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Perché i grandi hanno paura della paura

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Se si è costretti a parlare ai bambini di violenza e di attentati. Cosa dire? La paura è quella di istillare terrore in una mente ancora in crescita

Quando si è costretti a raccontare ai bambini la violenza e la crudeltà che affliggono il nostro mondo, come la tragedia dei numerosi attentati che minacciano le grandi città europee, ci si trova di fronte a un problema. Cosa dire? Quanto dire? La paura è sempre quella di istillare terrore in una piccola mente ancora in crescita. Ma il problema sta negli adulti. Hanno paura della paura.

Nadia Terranova, famosa scrittrice per bambini ci avverte: «Il problema non è svegliarsi ogni volta e chiedersi come spiegare gli attentati ai bambini, il problema è che bambini a cui le favole sono state edulcorate, a cui non si può più leggere niente perché “è troppo difficile”, che non hanno più un’elaborazione simbolica della paura perché i grandi hanno paura della loro paura, sono infinitamente più fragili. E il problema non è la cronaca o una soluzione-medicina all’indomani di ogni fatto di cronaca, ma un immaginario indebolito da rifortificare».

città bambino altezza

L’immaginario indebolito di cui parla Terranova si può riscontrare in molti ambiti. E anzi, proprio a scuola e nell’ambito famigliare si manifesta con forza: una resistenza ostinata e folle nei confronti del potere catartico della finzione letteraria (e in generale delle arti narrative). Abbiamo imboccato una strada di depotenziamento della letteratura come ricerca del senso, trasferendo tutto il suo ruolo nella semplice attività di intrattenimento.

Ed è un fenomeno che riguarda anche gli adulti ma per i bambini questo depotenziamento è ancora più grave in ottica educativa. Le fiabe sono le vittime prescelte. Il “C’era una volta”, barriera che separava la realtà presente da un passato simbolico della fiaba non basta più. Si teme il mescolamento, l’incapacità di distinguere realtà e finzione, letterarietà e simbolismo.

Questo fenomeno non nasce però nell’infanzia, è nel mondo degli adulti che questa distinzione viene sempre meno. Si pensi alla post-verità o alle fake news. Ma se l’adulto fa fatica a discernere il vero dal falso, come ci si può abbandonare alla finzione letteraria liberamente?

Non è una novità. Già i fratelli Grimm si lamentarono della volontà dei lettori di edulcorare le loro storie. Le fiabe che troviamo facilmente oggi sono vittime di sei edizioni. Ognuna delle quali adattata al gusto borghese preoccupato per la crudezza della narrazione popolare.

La famosa sospensione dell’incredulità ha un ruolo decisivo nel disinnesco di quelli che potrebbero essere traumi e comportamenti pericolosi da imitare. Invece oggi temiamo che la storia più cruda scateni paure e fobie, pericolose nella crescita. Ignorando un passaggio fondamentale. La paura i bambini la sperimentano in prima persona ogni giorno, anche se in misura diversa.

strada ferrovia fantasia

La paura viene e deve essere sperimentata dai bambini, e uno dei metodi più efficaci per affrontarla attraverso un velo di simbolismo è proprio la narrazione. Un sistema che permette di porre una barriera tra il pericolo vero e la paura provata, un vaccino che ci protegge dal trauma ma che ci prepara al mondo (quello vero) e alle sue sfide.

In questo le fiabe sono sempre state uno strumento d’eccellenza, grazie alle rielaborazioni, metafore, metamorfosi, indipendentemente dal medium su cui venivano trasmesse sono adattabili a molte situazioni. Si tratta di una risorsa enorme da un punto di vista educativo. Permette infatti di proporre a un bambino vari linguaggi e chiavi di lettura, facili da comprendere, che diventano punti di partenza per interpretare la realtà.

Allora non bisogna mentire ai bambini. I bambini intuiscono il significato profondo delle cose, non lo padroneggiano, ma lo sfiorano più di quanto non facciano troppo spesso gli adulti, fermi in superficie. Per non mentire ai bambini occorre non mentire a se stessi, ammettere la necessità di confrontarsi con la realtà magari cominciando dalla finzione letteraria, come una fiaba.

 

Fonte:

http://www.doppiozero.com/rubriche/1543/201706/limportanza-di-perdersi-nel-bosco

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