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Al limitare nord di Milano, al di là del ponte della Ghisolfa inizia e termina con un edificio scolastico via Castellino da Castello. Su un lato di quella strada nel 1927 venne ampliata e costruita ex novo la nuova sede della Scuola Rinnovata Pizzigoni.
Fortemente voluta dalla sua fondatrice e direttrice per molti anni, pedagogista e insegnante dalle idee innovative: Giuseppina Pizzigoni. Con lei l’astronomo Giovanni Celoria, lo psichiatra Zaccaria Treves e il neurologo Eugenio Medea. Oltre a un gruppo di industriali milanesi, sostennero il progetto di differenziazione didattica in una scuola pubblica. Il primo nucleo risaliva al 1911.
Di impostazione ottocentesca, in mattoni e coppi rossi, l’edificio della Rinnovata Pizzigoni si sviluppava, come oggi, su due piani. Un corpo centrale e dei padiglioni dislocati nell’ampio giardino. Ornato di aiuole, siepi, fontane con pesci e passaggi fioriti, profumati di glicine, sotto i quali i bambini potevano sostare nelle ore di ricreazione o di lezione all’aperto. La scuola comprendeva aule di musica, di lavoro, laboratori, il padiglione di agraria, quello di arte, stalle e recinti per gli animali, refettori e cucine. Un’ampia area all’esterno era occupata dagli orti.
Orti che i bambini coltivavano autonomamente, anche oggi, in una serra per la conservazione e le colture invernali.
In anni recenti la costruzione di una piscina ha completato il quadro di una didattica lontana dai saperi manualistici, di una scuola spesso punitiva che si avvaleva di una didattica da recitare e spesso solo a memoria.
didattica lontana dai saperi manualistici
La scuola di Giuseppina Pizzigoni nasceva da un’attenta analisi dello stato di fatto delle scuole in altri paesi d’Europa e dallo studio dei metodi sperimentali che si andavano diffondendo. Una scuola del fare, basata sull’esperienza diretta del bambino che non aveva pari nel mondo.
Un metodo che riteneva la scuola un’esperienza e un luogo dove fare questa esperienza.
Alla Rinnovata Pizzigoni non è mai esistito il maestro unico: i bambini venivano a contatto con almeno una decina di maestri o professionisti. L’apprendimento era basato sulla messa in pratica, sulla constatazione pratica di ciò che si apprendeva durante le lezioni. I primi rudimenti di fisica, falegnameria, cucina, cucito, tecnica pittorica, musica, canto così come di semina e di allevamento, di vita all’aria aperta in spazi comuni e con animali non solo da cortile erano la base di una didattica assolutamente innovativa.
Prima che intervenissero le ASL, e l’ansia dei genitori, i bambini della scuola Rinnovata Pizzigoni potevano annoverare tra le loro conoscenze la meraviglia di un popolo perfettamente organizzato come le api, la bellezza delle loro case, le arnie, e la magnifica sensazione che dà poter assaporare un nettare come il miele raccolto con le proprie mani, prelevando il favo dalle arnie, da soli semplicemente ma accuratamente protetti da lunghi guanti, stivali e cappello con velo sino ai piedi. Ponendo i telaini dentro lo smielatore in un atto che non solo produceva dolcezza ma un’esperienza che nella vita di un bambino non poteva avere pari e che soprattutto non avrebbe scordato mai. Se a quei tempi vedevi un bambino masticare a lezione, nel pomeriggio, potevi star certo non si trattasse di un chewing gum ma di un pezzo di favo pieno di ricco e dorato miele, scarto della lavorazione della mattina di cui tutti i bambini si riempivano le tasche e di cui nessun genitore ha mai avuto da dire.
Se la domanda è: si può insegnare bellezza? La scuola primaria con metodo speciale Rinnovata Pizzigoni ne è la risposta. La più positiva che ci possa essere.
Così si cresceva facendo, sperimentando si imparava, curiosando tra le varie materie si alimentava curiosità. Si acquisivano competenze e si azzardavano ipotesi sul proprio futuro, aprendo finestre di possibilità come su una mappa concettuale. L’uscita da scuola si presentava come un’onda di colori. Anche i grembiuli alla Rinnovata Pizzigoni hanno avuto la libertà di scegliere i colori che più si addicevano a questo brulichio continuo di mani e cervelli operosi. Oggi ce ne sono di verdi prato e allegri rossi, allora erano gialli, verdi, arancioni o a quadretti. Un divisa blu per le uscite uniformava tutti, rendeva tutti corpo della scuola. Partecipi di una didattica esclusiva che non escludeva nessuno.
A Milano un quotidiano negli anni ‘70 ebbe a scrivere che ai bambini della Rinnovata Pizzigoni mancava solo di scrivere e disegnare con i piedini, nessuno può escludere che qualcuno non ci abbia anche provato.
Per saperne di più: https://www.scuolarinnovata.it/
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I biglietti di ingresso all’Armani/Silos costano 12 euro (15 euro con audioguida; 8,40 euro ridotti). Questi gli orari: 11.00-19.00 da mercoledì a domenica. Per info 02 91630010
Fonte: Armani/Silos
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Fino al 10 giugno 150 tavole originali sono visibili al pubblico alle Raccolte Frugone, all’interno dei Parchi di Nervi.
Informazioni utili:
da martedì a venerdì apertura 9-19, sabato e domenica 10-19.30;
Per prenotazioni visite guidate: tel.: 010 3726025 / 010 5574739 – 18
Email: biglietteriagam@comune.genova.it
Web: www.museidigenova.it www.tapirulan.it
Crediti foto: Michele Prosperi e Giunti editore
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I libri che leggiamo tutti insieme nascono dalla penna degli autori e dalla mia voce ma i bambini tirano fuori ogni volta una storia nuova. Questo, assecondare l’onda del pensiero dei bambini che ascoltano, è un lavoro che non si può programmare preventivamente, è necessaria un po’ di improvvisazione (sempre supportata da un pensiero ben preciso). Io di solito mi lascio guidare da una scintilla, un desiderio, una domanda che viene spontaneamente dai bambini e permetto che sia proprio quella a guidare la mattinata, perché far vivere un libro ai bambini con attività vere credo sia la miglior forma di valorizzazione e promozione che possa esserci. Mi spiego meglio partendo da un esempio pratico successo poco tempo fa in classe.
Stavo leggendo ai bimbi “Clorofilla dal cielo blu” di Bianca Pitzorno e i bambini, giunti ormai a metà della vicenda, stavano cominciando ad entrare sempre di più in quel groviglio di emozioni e “radici” che speravo incontrassero e quella mattina di fine ottobre, come per magia, il groviglio è uscito dal libro e ci ha presi per mano.
La storia narra di una bimba-pianta aliena che, atterrata sulla Terra, si trova in pericolo di vita a causa dell’aria inquinata che è costretta a respirare; così una strana combriccola formata da tre bambini, una portinaia e uno scienziato, si trovano ad affrontare strane avventure per poterla salvare.
La tematica mi è molto cara ed è assolutamente in linea con il costante lavoro di consapevolezza ecologica che quotidianamente io e le colleghe portiamo avanti. I primi frutti di questo lavoro li stiamo già raccogliendo e mi è sembrato proprio un ottimo segnale quello dell’interesse dei bambini verso una frase che m’ero fermata ad approfondire per un discorso meramente lessicale e che invece ha avuto su di loro una ricaduta più forte. La frase è stata “Altre piante che i bambini con conoscevano erano cresciute dappertutto, ovunque trovassero un po’ di terra o muschio, o tra gli interstizi tra i mattoni”, dopo aver spiegato il significato della parola interstizio, i bambini hanno continuato a riflettere e discutere su quelle erbette coraggiose che si avventurano a vivere la propria vita non su un prato ma tra i mattoni, sui muretti, nelle crepe del cemento…
Come non cavalcare, quindi, quest’onda positiva? Terminato il capitolo ci siamo messi il giubbotto e siamo usciti dalla scuola per esplorare il marciapiede antistante l’edificio scolastico e scovare tutte le erbette ribelli che lì abitano. Ci siamo trattenuti fuori non più di un quarto d’ora ma è stato sufficiente perché i bambini rientrassero calmi e concentrati e cominciassero a lavorare (non facendo quello che era stato preparato dalla maestra ma quello che avevano deciso di fare proprio loro!). Abbiamo riportato sul quaderno la citazione del libro che ci ha fatti riflettere – scrivendo in rosso la parola “interstizi” cioè l’arricchimento lessicale da cui era partita la riflessione – poi ciascuno ha disegnato una “fotografia” di ciò che aveva osservato e scritto in autonomia quello che era stato il lavoro della mattinata: c’è stato chi si è focalizzato su un’informazione del libro e chi sull’esplorazione del marciapiede. Come vorrei mostrarvi un video del silenzio e della concentrazione durante il lavoro sul quaderno! Io ne sono rimasta stupefatta e felice. Quando sono i bambini a creare l’alchimia di lavoro è sempre un momento speciale.
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