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Didacta: schermi interattivi per la scuola, l’intervista a Christian Fanizzi

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L’intervista con Christian Fanizzi, fondatore e amministratore di Wacebo Europe a Didacta. Discutiamo con lui di innovazione tecnologica e educazione grazie ai pannelli interattivi

– Ciao Christian, come pensa che l’innovazione tecnologica possa influenzare la scuola nei prossimi anni e come si pone la sua azienda in questo scenario?

Wacebo Europe nasce per soddisfare un bisogno di attrezzature e soluzioni che servono per una metodologia innovativa di insegnamento. Spaziamo tra vari campi, dall’hardware come le lavagne o monitor interattivi, alla parte software come applicazioni per l’insegnamento. Tutti strumenti che permettono allo studente di entrare in classe ed essere subito connesso con qualsiasi dispositivo, della scuola o personale. Questo permette all’insegnante di avere una risposta immediata sul grado di assimilazione dei contenuti proposti durante la lezione, e contemporaneamente avere anche una memoria registrata di questi progressi. È possibile capire se un concetto è stato bene assimilato e quindi si può andare avanti con la lezione oppure se occorre spenderci più tempo.

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Siamo un’azienda giovane, da quattro anni creiamo e forniamo tecnologia agli insegnanti. Ma pensiamo anche agli arredi per spazi alternativi. La nostra idea è che la scuola si sta avvicinando all’azienda futura. Per capirci, io dalla scuola esco e vado a lavorare in un’azienda. Quando arrivo trovo un ufficio, una scrivania, una stanza per le riunioni. Con la nostra produzione avviciniamo gli arredi della scuola a quelli dell’ufficio. E allo stesso tempo nella parte dedicata all’ufficio avviciniamo gli arredi a quelli scolastici, proponendo spazi per il lavoro di gruppo e la condivisione dei contenuti. L’idea è di avvicinare reciprocamente la vita della scuola e nell’azienda in modo da favorire metodi innovativi di riunione e scambi di informazione. Alla fine se ci pensiamo, io nel taxi a Milano posso fare una riunione con dei colleghi a Shangai, interagendo con un progetto sul mio smartphone ma che è anche sui monitor dall’altra parte del mondo. In sostanza, l’innovazione educativa deve essere un primo passo verso il futuro del mondo del lavoro.

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– A partire da che livello scolastico potrà entrare pienamente la tecnologia di Wacebo?

Noi vogliamo coprire tutte le fasce d’età. Anche perché ormai ci accorgiamo di come un bambino di 3 anni interagisce facilmente con un tablet o smartphone o addirittura un monitor interattivo. Sono rimasto colpito l’anno scorso da un bambino che utilizzava l’evidenziatore con la penna del monitor interattivo senza che gli fossero date spiegazioni in precedenza. Questo mi ha fatto capire che si parla di nativi digitali per un motivo. Tutti i nati dopo il 1990 hanno familiarità con tablet, smartphone e sanno istintivamente usarli. Di conseguenza credo che le tecnologie di Wacebo debbano parlare a tutte le fasce d’età senza limiti.

– Secondo lei però quando si può partire con l’investimento nella scuola?

Penso che già dalla primaria possa essere un investimento molto significativo, sicuramente.

– Quali saranno le tre migliori tecnologie che influenzeranno il mondo della scuola nei prossimi dieci anni?

Abbiamo assistito a molte evoluzioni tecnologiche, dopo il passaggio da lavagna fisica a Lim, io penso si possa iniziare a parlare addirittura di ologrammi. A mio avviso una delle tecnologie che vedremo a breve, fornita della possibilità di interagire in ogni luogo del mondo connesso. La seconda è il Cloud, naturalmente collegata alla prima. E la terza è la realtà virtuale. Vedo che ormai sta prendendo piede, basta guardarsi intorno in fiera per capirlo.

– Qual’è la vostra realtà di punta?

Noi stiamo investendo molto sui pannelli interattivi. Ormai è facile che il monitor venga visto come una televisione di casa. Ci serve per usufruire di contenuti o per presentarli, ma anche per fare lezione. Il monitor interattivo ora è sicuramente il prodotto che verrà utilizzato nel breve e medio termine. Poi la tecnologia andrà per il suo percorso e noi ci adatteremo naturalmente.

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– Secondo lei è una tecnologia che facilita la scuola come istituzione, gli insegnanti o gli studenti? 

Deve facilitare gli insegnanti per facilitare sempre di più il trasferimento delle loro informazioni agli studenti. Io credo che la nostra tecnologia serva a questo: a facilitare la condivisione e l’invio delle informazioni da un docente alla ricezione e assimilazione da parte dello studente.

– Quanto è adottata al momento questa tecnologia nel mondo della scuola?

Attualmente è in via di sviluppo, copriamo un 30-40% del mercato del flat paneling, ma nei prossimi anni ci sarà un’impennata importante del settore.

– Perché questa tecnologia è magica?

Ormai la tecnologia fa parte di noi, siamo abituati ad averla ovunque, anche a casa. Pensiamo per esempio alla domotica. Di conseguenza un bambino da piccolo capisce che può controllare tutto o quasi da un pannello elettronico: la temperatura, le tapparelle, il dispenser per gli animali domestici. Ormai nasciamo e viviamo a contatto con la tecnologia che ci accompagna da quando siamo piccoli. Ci deve accompagnare anche a scuola.

Quello che vorrei che succedesse nonostante il fatto che parliamo e ci occupiamo di tecnologia, è non perdere la manualità e la scrittura, il nostro passato di condivisione e fisicità, per questo i pannelli interattivi hanno un valore in più. Permettono di non perdere l’uso della penna, il nostro foglio diventa semplicemente qualcosa di più moderno. Uno strumento rivoluzionario ma un po’ antico.

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