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L’uso del digitale a scuola

in Storia e Filosofia by

Insieme all’insegnante Valerio Camporesi riflettiamo sull’utilizzo del digitale nelle scuole italiane

È di poco tempo fa la notizia di una scuola pugliese che ha invitato ad iscrivere i propri figli presso altri istituti le famiglie degli alunni che non li doteranno di un dispositivo digitale: o l’iPad o la scuola, dunque, o meglio non c’è scuola senza iPad.

Una relazione pericolosa, alla quale sono seguite reazioni molto polemiche, visti anche i costi di tali dispositivi, e ancora di più ci sarebbe da dire sul messaggio educativo che viene trasmesso, tutto fuori che inclusivo come invece dovrebbe essere in una scuola pubblica italiana.

Ma se si è arrivati a tal punto non lo si deve certo all’uscita estemporanea di una dirigente, bensì al clima ormai diffuso da anni.

Un clima caratterizzato dall’imperativo categorico dell’innovazione: la scuola deve rinnovarsi, ”sennò li perdiamo, i ragazzi di oggi”, viene ripetuto come una mantra ossessivo.

Ma abbiamo riflettuto abbastanza sul concetto di innovazione?

Prima di ogni altra considerazione, verrebbe da chiedersi se si sia riflettuto abbastanza sul concetto di innovazione, associato senza possibilità di equivoci a quello di miglioramento, come se ogni cambiamento fosse per propria natura positivo.

Relazione ancora più pericolosa, che la Storia ha smentito più volte: il Nazismo fu senza dubbio un’innovazione, così come il Fascismo, e sarebbe ben difficili annoverarli tra i fenomeni positivi.

Allo stesso modo – e per  avvicinarci alle nostre tematiche – alcune innovazioni introdotte dalle numerose, troppe, riforme della scuola hanno prodotto solo o per lo più confusione e disorientamento, e talvolta anche danni gravi e irreparabili (valga per tutte la sconsiderata introduzione dell’alternanza scuola/lavoro, che ha sottratto alle ore di studio intere generazioni di studenti, gettati spesso senza tutele dentro una sperimentazione crudele del mondo del lavoro, con esiti talvolta drammatici).

Ma innovazione dev’essere, appunto, e per forza, il “sennò li perdiamo”: peccato però che questa innovazione, oltre che portatrice di quell’ambiguità di cui si diceva sopra, sia anche intesa in un senso unico e incontestabile, quello dell’adeguamento dell’istruzione alle nuove tecniche della multimediaticità imperante.

Cosa fare…

Bisogna insegnare in modo interattivo, coinvolgendo gli studenti a partire dai mezzi virtuali che essi abitualmente frequentano ed in funzione di essi.

Ascoltare, leggere, scrivere, sono azioni che richiedono una presenza attiva, un esercizio del corpo e della mente poco confacente con lo stilema della tecnologia imperante che tende a creare invece quella ”civiltà dell’ozio” evocata dai suoi stessi fautori, e di questo passo diventeranno presto il repertorio stracco e desueto di una scuola retrò additata al pubblico ludibrio da un mondo indirizzato univocamente verso l’orizzonte virtuale e multimediatico.

Quale sarà o potrebbe essere il risultato di un tale processo è ben facile da prevedere, a partire dai dati disarmanti sulle sempre maggiori incapacità degli studenti italiani nel comprendere un testo o nell’elaborare un pensiero in forma ragionata e compiuta, cose a cui si arriva anche e soprattutto con lo sforzo, la pazienza e lo sviluppo dell’attenzione, concedendosi lo spazio e anche la possibilità della noia così aborrita dalla compulsività tecnologica imperante che tende a renderci tutti ‘soldatini’ messi in riga per svolgere compiti altrui.

La proposta diversa, o per meglio dire divergente (in un’epoca in cui chi diverge dal pensiero unico proteiforme è soggetto agli ostracismi più vari, in ogni campo), potrebbe essere quella di una scuola aperta alle nuove tecnologie ed alle possibilità da esse offerte, senza però esserne succube.

Una scuola che non dovrebbe assecondare acriticamente i mondi conoscitivi frequentati dai ragazzi ma integrarli con orizzonti diversi affinché l’uomo non si riduca a quell’essere ad una dimensione già profetizzato.

Perché in fondo sfogliare un libro, darsi lo spazio e il tempo per riflettere, affrontare criticità e problemi, sviluppare il senso del dubbio e l’immaginazione son tutte cose che servono e parecchio allo sviluppo di ogni individuo, e sono tutte cose non possono stare dentro a delle buffe scatole fabbricate da altri.

CityCampus: insegnare coding, robotica ma anche arte, per preparare al Futuro

in STEM ed Esperienze digitali by

Da settembre 2021 a Firenze apre CityCampus, palestra per la Mente ideata da Librì Progetti Educativi – per insegnare a bambini e ragazzi i principi di coding, tinkering e robotica. Ma anche gioco e arte.

I bambini, i ragazzi: un serbatoio infinito di energia ed entusiasmo riversato non solo nel gioco, ma anche nella scuola e nelle attività sportive: perché, si sa, ad allenare il corpo ne beneficia di conseguenza anche la mente.

Ma perché non affiancare alle palestre per il corpo, una vera e propria palestra per la mente?

Questa domanda è stata il punto di partenza per Librì Progetti Educativi, e la risposta è sfociata nello sviluppo di un suo progetto ambizioso quanto innovativo: CityCampus, appunto.

Steam-C

Per arrivare a capire appieno le potenzialità di CityCampus, è necessario prima avventurarci nel mondo delle Steam-C (acronimo inglese di Science, Technology, Engineering, Art, Mathematics), ovvero le materie scientifiche (matematica, tecnologia, ingegneria) mescolate agli strumenti digitali e alla creatività artistica.

Ebbene sì, il binomio forse non è immediato, ma in realtà scienza e arte possono far parte armoniosamente di una stessa attività, volta a lavorare in modo creativo, innovativo e sostenibile, favorendo così un progresso economico, umano e sociale.

I lavori di domani

Viviamo in un mondo velocissimo, in continuo cambiamento, e che lascia libera la mente di immaginare per il futuro (assai prossimo), lavori che al momento nemmeno esistono: secondo alcune ricerche, infatti, il 60% dei lavori più interessanti del prossimo decennio non sono stati ancora inventati!

Lavori immersi nelle nuove tecnologie (come il pilota di droni), nel digitale (lo psicoterapeuta del digitale), ma che rivelano anche un’attenzione verso l’ambiente (l’agricoltore verticale o l’esperto in cambiamenti climatici).

Va da sé che per affrontare questa grande trasformazione sono richieste conoscenze tecniche e grande fantasia: è dunque necessario essere ben preparati e formati a dovere.

Insegnare il futuro

Ed ecco quindi il perché di CityCampus: per insegnare il futuro che sta arrivando. Come? Attraverso il gioco – le cui funzioni psicopedagogiche sono ormai ampiamente dimostrate – e gli incontri, che si rivelano vere e proprie esperienze immersive.

Cosa è CityCampus

A metà strada tra il doposcuola e la ludoteca, luogo di studio e di relazione sempre aperto e immerso nel ritmo cittadino, CityCampus prevede lezioni in cui verranno insegnati il coding (alias il linguaggio di programmazione), il tinkering (dal mondo Maker, un laboratorio creativo in cui “pensare con le mani”) e la robotica.

Il tutto, ponendo sempre una grande attenzione verso l’aspetto delle relazioni sociali e interpersonali (e qui entra di diritto la dimensione del gioco).

Com’è strutturato CityCampus

Le lezioni, che partiranno dalla seconda metà di settembre 2021, si svolgeranno in un ambiente accogliente, sicuro e motivazionale, e saranno suddivise in due fasce d’età:

  • KIDS (6-10 anni)
  • JUNIOR (11-14 anni)

Non è richiesta alcuna competenza precedente, e l’impegno prevede 4 giorni a settimana, con orario 14-17 per i Junior e 17-19 per i Kids.

Inoltre, tutti i partecipanti avranno a disposizione tablet personali, computer e set di robotica.

Dove si terrà CityCampus?

Il battesimo del progetto avverrà a Firenze per poi estendersi in futuro ad altre città d’Italia.

Del resto, quale migliore città di Firenze – culla del Rinascimento –  per dare vita ad un progetto di rinascita, dopo l’impoverimento educativo e relazionale che due anni di Covid hanno lasciato ai bambini e ragazzi?

Per ulteriori informazioni sul progetto clicca qui, o scrivi a info@progettiedu.it, oppure chiama lo 055. 9073.999.

Didacta 2021: un’edizione digitale per la scuola che si rinnova

in Scuola by
Con Didacta 2021 riportiamo la scuola nel cuore di tutti: scopriamo insieme l’entusiasmante 4° edizione, interamente digitale

Ai nastri di partenza, con il suo carico di interessanti novità, la Fiera Didacta 2021, evento nazionale sull’innovazione della scuola, il più atteso da docenti, dirigenti scolastici, educatori e professionisti in generale del settore!

Una fiera, questa, arrivata in Italia alla sua 4° edizione, e che si svolge solitamente a Firenze, presso gli spazi della Fortezza da Basso. Questo anno, però, causa emergenza Covid-19, l’evento si svilupperà interamente online.

E dunque dal 16 al 19 marzo tutti sintonizzati sul sito ufficiale, dove sarà possibile trovare e seguire circa 170 eventi formativi del programma scientifico, e oltre 200 organizzati da enti e aziende (per iscriversi cliccare qui).

Convegni, workshop, seminari che toccano varie tematiche: il programma è suddiviso per tipologie di attività, dalla scuola dell’infanzia all’università. Si va dall’ambito scientifico e umanistico a quello tecnologico, fino allo spazio dell’apprendimento.

Un grande spazio digitale in cui confrontarsi piacevolmente e condividere idee sul futuro della scuola e che, data la veste “virtuale”, non limita in alcun modo l’accesso e la fruibilità dei suoi contenuti.

Vediamo il bicchiere mezzo pieno: non ci sarà alcuna corsa tra uno stand all’altro, con il rischio di perdersi. Tutto sarà comodamente a portata di clic!

Tra gli eventi segnaliamo:

“Che lingua parla la Musica? Come fa a raccontarci le cose? Spunti per un ascolto consapevole ma libero

In programma martedì 16 marzo dalle 13 alle 15, un seminario sul valore della musica come linguaggio universale, e dunque l’importanza di indirizzare gli alunni verso un ascolto libero e consapevole.

“Pedagogia Hip Hop”

In programma mercoledì 17 marzo – dalle 13.30 alle 15 – un seminario sulla valenza pedagogica della cultura hip-hop, che comprende, tra altre forme espressive, la musica rap.

Il viaggio segreto del virus

Questo il titolo del nuovo libro per ragazzi scritto dalla virologa e direttrice del Centro di eccellenza One Health dell’Università della Florida Ilaria Capua, e presentato da lei insieme a Marco Cattaneo, Direttore di Le Scienze e National Geographic.

Tema del libro è la scoperta delle creature più piccole, dispettose e sorprendenti dell’universo: i virus! Segnatevela in agenda: la presentazione è mercoledì 17 marzo, alle ore 11.

Scienza, Sogni, Materie Stem e Futuro

In questo seminario che si terrà venerdì 19 marzo alle ore 11, troviamo la giovanissima Linda Raimondo (classe 1999), aspirante astronauta e studentessa di fisica all’Università di Torino, in compagnia del fisico Massimo Temporelli.

Tra le novità di questa edizione:

  • DIDACTA IN CLASSE: in cui gli insegnanti potranno partecipare con i loro alunni e le loro classi ad alcuni eventi in programma.
  • FARE, NON PROVARE nuove idee di leadership educativa: iniziativa gratuita a cura dei dirigenti scolastici per l’incontro virtuale con le aziende.

Un’edizione, questa, non solo importante ma necessaria – come dice il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi – per capire l’impatto della pandemia sulla scuola, e trovare i mezzi e le soluzioni per trasformare, ripensare e rinnovare la scuola e il modo di insegnare, stare insieme, crescere. E poi aggiunge:

 Quest’anno Didacta deve essere qualcosa di più: deve essere il momento in cui la scuola torna nel cuore di tutti.

Per partecipare a Fiera Didacta 2021 occorre registrarsi online, consultare il programma scientifico e selezionare le attività che si desidera seguire, acquistando il biglietto direttamente sul portale (anche utilizzando la carta del docente).

Il biglietto, valido per tutti e quattro i giorni di mostra, ha un costo di 14€. Ma il valore dei contenuti della Fiera è decisamente senza prezzo.

Insegnamento a distanza e didattica tradizionale

in Approcci Educativi/STEM ed Esperienze digitali by
L’emergenza legata al Covid-19 – e alla conseguente chiusura di scuole e università – sta cambiando l’insegnamento. Portandoci verso un insegnamento ibrido capace di coniugare didattica tradizionale e insegnamento a distanza.

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Pensare con gli occhi | il cinema a scuola

in Arte, Musica e Spettacolo by
Carlo Ridolfi ci parla di cinema, tv, serie, supporti digitali, linguaggi e contenuti: conoscerli, per capire ed educare.

Immaginiamo uno zio e una nipote che tra loro abbiano una certa differenza di età. Il primo lo chiameremo Giovanni. Nato nel 1982, quindi ha 39 anni. La seconda la chiameremo Marta. Nata nel 2007, ha 12 anni. Quando Giovanni aveva l’età di Marta, quindi nel 1994, la sua condizione di spettatore di racconti per immagini in movimento e suoni era la seguente.

In casa c’erano tre apparecchi televisivi: uno in sala, uno in cucina, uno in camera dei genitori. Due di questi erano collegati a video-lettori, con i quali Giovanni poteva vedere le molte cassette VHS di film registrati dalla tv che c’erano in casa. Nello studio del babbo c’era un personal computer collegato a internet con un modem esterno. La connessione telefonica era quella con il doppino di rame, con una trasmissione di dati assai lenta. Per Natale Giovanni ricevette un Super Nintendo, con il quale diventò ben presto un campioncino di Super Mario World e The Legend of Zelda. Giovanni e i suoi genitori andavano al cinema in sala circa una volta al mese.

Qual è la situazione di Marta? In casa ci sono due televisori: una smart tv molto grande in sala, con Sky Q (e quindi anche la possibilità di vedere sullo schermo del televisore sia YouTube che Netflix) e un apparecchio collegato col digitale terrestre in cucina.

Entrambi sono collegati ad un video-lettore con il quale Marta può vedere film in dvd o in blue-ray. Sia nello studio del papà che in quello della mamma ci sono dei personal computer.

La connessione Internet è in fibra ottica. Mamma e babbo di Marta hanno uno smartphone, che ogni tanto Marta utilizza. All’età di dieci anni Marta ha ricevuto per il suo compleanno un tablet con connessione wi-fi. Per Natale Marta riceverà in regalo un abbonamento a Google Stadia e il relativo controller, con i quali, avvalendosi dell’offerta di giochi in streaming, potrà sfidare il cugino Antonio, che abita sullo stesso pianerottolo. Marta e i suoi genitori vanno al cinema in sala ogni tre mesi circa.

Sono passati 65 anni dal 3 gennaio 1954, quando la Rai cominciò le trasmissioni su scala nazionale con un solo canale in bianco e nero.

Sembrano passate sessantacinque ere. Il mondo è completamente cambiato e, di conseguenza, ha subito trasformazioni e complicazioni non da poco anche il compito educativo di genitori, insegnanti e quanti abbiano da incontrare generazioni sempre più connesse a dispositivi digitali.

L’offerta di contenuti a disposizione è pressoché infinita e non è certo facile districarsi in un oceano sconfinato di film, serie, video, spot pubblicitari, fulminee incursioni a disegni animati o con riprese dal vero in Instagram o Tik Tok.

L’atteggiamento degli educatori può oscillare tra la vertigine e il disorientamento, la resa incondizionata o l’accettazione supina. Talvolta, ma si tratta di minoranze, si arriva al rifiuto totale di qualsiasi utilizzo di supporti e linguaggi considerati dannosi e pericolosi.

Io credo sia prendere atto almeno di un paio di dati di fatto evidenti.

Il primo è che qualsiasi ragazzino dell’età di Marta (e anche di età inferiori) ne sa in materia molto di più e in maniera molto più approfondita della stragrande maggioranza degli educatori.

Il secondo, conseguente, è che o gli educatori si rendono disponibili ad una alfabetizzazione e a un aggiornamento costanti in merito a supporti, linguaggi e contenuti, oppure la forbice comunicativa tra generazioni sarà sempre più aperta, fino alla totale mancanza di intendimento reciproco.

Sarà proprio il caso di riparlarne.

Byod: le potenzialità dei dispositivi digitali a scuola

in STEM ed Esperienze digitali by
byod
Francesco Leonetti e il byod: grazie alle app che ne sfruttano le funzionalità possiamo trasformare gli smartphone in strumenti didattici fantastici. A poterlo e saperlo fare…

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Librì a Didacta Italia: pronti per la scuola del futuro

in Scuola/STEM ed Esperienze digitali by
librì didacta jim gordon
Dalla piattaforma per condividere moduli didattici ai seminari di formazione: Lorenzo Domizioli, vicepresidente di Librì Progetti Educativi, racconta progetti e novità che verranno presentati a Didacta Italia.

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Per una vera esperienza digitale serve un metodo nuovo

in STEM ed Esperienze digitali by
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La riflessione di Francesco Leonetti, esperto di editoria digitale scolastica, autore del tool epubeditor, formatore,  che ci spiega perché, secondo lui, i supporti digitali, “sono strumenti che richiedono nuovi metodi. Se non si cambia il modo di fare scuola, è inutile cambiare strumenti”.
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