Comunicazione

Sentire con gli altri

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Come cambia – e come cambierà – la didattica

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Abbiamo realizzato un’insolita tavola rotonda on-line con professori di diverse regioni per capire com’è cambiata e come cambierà la didattica.

Da oltre un mese e mezzo le scuole italiane di ogni ordine e grado sono chiuse a causa dell’emergenza legata al Covid-19. Una situazione che ha interrotto la didattica tradizionale, spingendo insegnanti e ragazzi a passare alla didattica a distanza.

Per conoscere da vicino l’esperienza di alcuni insegnanti abbiamo creato un’intervista a più voci con docenti della scuola secondaria di II grado di diverse regioni.

Loro sono il professor Francesco Bardelli, dell’Istituto Superiore “San Pellegrino” di San Pellegrino (BG); la professoressa Alessandra Giunta del Liceo Artistico del Polo Bianciardi di Grosseto; la professoressa Maria Cristina Scala del Liceo scientifico “A. Labriola” di Napoli.

Grazie a tutti per aver accettato di partecipare a questa tavola rotonda, che siamo sicuri risulterà utile a tutti gli insegnanti che leggono Occhiovolante. Per cominciare, potete raccontarci la vostra esperienza nella didattica a distanza?
Francesco Bardelli

Per me non è stata una novità, visto che ho insegnato per dieci anni Italiano agli stranieri. Spesso facevo lezioni online con studenti da ogni parte del mondo. Conoscevo già questo tipo di didattica. Ho solo dovuto adattarmi al nuovo programma. Prima usavo Skype e facevo lezioni “one to one”, mentre ora uso Meet. Fare lezione online con 27-28 studenti contemporaneamente è un po’ più complicato, ma mi trovo bene. Le criticità vengono nella valutazione degli studenti, mi riferisco in particolare alle verifiche scritte. A mio parere la didattica a distanza non è funzionale per dare valutazioni oggettive ai lavori svolti dai ragazzi a casa. Ma siccome le scuole ci chiedono i voti, noi professori dobbiamo cercare di arrangiarci come possiamo nel valutare i ragazzi online.

Alessandra Giunta

La DAD è stato un percorso indispensabile per mantenere vivo il rapporto con gli studenti in un momento di grave incertezza e precarietà. I ragazzi erano smarriti e preoccupati. Ricostruire un iter didattico quotidiano basato su classi virtuali, video-lezioni e un programma di studio settimanale li ha molto aiutati. Soprattutto nel trovare quei riferimenti essenziali per la loro crescita. Naturalmente la DAD non potrà mai sostituire la didattica in presenza. Anche per l’apporto empatico che si stabilisce fra docente e discente, ma rappresenta una valida alternativa nei casi di grave emergenza come questa.

Maria Cristina Scala

La mia esperienza si è rivelata molto positiva. Il team degli animatori digitali ha subito approntato una rete informativa e la gestione di indirizzi google mail per insegnanti e alunni. Per lavorare sulla piattaforma Google Suite in video conferenza e in classe virtuale.

Essendo madre, ho subito capito l’importanza di essere vicina (anche se virtualmente) agli alunni. La possibilità di dare loro un appuntamento ogni giorno li ha motivati a gestire un ritmo quotidiano che simulasse la normalità. Il vedersi in videochiamata poi ci ha permesso di mantenere la relazione classe-docente.

I nostri adolescenti stanno dimostrando un grande senso di responsabilità, restando chiusi in casa, per proteggere la salute degli anziani e dei più deboli. Anche se so quanto sia difficile la gestione di tempi e spazi con il resto della famiglia. Credo però che l’impegno scolastico richiesto dalla DAD li abbia aiutati a regolarizzare i ritmi di sonno-veglia e a dare un senso alle loro giornate.

Secondo voi, cosa ci ha insegnato di positivo questa emergenza e cosa, quindi, possiamo immaginare di mantenere nella didattica del futuro?
Francesco Bardell

A mio parere la didattica a distanza è un ottimo strumento in tempi di emergenza come quello che stiamo purtroppo vivendo. Ma non è immaginabile di poter proseguire un’esperienza del genere in tempi normali. Io spero vivamente di poter tornare in classe il prima possibile e poter continuare la didattica in presenza. Perchè non è paragonabile, in termini di efficacia, con quella a distanza.

Alessandra Giunta

Il nuovo sistema didattico svincolato dalla sua natura di obbligo ha fatto comprendere a molti studenti il vero valore del sapere. Che rappresenta prima di tutto un’opportunità e non deve essere finalizzato al conseguimento di un voto. Alcuni allievi si sono rivelati sorprendenti partecipando attivamente alle videolezioni con interventi e proposte, mostrando interesse e curiosità. Questa nuova impostazione di lavoro infatti agevola lo sviluppo di un insegnamento attivo basato sull’interazione reciproca e sulla continua stimolazione della classe. Cosa di cui faremo tesoro anche una volta tornati a scuola.

Maria Cristina Scala

In futuro la DAD potrebbe rivelarsi una risorsa per i periodi di sospensione causata da eventi straordinari, come un’allerta meteo. Le classi virtuali potrebbero essere utilizzate anche in futuro per organizzare lavori di gruppo per interclasse, progettualità, recupero e valorizzazione delle eccellenze. Nonché per beneficiare di videoconferenze con esperti o con studenti da tutto il mondo. Anche la consegna degli elaborati in modalità digitale su classi virtuali, corretti e restituiti sulle stesse, ridurrebbe l’impatto ambientale del materiale cartaceo e garantirebbe una più agevole conservazione degli stessi.

L’intervista continua ….

La comunicazione prima e dopo il Coronavirus

in Approcci Educativi by
Come cambia la comunicazione ai tempi del Covid-19: ne parliamo con la professoressa Benedetta Baldi.

Un virus inaspettato e dal nome sinistramente evocativo ha fatto irruzione in maniera inaudita nelle nostre vite. L’emergenza legata al Coronavirus (Covid-19) ha creato un cambiamento radicale nel nostro modo di vivere e, conseguentemente, nel nostro modo di comunicare e stare con gli altri.

Nelle aziende si è messo in atto lo smartworking, finora poco utilizzato nel nostro Paese; Pubblica Amministrazione e musei si stanno sempre più appoggiando ai social. E nelle scuole di ogni ordine e grado è partita – anche se in maniera non uniforme sul territorio – la didattica a distanza.

Nella scuola italiana, a livello tecnologico, è stato fatto un improvviso salto in avanti nell’uso di social e piattaforme on-line, che molti già auspicavano.

Suona dunque profetico un celebre aforisma di Kafka: “Da un certo punto in là non c’è più ritorno. È questo il punto da raggiungere”.

Per capire insieme agli insegnanti e agli educatori che seguono Occhiovolante cos’è accaduto e cosa potrebbe accadere, in ambito scolastico, abbiamo rivolto qualche domanda alla professoressa Benedetta Baldi.

La professoressa è Presidente del Corso di Studio in Scienze Umanistiche per la Comunicazione dell’Università di Firenze e Coordinatore del Master in ‘Pubblicità istituzionale, comunicazione multimediale e creazione di eventi’.

Prima di tutto, grazie per averci dedicato un po’ del suo tempo. In queste settimane, insegnanti di ogni ordine e grado si sono dovuti “reinventare” docenti a distanza per continuare la didattica. Come pensa che gli insegnanti – ma anche i bambini e i ragazzi – abbiano risposto a questo nuovo modo di fare scuola?

La familiarità con i mezzi di comunicazione digitali ha senz’altro facilitato la maniera di affrontare una contingenza così imprevista e drammatica. Certo, gli insegnanti e gli studenti hanno dovuto abituarsi ad un utilizzo del digitale più intenso, complesso e con nuove finalità. Rispondendo in generale in maniera efficace.

Tuttavia, l’intera comunicazione, non solo quella scolastica, risente di un disagio generale legato al fatto che negli esseri umani l’interazione in presenza, l’esperienza diretta e il coinvolgimento attivo sono essenziali dal punto di vista cognitivo.

Gli insegnanti mirano a riprodurre queste condizioni. Cercando di superare le differenze culturali e socio-economiche per cui ancora il 33,8% delle famiglie non ha un computer.

Quali consigli può dare, da esperta sulla comunicazione, agli insegnanti per utilizzare al meglio gli strumenti della didattica on-line?

In molte aree dell’insegnamento, le tecnologie multimediali hanno da tempo favorito nuove modalità di apprendimento, come nel caso delle lingue. Inoltre l’impiego di strumenti digitali per aumentare e compensare le conoscenze mostra che è possibile realizzare forme di collaborazione all’apprendimento, anche non in presenza.

Le potenzialità offerte dai mezzi digitali e dai social sono molte, come la possibilità di combinare oralità, materiali scritti e immagini in attività di tipo collaborativo.

In questa prospettiva, la comunicazione degli insegnanti dovrebbe tendere a privilegiare cultura e umanità che sono alla base di una scuola che mira a promuovere le capacità di ricerca e la curiosità dell’apprendente.

Gli alunni di tutta Italia si sono ritrovati improvvisamente lontani dalle aule, dagli insegnanti, dai compagni, dai gesti quotidiani. Secondo lei come possiamo aiutarli nello studio e sostenerli a livello emotivo in questo momento?

Come ricorda Dehaene nel suo bel libro “Imparare”, l’apprendimento si basa su capacità cognitive di cui disponiamo dalla nascita che dobbiamo parametrizzare sulla base delle esperienze e delle informazioni che riceviamo.

Apprendere non è imprimere sulla ‘cera molle’, in maniera arbitraria, ma attivare questa ricca dotazione e la plasticità cerebrale degli apprendenti, al fine di sviluppare conoscenze e abilità, quali scrittura e lettura, calcolo e matematica.

Il primo compito della scuola è favorire una modalità attiva da parte del discente, con una comunicazione impegnata a stimolarne la ricerca personale. Il rischio maggiore è legato alle distorsioni soggettive, autoreferenziali che questi mezzi consentono: lo studente deve essere educato ad un uso consapevole della discussione e del ragionamento online.

Quando saremo usciti dall’emergenza, cosa rimarrà di tutta questa esperienza nella didattica?

Il ritorno nella classe tradizionale sarà un momento emozionante, per tutti. La mancanza di socialità è il vero punto debole del processo a cui assistiamo. L’interazione tra persone crea la situazione e il contesto, cioè quell’insieme di contenuti e informazioni, implicazioni, ipotesi e conoscenze, emozioni, che solo lo scambio reale riesce a generare.

Questi sono gli aspetti che la lezione a distanza o l’interazione tramite mezzi digitali riducono drasticamente, anche se non completamente. Resterà forse l’esperienza di questa comunicazione ridotta, piuttosto che aumentata, visto che qui la tecnologia non si aggiunge alla comunicazione ordinaria, potenziandola, ma la sostituisce.

Si sarà fatto tuttavia un esercizio critico di particolari tipi di comunicazione artificiale, per quanto nati dall’uomo.

Crediti foto di copertina: uncoolbob

Conoscere altre lingue e culture grazie ai Social Network

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Le reti virtuali sono un ottimo strumento per entrare in contatto con comunità straniere e migliorare così l’apprendimento dell’inglese e altre lingue straniere

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