Tiziana Cunio, arteterapeuta Apiart, racconta a Occhiovolante un progetto intergenerazionale che ha coinvolto 52 studenti di una scuola secondaria di I grado di Calolziocorte (LC) e 25 anziani ospiti della RSA e CDI Casa Madonna della Fiducia.
Il progetto intergenerazionale “Ricordare per trasmettere valori” (con sottotitolo: Le parole creano. Costruiscono ponti) ha coinvolto gli alunni di terza della scuola secondaria di primo grado Caterina Cittadini di Calolziocorte (LC) (52 ragazzi) e gli Ospiti della RSA e CDI Casa Madonna della Fiducia (25 anziani).
Il percorso completo del progetto era costituito da quattro moduli. Ogni modulo era formato da tre incontri. A ogni modulo hanno partecipato 12 / 13 ragazzi e sei o sette anziani… Quindi ogni modulo ha avuto partecipanti diversi.
Nel primo incontro, partendo da una serie di domande i piccoli gruppi (costituiti prevalentemente da due studenti e un anziano) hanno realizzato un “libro” rappresentativo della storia personale condivisa. Al suo interno, oltre ai ricordi dell’anziano circoscritti al periodo della seconda guerra mondiale, sono state inserite cartine geografiche del luogo in cui ha vissuto la persona, immagini dell’epoca e/o fotografie, canti e testi di canzoni recuperati attraverso ricerche ad hoc da parte dei ragazzi.Nello stesso incontro si è realizzata, a sei mani, la copertina del libro attraverso l’uso di materiali pittorici prendendo spunto sia dalla proposta di dipinti di quel periodo storico sia estrapolando parole chiave partendo dal racconto dell’anziano stesso.
Nell’incontro successivo, che è avvenuto a distanza di alcuni giorni, attraverso l’uso dell’argilla si è data forma a una emozione o a un fatto importante scelto dall’anziano e condiviso nel piccolo gruppo; questa esperienza è importante poiché plasmare e dare tridimensionalità all’emozione aiuta sia l’anziano che i ragazzi a rielaborarla dando all’esperienza affettiva il giusto peso, riorganizzandola.
Nell’ultimo incontro attraverso la tecnica del collage si è realizzata una scatola decorata con immagini, parole, bottoni, fili di lana, perline e molto altro; la scatola realizzata ha la funzione di contenere, custodire e preservare tutta l’esperienza. A ogni fine modulo dopo la condivisione dei vissuti in gruppo ho salutato i ragazzi con le parole di Lia Levi: “la memoria non è il ricordo. È l’elaborazione del ricordo. È un passato che diventa tuo, che diventa presente e ha bisogno di tempi lunghi“.
Posso dire che la fiducia riposta in questo progetto anche dalla preside Bianca Ferrari e da tutti i professori che hanno creduto e sostenuto con forza affinché tutto si realizzasse, ha fatto sì che ogni ragazzo e ogni anziano che ha partecipato si sia, malgrado il tema non proprio leggero, comunque divertito; ha vissuto un’esperienza costruttiva e non solo didattica, ha imparato che la riflessione e il confronto portano a un dialogo rispettoso, esattamente l’opposto della guerra, tema scomodo ma altrettanto importante da ricordare”.
Come ha scritto Franca Pinto Minerva: “si tratta di occasioni di mutuo apprendimento che possono apportare benefici ad entrambe le generazioni in quanto i giovani sanno fare cose che gli anziani non hanno mai provato fare o non sanno fare più; gli anziani hanno però un patrimonio di storia e di esperienza che i giovani non hanno avuto tempo per accumulare. Insieme possono costruire una interculturale nuova fatta di incertezze, di crisi, ma anche di stupefacenti intuizioni”. (cit. Progetto sapienza. Per una pedagogia della vita, Laterza, Roma-Bari, 1988, p. 15).