L’importanza della classe… capovolta!

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Per stimolare l’apprendimento attivo e sviluppare un forte senso critico, niente di meglio della classe capovolta. Scopriamo di cosa si tratta, insieme allo psicopedagogista Stefano Rossi.

Era il 2017 quando, in occasione della fiera nazionnale dell’editoria “Tempo di Libri”, lo psicopedagogista Stefano Rossi parlava dell’importanza della classe capovolta.

Oggi, a distanza di 5 anni, per quanto molto sia successo e cambiato (in primis la pandemia e le sue conseguenze sulla didattica), la classe capovolta resta un tema di grande attualità, che vale dunque la pena rispolverare.

Nuove sfide attendono le generazioni di alunni una volta uscite dalla scuola. Un futuro di robotica, con difficoltà a trovare lavoro, il rischio di diventare neet (Not in Education, employment or training), multiculturalismo, globalizzazione e chi più ne ha più ne metta.

Stefano Rossi, psicopedagogista, usa la metafora del passeggero per descrivere il modello della scuola del passato. Permette un accesso sicuro al mondo del lavoro e un’identità definitiva.

Oggi invece ci dovremmo adattare a un’idea diversa: l’autostoppista. Un percorso caotico, con una meta meno precisa, determinato dall’incertezza e che richiede una notevole resilienza.

Non accorgersi di questo mutamento significa lasciare gli alunni senza gli strumenti per affrontare la realtà, trasformandoli probabilmente in autostoppisti aggressivi. La scuola deve educarli invece in figure di esploratori coraggiosi.

Ma cos’è un esploratore coraggioso? È una figura che ha iniziativa e lavora per problemi (e non per soluzioni), ha un’intelligenza curiosa ed emotiva. È imprenditore di se stesso, ma è anche collaborativo.

Oggi più che mai per educare verso un’idea del genere occorre superare in parte la didattica frontale e utilizzare gli stratagemmi della classe capovolta.

In classe si discute, si lavora e si impara con più interesse

La classe capovolta si basa sull’attivazione e la responsabilizzazione dello studente rispetto alla metodologia classica. Un esempio può essere l’attivazione dell’alunno tramite la visione di un video a casa.

Il video è preparatorio per la lezione in classe che verrà dedicata, se necessario, solo in parte alla didattica frontale. Verrà invece divisa in varie fasi non troppo lunghe che puntano a esaltare la riflessione e la collaborazione.Al termine della lezione si avrà invece la chiamata casuale e individuale per il voto.

Rossi suggerisce qualche accorgimento, ad esempio i gruppi composti da molti alunni possono essere poco governabili e potrebbero sorgere problemi e seccature. L’ideale è invece il gruppo di due persone in cui l’interazione è quasi obbligata e la cooperazione paritaria molto stimolata.

L’obbiettivo è l’attivazione dei ragazzi e l’idea sembra semplice ma richiede non poco impegno. Il risultato però è interessante. In classe si discute, si lavora e si impara con più interesse. Si impara insomma facendo, e se la cosa sembra americanizzante è perché ci siamo un po’ dimenticati della grande Maria Montessori che già parlava di apprendimento attraverso l’attività e di autonomia e responsabilità

E forse proprio di questi tempi, con l’insorgere delle fake news e della post verità che abbiamo bisogno di futuri adulti con un forte senso critico e uno spirito di comunità legato alla collaborazione e alle conoscenze.

Fonti

http://flipnet.it/

https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2017/02/27/scuola-capovolta

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