Il mondo del non si può

in Affettività e Psicologia by
Renato Palma ci racconta con la sua leggerezza di due modi di essere e vivere. Nella mitica lotta fra la fazione del si può e quella del non si può, la seconda sembra avere il sopravvento. Ma non tutto è perduto

Leggi anche la prima parte: Tutta un’altra storia

Un noto sociologo, un uomo dabbene e stimato, fino a quel momento, a un certo punto cominciò a dire di aver ricevuto una lettera da un’astronave. Molti scossero la testa e pensarono che si era bevuto il cervello. Se siete anche voi tra quelli che lo considerano un visionario, potete smettere di leggere.

Io penso che la storia, vera o non vera, sia troppo bella e valga la pena di raccontarla. Dunque i passeggeri dell’astronave gli scrivono che hanno mandato una delegazione in giro per l’universo per cercare esseri viventi dotati di intelligenza con cui fare amicizia. E gira di qua e gira di là, sono arrivati sulla terra e hanno continuato la loro ricerca, sperando finalmente di avere successo.

Nella lettera, che sottoporranno ai loro saggi e miti anziani, gli comunicano le conclusioni alle quali sono giunti. Dunque, la terra è abitata non da una, ma da due razze di intelligenza molto particolare. La prima è costituita da esseri che stanno in piedi, hanno due braccia e relative mani, una testa sul collo e occhi e orecchie e naso e bocca: non ci vuole un grande sforzo di immaginazione: siamo noi.

Questi individui sono capaci di costruire città, ponti, macchine, coltivare la terra e così via, sanno fare un sacco di cose. Quindi sono intelligenti. Non sono molto simpatici, però, perché sono sempre indaffarati, si prendono troppo sul serio, non giocano mai, sorridono raramente, sono pronti a litigare per tutto e su tutto. Sono convinti di avere sempre ragione loro.

si può
Aggressivo esemplare di Unsipole

Dalla descrizione che ne danno gli extraterrestri dovrebbero corrispondere, con una buona approssimazione, alla tribù dei non si può, che loro hanno chiamato gli “Unsipole”, che potrebbe essere tradotto, un po’ semplificando, con tre parole (si sa, gli extraterrestri sono più sintetici di noi) con antipatici, noiosi, conservatori. Non riescono, gli extraterrestri, a capire come abbiano fatto a raggiungere un così elevato livello di civiltà. 

Bene, per fortuna non si sono fermati a questa prima scoperta. Dopo dieci dei loro anni, hanno individuato una seconda popolazione, assolutamente uguale alla prima, solo con più capelli e più voglia di ridere, con la quale si sono detti veramente interessati a stabilire delle relazioni.

Li hanno chiamati “Sissipole”, pacifici abitanti della terra, sempre sorridenti, tolleranti, miti e, soprattutto, disposti a prendere tutto come un gioco, a stare e a fare insieme, a innamorarsi, a pensare che il meglio deve ancora venire. Tutto molto bello. Ma. Come al solito c’è un ma. Questa popolazione non ha alcun potere e, soprattutto ha un problema, del quale non sono riusciti a venirne a capo.

Tra i Sissipole sono pochissimi quelli che hanno più di vent’anni. Sono veramente rari, conducono una vita appartata, raramente hanno posizioni di potere. Loro dicono di averne contati uno su centomila (queste sono le loro statistiche, e spero che siano sbagliate per difetto).

Che succede ai Sissipole? Le loro teorie non reggono neanche alla nostra logica.

Una rara immagine che documenta la cattura di un Sissipole e la sua trasformazione in Unsipole

Loro pensano che dopo i vent’anni i Sissipole, stanchi di vivere a contatto con gli Unsipole, si imbarchino su astronavi simili alle loro e vadano a vivere in mondi più semplici del nostro (quella che noi definiamo la fuga de cervelli, ma che riguarda poche centinaia di persone). L’altra, che sostiene che la mortalità tra i Sissipole sia molto alta (il 99,9%), non è proprio credibile.

L’unica spiegazione che possiamo dare è che la guerra di logoramento fatta dagli Unsipole conduca non alla estinzione dei Sissipole, che per fortuna continuano a nascere (voi certamente sapete che gli esseri umani sono tutti, alla nascita, dei Sissipole: esistono molti studi che confermano questa teoria), ma alla loro cattura.

Gli Unsipole fanno molti prigionieri (in luoghi speciali di detenzione che chiamano scuole, che i Sissipole spesso definiscono come carceri, nelle quali vale senza discussioni la rigida legge degli Unsipole, te l’ho detto). Quindi potrebbe essere vero che molti nativi Sissipole vengano trasformati in rigidi Unsipole dalle scuole, o, per essere precisi, dalla maggior parte delle scuole. E questo certamente ci deve far pensare.

Questa spiegazione però non convince gli astronauti: loro sono troppo intelligenti per poter accettare l’idea che venga sprecata tanta energia per trasformare una popolazione così piacevole in un’altra piuttosto nervosetta e antipatica.

Io però sono dell’idea che le cose stiano come vi ho scritto. E se stanno veramente così dovremo trovare il modo di mettere insieme gli adulti che hanno continuato a vivere, magari di nascosto, come Sissipole, perché finisca questa tratta e, per il bene di tutti, si allunghi l’età di sopravvivenza dei Sissipole e il loro benefico effetto sulla nostra società.

Medico e psicoterapeuta, partendo dalla ricerca di un modello non conflittuale e non autoritario nella relazione affettiva, considera fondamentale un cambiamento del rapporto tra adulti e giovani, riflette sulle dinamiche di potere all’interno del momento educativo e sul loro travaso nella terapia.

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