Tre interessanti attività da fare in classe sul tema della gratitudine: “Perché ringraziare fa bene anche a chi ringrazia“
La gentilezza non è solo questione di buona educazione: è qualcosa che, lo stanno scoprendo anche le neuroscienze, fa bene a tutti. Ne abbiamo parlato a più riprese su queste pagine, così oggi lo faremo guardando a un aspetto particolare della gentilezza: la gratitudine.
Cosa significa gratitudine
Andiamo anzitutto al significato della gratitudine, che con la tenerezza, l’umiltà e la mitezza, è una delle qualità deboli dell’uomo: deboli nel senso che vincono e superano gli ostacoli non con la forza, la superiorità o il predominio ma con il loro contrario.
La gratitudine ci permette di stare meglio, di vincere le battaglie riconoscendo gli altri e la loro importanza, comprendendo la necessità che abbiamo di essere aiutati e sostenuti, a partire dalle nostre fragilità e dal fatto che ci diamo concretamente una possibilità di crescere, di imparare.
Gratitudine è “essere grati”, “saper dire grazie”. Allargando lo sguardo, è “Sentimento e disposizione d’animo che comporta affetto verso chi ci ha fatto del bene, ricordo del beneficio ricevuto e desiderio di poterlo ricambiare” (Treccani).
L’essere umano è un animale sociale: la gratitudine è un sentimento talmente positivo da poter essere quasi un istinto sociale.
Negli ultimi anni si sono susseguite ricerche su come gli ormoni siano collegati alle emozioni che proviamo: in particolare, praticare gratitudine abbasserebbe del 23% i livelli di cortisolo, definito anche l’ormone dello stress (secondo le scoperte del ricercatore Robert Emmons dell’University of California).
Da uno studio della University of Birmingham: “La lista di potenziali benefici è circa infinita: meno errori di giudizio, efficaci strategie di apprendimento, più supporto verso le persone, maggiore fiducia in sé stessi, migliore approccio al lavoro…”.
“La gratitudine fa liberare al nostro cervello l’ossitocina, l’ormone dell’empatia, dell’abbraccio, del voler bene”, dice il neurologo Piero Barbanti dell’Università di Roma; e altri studi dimostrano come alla gratitudine sia legato anche il rilascio di serotonina, un altro ormone “della felicità”.
La scatola dei grazie – Attività 1
- Costruiamo un barattolo o una “scatola dei grazie”
- Scriviamo tutti su un foglietto un ringraziamento che dovrà essere completamente anonimo – non si dovrà dire cioè “chi si ringrazia” o “chi ringrazia”, ma solamente “di cosa ringraziamo”.
- Per esempio, non “Grazie a mamma per avermi dato la vita” o “Grazie, Andrea” ma “Ti ringrazio perché mi tieni per mano anche quando sono arrabbiata o ferita” o “Grazie per tutti i pezzetti di merenda che mi hai dato quando ne avevo bisogno”
- Mettiamo i foglietti nella scatola
- Per ringraziare più persone mettiamo più foglietti
- Leggiamo tutti i foglietti insieme, di fila, ad alta voce. Se ci sono dei nomi, saltiamoli (i ringraziamenti sono anonimi, perché così sentiamo tutti di essere parte di un grande abbraccio, come siamo: e anche perché così evitiamo gelosie o invidie, che sono proprio il contrario della gratitudine).
La festa del ringraziamento – Attività 2
- Negli Stati Uniti la gratitudine è oggetto di una festa molto sentita, il “Thanksgiving day” o “Giorno del ringraziamento”, in cui tutti ringraziano per ciò che hanno ricevuto. È una festa spirituale, intima e sociale: si può ringraziare il proprio Dio, la vita, la propria famiglia, la Terra…
- Lo fa in maniera delicatissima Mariangela Gualtieri con la poesia Ringraziare desidero; ecco come comincia (ma è tutta bellissima, cercatela!): “In quest’ora della sera / da questo punto del mondo / Ringraziare desidero il divino / labirinto delle cause e degli effetti / per la diversità delle creature / che compongono questo universo singolare / ringraziare desidero / per l’amore, che ci fa vedere gli altri / come li vede la divinità / per il pane e il sale / per il mistero della rosa / che prodiga colore e non lo vede / per l’arte dell’amicizia / per l’ultima giornata di Socrate / per il linguaggio, che può simulare la sapienza / io ringraziare desidero / per il coraggio e la felicità degli altri / per la patria sentita nei gelsomini / e per lo splendore del fuoco / che nessun umano può guardare / senza uno stupore antico / e per il mare / che è il più vicino e il più dolce / fra tutti gli Dèi…”
- Proviamo a scrivere una poesia collettiva, un nostro “Io ringraziare desidero”, scrivendo su dei foglietti delle strofe o dei versi con scritto per cosa vogliamo ringraziare, ringraziando per un oggetto inanimato, o astratto, o per un animale, o un vegetale, un soggetto collettivo… qualsiasi cosa che sia diverso dalle persone (per cui abbiamo aperto la scatola dei grazie).
- Leggiamola tutti insieme, mettendo ogni tanto in mezzo alle cose per cui ringraziamo un verso “io ringraziare desidero”, potente e misterico.
Il diario delle cose che ci hanno fatto bene – Attività 3
- Teniamo in classe un’agenda collettiva, un quaderno o un diario, con o senza date
- Ogni giorno, quando vogliamo, scriviamo qualcosa di cui siamo grati: qualcosa che è successo e che ci ha fatto stare bene, o da cui abbiamo imparato, o che ci ha allargato il cuore per un’improvvisa felicità
- Si può scrivere tutti insieme, ma si può anche scrivere di nascosto, da soli, purché siano dei grazie
- Inauguriamo, insieme o dopo un po’ di tempo a seconda del gruppo, anche un quaderno di ciò che poteva andare meglio: non un cahier de doléances in cui lamentarsi, ma un modo di raccontare ciò che ci ha lasciato un po’ di amaro raccontando come vorremmo che andasse la prossima volta.
Qui è possibile trovare altre attività pratiche da fare in classe.
Foto di copertina by Courtney Hedger on Unsplash