NeP Edizioni.

Potenziare l’autostima attraverso l’educazione: Un Approccio Pedagogico

in Approcci Educativi/Attività di classe by

Ecco alcune strategie pedagogiche pensate per sviluppare l’autostima negli studenti attraverso esempi pratici e laboratoriali

L'autostima è un elemento cruciale nello sviluppo di un individuo e gioca un ruolo fondamentale nel determinare future attitudini personali e poi professionali. Nell'ambito educativo, è compito dei pedagogisti promuovere un ambiente che favorisca la costruzione e il potenziamento dell'autostima negli studenti.

In questo articolo, esploreremo strategie pedagogiche mirate a sviluppare l’autostima con esempi pratici e laboratoriali.

Partiamo dalla definizione di Autostima come la percezione valutativa che un individuo ha di sé stesso, influenzando la sua fiducia nelle proprie capacità e il modo in cui affronta le sfide della vita. Da pedagogista affido molta importanza all’ ambiente di apprendimento che incoraggi la consapevolezza di sé e la fiducia nelle proprie capacità.

L’Origine dell’Autostima

L’autostima è l’immagine che ognuno ha di sé stesso ed è un elemento così importante da condizionare il modo in cui affrontiamo ogni momento della nostra vita. Come afferma Nathaniel Branden pioniere nel campo dell’autostima:

“il suo impatto non richiede né la nostra comprensione, né il nostro consenso. Si fa strada dentro di noi anche senza che lo avvertiamo. Siamo liberi di tentare di afferrarne le dinamiche come di rimanerne all’oscuro; in questo caso rimaniamo un mistero per noi stessi e finiamo sempre per subirne le conseguenze”.

L’autostima può essere alta perfino esagerata. Oppure bassa quasi inesistente. In quest’ultimo caso è possibile che in qualche momento della nostra infanzia, qualcuno a cui abbiamo voluto bene non abbia trovato le parole giuste per starci vicino.

Partendo dal presupposto che l’autostima si crea principalmente in famiglia e che affinchè un bambino cresca credendo in sé stesso è necessario che i genitori per primi credano in lui; vediamo insieme alcune strategie pedagogiche da mettere in atto a scuola per favorire l’autostima come arte di valorizzare sé stessi.

Costruzione di un ambiente positivo: Creare un clima positivo in classe è fondamentale per promuovere l’autostima. Quando i docenti incoraggiano il rispetto reciproco, la condivisione di idee e la collaborazione, ciò contribuisce a creare uno spazio in cui gli studenti si sentono accettati e valorizzati.

Valorizzazione delle abilità individuali: Ogni studente ha abilità uniche. Attraverso progetti individuali e attività personalizzate, i docenti possono valorizzare le competenze specifiche di ciascuno studente, consentendo loro di riconoscere e apprezzare le proprie capacità.

Feedback costruttivo: fornire feedback costruttivo è essenziale per sviluppare l’autostima degli studenti. È fondamentale non concentrarsi solo sugli errori ma evidenziare i punti di forza degli studenti e offrire suggerimenti per migliorare.

Esempi Pratici e Laboratoriali a scuola e in famiglia.

Ecco alcuni spunti pratici da poter utilizzare attraverso una didattica laboratoriale sia a scuola che a casa.:

Progetto di Auto-Scoperta: Gli studenti possono essere incoraggiati a tenere un diario di auto-riflessione, annotando i loro successi, sfide e obiettivi personali. Periodicamente, il docente può guidare discussioni in classe per condividere le esperienze e promuovere un senso di comunità.

Attività di Cooperazione: Organizzare attività di gruppo che richiedano la collaborazione può aiutare gli studenti a sviluppare la fiducia nelle proprie capacità sociali e contribuire al successo del gruppo. Questo tipo di attività promuove la consapevolezza di sé e degli altri.

Presentazioni Individuali: Chiedere agli studenti di preparare e presentare discorsi sulle proprie passioni o competenze speciali aiuta a sviluppare la fiducia nell’espressione di sé. I loro compagni di classe possono poi fornire feedback positivi, consolidando ulteriormente l’autostima.

Quattro domande magiche per aumentare l’autostima:

  1. Tu cosa ne pensi?
  2. Tu come la vedi?
  3. Sei d’accordo?

E poi questa domanda importantissima:

  • Cosa è importante per te?

Per concludere l’educazione ha un ruolo cruciale nello sviluppo dell’autostima degli individui. Attraverso un approccio pedagogico che promuove un ambiente positivo, valorizza le abilità individuali e fornisce riscontri costruttivi, i docenti e i genitori possono contribuire significativamente alla crescita personale dei bambini e dei ragazzi. Gli esempi pratici e laboratoriali proposti mirano a fornire strumenti concreti per implementare queste strategie in modo efficace, contribuendo così a formare individui sicuri e consapevoli delle proprie potenzialità.

Bibliografia:

  • “I sei pilastri dell’autostima” di Nathaniel Branden (Autore) , Maria Olivia Crosio (Traduttore) TEA, 2018
  • “L’Arte di Vivere Consapevolmente”, Nathaniel Branden, TEA edizione, 2008
  • “Il Giardino segreto: esploriamo l’autostima” di Marta Tropeano
  • “Manuale di etica universale per insegnanti e genitori” di V. Giacomin, Terra Nuova edizioni, 2019

Foto di copertina by Markus Spiske su Unsplash

Cosa vedo cosa sento. Esercizi d’empatia da portare in classe

in Attività di classe by

Perché si parla spesso di empatia? Che cos’è? Ecco qualche esercizio per capirlo

Inizio questo articolo con un interrogativo che induce ad una riflessione garbata su perché oggi si parla spesso di empatia, cosa significa ciò e qual è la motivazione profonda che c’è dietro le nostre “capacità empatiche”?

Il significato etimologico di empatia

Prima di compiere questo viaggio alla scoperta di sé stessi e dell’altro, dobbiamo interrogarci sul significato etimologico della parola “empatia” dal greco  ἐν «in» e -patia: “sentire dentro”, è per me una “parola-valigia” tutta da scoprire ed è “la capacità di mettersi nei panni degli altri, di immedesimarsi con gli stati d’animo e i pensieri delle altre persone”. 

Una delle più belle definizioni viene dallo scopritore dei Neuroni Specchio e Scienziato Rizzolatti che afferma:

Empatia come contatto l’uno con l’altro, il riconoscere nell’altro un’emozione”.  

Ma come favorire questo con i bambini? 

Lo si può fare con la “cura pedagogica” nella relazione educativa. Dedicare del tempo alle “capacità empatiche” ha numerosi risvolti positivi, perché favorisce in classe e a casa la comunicazione, l’accettazione di sé e degli altri, una maggiore autostima e consapevolezza emotiva e i bambini diventano così i “protagonisti attivi” delle proprie emozioni. Crescere prestando attenzione all’altro significa educare cittadini attivi e rientra nell’apprendimento di educazione civica, con l’obiettivo di costruire tutti insieme uno spazio di umanità e condivisione!

Da Pedagogista e Insegnante mi sono chiesta come possiamo creare delle vere e proprie “Lezioni di Empatia” da svolgere sia in classe che in famiglia. 

Vorrei qui proporre un mio “esercizio d’empatia” e di rispecchiamento emotivo dal titolo “Occhi negli occhi” .

Ecco un esercizio di empatia

In  classe: disponiamo i bambini a coppie, seduti uno di fronte all’altro

Invitiamo i bambini a guardarsi negli occhi per circa 20 secondi.

Chiediamo ai bambini di darsi reciprocamente le spalle e di concentrarsi sulle sensazioni e le emozioni che gli sguardi gli hanno suscitato.

Facciamo un giro di scambio condivisione e chiediamo: “Cosa hai provato? Cosa ti hanno comunicato i suoi occhi? È stata una sensazione piacevole o spiacevole? Racconta…

_________________

In questo esercizio il guardarsi negli occhi creerà un contatto e la nascita di molte sensazioni ed emozioni. Il concentrarsi sullo sguardo del compagno,  sentire cosa ci ha comunicato, è un modo di “sintonizzarsi sulle nostre e le altrui emozioni”. Chiedersi alla fine di verbalizzare e raccontare questo è una presa di consapevolezza emotiva. 

Come afferma Daniel Goleman autore e psicologo, insieme a Peter Senge nel libro “A scuola di futuro” edito da Bur, “l’apprendimento sociale ed emotivo è complementare a quello scolastico mettendoli insieme si ottiene un’educazione a tutto tondo del bambino”. 

Mi giunge però un nuovo interrogativo, quanto noi adulti di riferimento siamo lontani dal “notare” gli altri, dal “sintonizzarci” su di loro e “dall’empatizzare” ossia dall’essere preoccupati dei loro problemi e dei loro vissuti?

Perché è qui la differenza, non esiste l’empatia ma le empatie, quella “cognitiva” comprende come gli altri vedono il mondo e i loro modelli mentali, quella “emotiva” è un collegamento cervello-cervello che ci offre una sensazione interiore immediata di come si sentono gli altri e infine ma non per importanza subentra “la preoccupazione empatica”, colui o colei che si sintonizza e si ferma ad aiutare ed è questa quella più importante perché rientra nelle classi di “cura”. Cura dell’altro come sostegno, come sicurezza.

Bibliografia di riferimento 
  • A scuola di futuro. Per un’educazione realmente moderna, Daniel Goleman, Peter M. Senge –Bur Edizioni
  • In te mi specchio. Per una scienza dell’empatia di Giacomo Rizzolatti , Antonio Gnoli  –Rizzoli 
  • A scuola di Empatia di Tropeano Marta – illustrazioni di Alessia De Falco edito da PortaleBambini.it 

Cerchi altri spunti per attività da fare in classe? Qui trovi una lista di articoli dedicati!

Fare per capire: la didattica laboratoriale

in Approcci Educativi/Attività di classe by

La didattica laboratoriale nasce dalla consapevolezza che i bambini imparano con maggiore facilità attraverso un fare concreto: proposta di laboratorio pedagogico-emotivo come spazio affettivo.

Quando parliamo e ci approcciamo alla “didattica laboratoriale” ci riferiamo a una metodologia didattica che affonda le sue radici nel “Learning by doing”, l’apprendimento attraverso il fare. 

Già Jean Piaget nel 1956 scriveva:

L’intelligenza è un sistema di operazioni, l’operazione non è altro che azione: un’azione reale, ma interiorizzata, divenuta reversibile.

Ma è con i lavori di John Dewey che l’apprendimento attraverso l’esperienza viene calato maggiormente nel contesto scolastico. La scuola che immagina Dewey è un ambiente in cui l’insegnamento non si basa sulla trasmissione di nozioni da imparare a memoria, bensì “sull’attività volontaria del bambino”, occupato in osservazioni che rispondono ai suoi interessi e ai suoi bisogni. 

Come fare didattica laboratoriale oggi a scuola?

Quella che attualmente si chiama “didattica laboratoriale” nasce proprio dalla consapevolezza che i bambini imparano con maggiore facilità attraverso un fare concreto, potenziando “il dialogo interiore”, ossia il meccanismo attraverso il quale si elabora una propria visione degli eventi e degli apprendimenti, commentando internamente ogni esperienza. 

Il laboratorio non è quindi un momento separato e staccato dalla quotidiana realtà scolastica, ma una modalità e una strategia didattica. Siamo perfettamente in linea con un apprendimento per competenze, soprattutto il “laboratorio pedagogico-emotivo” punta a potenziare le “competenze di vita”, dove la competenza non è solo il risultato di una pratica ma deriva dalle riflessioni e interiorizzazioni del processo di apprendimento sperimentato.

Il ruolo attivo del bambino

Attraverso il laboratorio pedagogico-emotivo il bambino assume un “ruolo attivo” nella costruzione della sua realtà. L’insegnamento, in questo caso attraverso i linguaggi della favola, della filastrocca, del gioco e della musica, diviene personalizzato e ad ogni alunno/a si attribuisce un’importanza primaria, con le sue potenzialità, risorse e motivazioni. Da Pedagogista e docente, progetto da oltre dieci anni laboratori pedagogici-emotivi per educare all’affettività e per coltivare l’intelligenza emotiva, in questi anni nelle scuole ho verificato con la mia esperienza quanto sia efficace la “didattica laboratoriale” perché offre degli spazi di apprendimento cognitivo ed affettivo, un luogo di incontro, multidimensionale, che favorisce la motivazione, la creatività, la rielaborazione.

Didattica laboratoriale come spazio di personalizzazione

Ma non solo: “la didattica laboratoriale è lo spazio della personalizzazione”, in quanto si offrono più proposte didattiche che possono rispondere alle diverse esigenze e stili di apprendimento e accresce la socializzazione poiché si impara a lavorare insieme e a costruire conoscenze condivise. La mia ultima pubblicazione “Emozioni in Festa”, illustrato da Alessia de Falco e curato da portalebambini.it, è un vero e proprio eserciziario emotivo che permette di realizzare “laboratori pedagogici del cuore”, attraverso le mie poesie e filastrocche i bambini potranno riflettere in modo nuovo, originale ma anche profondo, sulle principali festività del calendario scolastico, un’occasione di crescita emotiva e personale.

Educazione civica

L’apprendimento laboratoriale è trasversale ed è necessario perché esso punta non solo al benessere degli alunni ma getta le basi per una vera e propria “educazione civica”, poiché solo una comunità in cui ognuno di noi sta bene può formare una rete solida e solidale. Secondo le mie osservazioni, le emozioni soprattutto oggi sono uno strumento prezioso oltre ad essere la prima forma di linguaggio, penso fortemente che in classe siano lo strumento inclusivo e compensativo per eccellenza.

Il “Terzo comune”

Mi viene in mente il concetto di “common third” ossia il “terzo in comune” teorizzato dal filosofo danese Micheal Husen. Indica quei momenti in cui si impegna tutti insieme in un’ottica inclusiva, in un’attività che naturalmente facilita la comunicazione perché il focus è sulla “terza azione” in comune che stiamo svolgendo insieme e non sull’atto del conversare in sé. Questo per spiegare come in un laboratorio -pedagogico emotivo o creativo ognuno partecipa dando spazio al proprio “io emotivo” attraverso i propri canali immaginativi, verbali e non, creativi, musicali, attraverso la propria originalità creando “apprendimento trasformativo” perché nessuno neanche l’insegnante o il pedagogista che partecipa rimane quello di prima ma diventa altro.

Quali strumenti operativi possiamo portare in classe e in famiglia?

Vorrei qui presentarvi un mio laboratorio pedagogico -emotivo per creare in classe l’appello delle emozioni nel momento dell’accoglienza a scuola (sul tema della pedagogia delle emozioni, leggi qui). Il Laboratorio si compone di una filastrocca dal titolo “La collana emozionata” dove presento la nascita delle emozioni primarie attraverso la metafora della collana:

Ho diritto ad esprimere me stesso/a
e conosco solo un modo per farlo 
che è quello di esprimere le mie emozioni con il viso,
con gli occhi e con il mio sorriso.

Immagine che contiene testo

Descrizione generata automaticamente

L’attività che accompagna questa riflessione emotiva è composta dalla realizzazione della Collana Emozionata per ogni bambino/a per poi indossarla e rendere visibile la propria emozione attraverso l’utilizzo del “Sorriso-Metro”, ossia del pannello emotivo che consente di riflettere sul proprio stato emotivo e di esprimerlo associandolo ad una delle sei emozioni primarie indicate. 

Nel laboratorio pedagogico si può concludere che attraverso il “metodo riflessivo” ogni bambino e bambina assume un ruolo centrale ed è una metodologia attiva che stimola la partecipazione e favorisce una didattica per tutti. Non dobbiamo mai dimenticare che l’educazione non è per il bambino/a ma con il bambino/a. 

Bibliografia:

  • Jean Piaget, “La rappresentazione del mondo nel fanciullo”, edito da Bollati Boringhieri, anno 2013;
  • J. Dewey, “Democrazia ed educazione”-Una introduzione alla filosofia dell’educazione. Nuova edizione– Edizione integrale, 23 maggio 2018;
  • J. Dewey, Come pensiamo, curatore Chiara Bova, edizione Raffaello Cortina, anno 2019;
  • J.J. Akexander, C. Andersson, “Il metodo danese per giocare con tuo figlio”, edito da Newton Compton, anno 2020;
  • Marta Tropeano, “Emozioni in Festa”, illustrazioni di Alessia De Falco, edito da portalebambini.it, anno 2022;

Foto di copertina by CDC su Unsplash

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