Quando una classe diventa un laboratorio di gentilezza

in Affettività e Psicologia/Attività di classe by
Laboratorio di gentilezza: alla scoperta di parole gentili ed emozioni, con la I B della Scuola Secondaria di I Grado “G. Pascoli” di Grosseto

Quest’anno la IB della Scuola Secondaria di I Grado “G. Pascoli” di Grosseto, insieme alla sua insegnante di lettere, la professoressa Francesca Roggi, ha realizzato in classe un percorso originale, diverso, dedicato alla gentilezza. Un vero e proprio laboratorio di gentilezza.

Un percorso fertile, potremmo definirlo, che ha subito ricevuto il sostegno della dirigente scolastica, la dottoressa Laura Superchi, e che ha permesso di seminare tante parole nel cuore dei ragazzi. Parole che col tempo, ne sono certo, daranno i loro frutti.

Gli studenti hanno letto insieme Gentile come te, edito da Librì progetti educativi, per poi discuterne in classe le tematiche più importanti. Il momento conclusivo del percorso è stato il nostro incontro, durante il quale le ragazze e i ragazzi della I B hanno deciso di diventare rivoluzionari.

Sì, rivoluzionari, disposti a cambiare punto di vista, a vedere persone e avvenimenti da diverse angolazioni. Perché è questa la chiave per capire meglio gli altri, e di conseguenza anche noi stessi.

Proviamo dunque a essere rivoluzionari con le parole.

Diversità

Diversità, siamo partiti da qui. Una parola che fa paura, spesso usata in maniera dispregiativa, per attaccare, per allontanarci. Una parola che comunichiamo anche con i gesti, con gli sguardi, ogni volta che escludiamo qualcuno. Perché allora non provare a usarla in modo rivoluzionario?

La verità è che ognuno di noi è diverso dall’altro, dagli amici, dai familiari, perché ognuno di noi è unico e irripetibile. Abbiamo scoperto che anche la nostra Costituzione, all’art. 3, non ci dice che siamo tutti uguali, anzi!

Ci dice che, pur avendo pari diritti e pari dignità, abbiamo la libertà di essere diversi per sesso, razza, lingua, religione, opinioni, condizione personale o sociale.

Abbiamo pensato alla classe come a un habitat, un luogo dove tanti organismi diversi – gli studenti – vivono in equilibrio.

E con stupore ci siamo accorti che così come un habitat è più forte quando al suo interno c’è una maggiore biodiversità, allo stesso modo una classe diventa più forte e compatta – un luogo migliore – quando al suo interno si respira tanta diversità.

Solitudine

Solitudine è una parola che ci ha fatto riflettere, perché è un’emozione che accompagna molte ragazze e molti ragazzi di questa età. Sentirsi soli è la cosa più terribile che ci sia, dice la protagonista del libro, e tutti erano d’accordo.

È come una specie di virus, un male invisibile che ti entra dentro e ti si attacca alle cellule, succhiandoti la vita. E può avvenire sempre: anche quando siamo in mezzo agli altri.

Succede quando non ci sentiamo capiti, quando non ci sentiamo considerati, quando ci sentiamo esclusi e abbiamo paura di tirare fuori quello che abbiamo dentro.

Parlando di solitudine, abbiamo compreso – ecco cosa vuol dire essere rivoluzionari! – che il modo per contrastarla è allenarsi ad ascoltare gli altri. Quindi a usare la gentilezza, la solidarietà, valori che diventano bussole, strumenti per non perdersi nell’avventuroso percorso di crescita.

Aiuto

Aiuto è una parola che ha messo in moto tante emozioni. Tutti i ragazzi hanno detto di essere pronti ad aiutare i compagni in difficoltà, lo hanno detto con le parole e con lo sguardo. Ma siamo sempre in grado di capire quando qualcuno ha bisogno di noi?

Non sempre chi si sente in pericolo è in grado di chiedere aiuto: qualche volta lo fa solo con lo sguardo, con i gesti, con il comportamento, tendendo a chiudersi, a fuggire, oppure a diventare aggressivo.

Per aiutarlo, sta a noi diventare rivoluzionari e cambiare punto di vista, solo così possiamo vedere meglio quello che accade intorno a noi. Abbiamo capito anche che qualche volta, quando notiamo un campanello d’allarme, può essere una buona idea chiedere l’aiuto di un adulto, di un professore, di un genitore.

Bullismo è una parola che nasconde una terribile trappola: tutti pensiamo di esserne immuni, che la cosa non ci possa riguardare da vicino, che a noi non accadrà mai! Ma è veramente così?

O forse è meglio rimanere con gli occhi aperti? Parlandone insieme, ci siamo accorti che non sempre è facile comprendere la differenza tra uno scherzo e un atto di bullismo. Questo perché il bullismo ha varie forme, alcune più brutali ed evidenti, come una percossa: quelle sì che sappiamo riconoscerle! Altre invece sono più labili e invisibili.

E si possono nascondere dietro scherzi ripetuti, soprannomi, prese in giro all’uscita della scuola e nella chat di classe.

Essere rivoluzionario significa ricordarsi sempre che una cosa pericolosa non va mai sottovalutata. Perché il bullismo è capace di assumere strane forme, e può portare le persone a fare cose inimmaginabili, sia chi lo commette sia chi lo subisce.

Amore

Amore è una parola che non poteva mancare. Questa è un’età in cui cambia il modo di vedere il mondo, e cambiano anche gli occhi con cui guardiamo gli altri. Non è però sempre facile fare i conti con le proprie emozioni e con i propri sentimenti.

Ci possiamo sentire inadeguati, sia nel fisico sia nel carattere. Eppure, i sentimenti ci sono. Sbucano dal cuore e chiedono di essere ascoltati.

Con le ragazze e i ragazzi della I B abbiamo parlato della storia di Matilde, tratta da Gentile come te, e di come l’amore abbia sempre a che fare con il rispetto, un’altra splendida parola che ci ha permesso di parlare di pregiudizi, di tutto quello che infesta le nostre menti: e abbiamo scoperto che i pregiudizi più famosi e terribili a questa età sono quelli di genere, quelli che ci dicono cosa può fare e dire una ragazza, e cosa può fare e dire un ragazzo.

Essere rivoluzionari significa non dar retta ai pregiudizi che, vecchi di millenni, si attaccano alle cose più belle che abbiamo: all’amicizia, ai nostri progetti, all’amore. E li trasformano in cose brutte.

Gentilezza

Gentilezza è l’ultima parola di cui abbiamo parlato, perché ci sembrava giusto terminare con lei, che alla fine le abbraccia tutte. E davvero ci siamo accorti che si tratta di un antidoto portentoso: “La gentilezza è come un antidoto, una specie di vaccino capace di combattere non solo il virus della solitudine, ma anche quello dell’ignoranza, del razzismo, dell’indifferenza”.

Grazie alle ragazze e ai ragazzi della I B perché sapranno portare quello che hanno imparato fuori dalla loro classe, ne sono certo. Grazie alla dirigente scolastica Laura Superchi, per la fiducia che ci ha dato e per la capacità di immaginare una scuola migliore.

Grazie alla professoressa Francesca Roggi, perché sa coltivare le menti e i cuori dei suoi studenti, e questo significa davvero essere un insegnante. A presto.

Laureato in Lettere antiche, indirizzo Archeologico, consegue l’attestato biennale in sceneggiatura cinematografica presso la Scuola Immagina di Cinema. Dal 2003 al 2016 è redattore e copywriter per Giunti Progetti Educativi, dove si occupa di divulgazione scientifica. Dal 2017 è responsabile di redazione per Librì Progetti Educativi. Autore di libri e racconti per ragazzi e adulti – per cui riceve il fiorino d’oro al Premio Firenze 2018 – tra i suoi titoli ricordiamo Amici per sempre (Giunti, 2009), Hänsel e Gretel (Fondazione Opera di Firenze, 2015) e La gentilezza vola lontano (Librì, 2019). L’indirizzo del mio blog “Il tagliatore di testi” è: https://fabioleocatablog.wordpress.com/

Lascia un commento

Scarica unità didattica

Argomenti

Go to Top