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Storia come laboratorio vivo: via all’archeo-didattica!

in Attività di classe by

Ideato da Erica Angelini, un laboratorio di archeo-didattica per ricostruire la storia dei luoghi attraverso lo studio degli oggetti!

Abbiamo seguito tutti con il fiato sospeso la storia del recente ritrovamento delle 24 statue in bronzo a San Casciano dei Bagni, risvegliando l’Indiana Jones che è dentro di noi!

Un Indiana Jones che sonnecchia silenzioso ma che, non appena prendiamo in mano un oggetto in un mercatino dell’usato, svegliandosi esclama: quanta storia avrà alle spalle?”.

A questo proposito, Pirandello scriveva: “La fantasia abbellisce gli oggetti cingendoli e quasi irraggiandoli d’immagini care. Nell’oggetto amiamo quel che vi mettiamo di noi”.

La sensazione che avevo da bambina – che gli oggetti non fossero solo oggetti ma che prima o poi potessero prendere vita, come nei film della Disney – si è trasformata nella certezza, che ho da adulta, che gli oggetti possano davvero “parlare” e “raccontare” meravigliose storie!

I “Privilegiati”!

Non tutti però sono in grado di capire queste storie, ci sono nel mondo alcune categorie di privilegiati:

  • per primi i bambini, che guardano il mondo senza filtri e possono senz’altro parlare con pupazzi e bambolotti, certi che questi risponderanno.
  • gli scrittori, inventori di storie, che osservando gli oggetti ne traggono ispirazione per un nuovo racconto.
  • gli artisti, che attraverso la conoscenza delle tecniche e degli strumenti, trasformano le loro produzioni materiali in opere emozionanti.
  • gli archeologi che, attraverso una lunga formazione, imparano a trarre informazioni utili dagli oggetti, dalle loro forme, dagli usi, dai materiali usati per costruirli ecc., per ricostruire la storia della Terra e quella dell’uomo.

Perché quindi non partire proprio da loro per cominciare un nuovo argomento? In fondo dagli oggetti costruiti e utilizzati da una società possiamo, anche senza essere archeologi, capire tante cose… faccio un esempio! Per introdurre la civiltà dei Villanoviani, ben rappresentati dai ritrovamenti archeologici conservati nel museo archeologico di Villa Verucchio (Rimini), comincio sempre con una serie di slide di immagini degli oggetti ritrovati durante gli scavi. Sono molti infatti i ritrovamenti villanoviani provenienti dalla necropoli del Verucchio.

Prepariamo un cartellone!

Prima di cominciare la proiezione, prepariamo insieme un cartellone, o predisponiamo la lavagna, per accogliere le nostre supposizioni, che verranno verificate in un secondo momento. Trattandosi di classi quinte della scuola primaria do per scontato che conoscano il concetto di traccia e di fonte storica, ma per essere sicura di lavorare su conoscenze pregresse ben sviluppate, per ogni immagine chiedo sempre: di che tipo di fonte si tratta e quali informazioni ci può dare?

Le fonti visive

Portare i bambini a ragionare sugli oggetti, e più in generale sulle fonti visive, ha molti vantaggi:

  • per prima cosa permette a me di parlare meno lasciando più spazio a loro.
  • permette di attirare subito l’attenzione anche dei più distratti, cosa che non farebbe invece la lettura sul libro o il racconto dell’insegnante.
  • permette a ciascuno di essere protagonista attivo della lezione che richiede, per il modo in cui è strutturata, il contributo, le idee, le opinioni di tutti i membri della classe.
  • permette ai bambini di collegare le immagini sullo schermo a oggetti della vita quotidiana e di fare supposizioni sui materiali e le tecnologie usati per costruirli, sull’uso, sull’estetica ecc., proprio come viene indicato negli obiettivi di apprendimento per l’insegnamento della Storia («Individuare le tracce e usarle come fonti per produrre conoscenze sul proprio passato, della generazione degli adulti e della comunità di appartenenza […] Ricavare da fonti di tipo diverso informazioni e conoscenze su aspetti del passato»).

Inoltre il lavoro svolto sulla Lim e non sul libro di testo (dove spesso si trovano immagini interessanti) produce, a mio modo di vedere, un senso di lavoro di gruppo che non si produrrebbe usando il libro personale. Questo lavoro di analisi accende i cervelli e la curiosità di sapere se le supposizioni fatte corrispondono alla realtà oppure no!

Laboratorio di archeo-didattica sui Villanoviani

Ecco alcune delle immagini che uso (scaricate dal WEB) per il laboratorio di archeo-didattica sui Villanoviani seguite da alcuni miei spunti di riflessione.

Le prime due immagini ci permettono di riflettere sul luogo in cui sorgeva la civiltà,

in questo caso un’altura da cui si poteva scorgere buona parte della valle del fiume Marecchia e anche il mare.

La riflessione sul luogo porta inevitabilmente a fare molti collegamenti con il territorio e le materie prime a disposizione della popolazione e di conseguenza sull’artigianato (prodotto con le materie prime del luogo) e ancora sui commerci. Questo modo di ragionare si collega molto bene con l’insegnamento della Geografia perché conoscere un territorio ci aiuta anche a capire gli usi e i costumi della popolazione che lo abita.

Queste figure rappresentano oggetti d’ambra, la resina fossile che si trova abbondantemente nei corredi funebri delle donne villanoviane; una riflessione, su cos’è l’ambra (gli amanti dei fossili sono sempre molto ben informati!) e da dove si estrae, ci porterà a fare considerazioni interessanti sui commerci e sulle mode.

Queste immagini rappresentano alcune fra le urne cinerarie ritrovate nelle necropoli villanoviane; la riflessione sui diversi modi di concepire la morte nelle civiltà è davvero interessante e riflette la psicologia e la cultura dei diversi popoli; per approfondire consiglio P. Ariès “L’uomo e la morte dal medioevo ad oggi”.

Queste immagini ci portano a scoprire una delle tecniche artigiane usate dai villanoviani: la tessitura con telaio verticale. Proviamo a scoprire di cosa si tratta osservando i disegni sul “tintinnabulo” (uno dei pesi usati per tenere i fili tirati) e, a proposito di storie, chiedendo ai bambini di raccontare cosa è raffigurato su questo oggetto, vengono fuori storie davvero interessanti e buffe!

Dopo aver visionato altre “immagini parlanti”, e aver raccolto tutte le supposizioni, proviamo a vedere quali sono vere, e quali invece non corrispondono alla realtà dei fatti. Poi proviamo a ricostruire la vera storia del popolo di cui stiamo parlando.

Concludo l’incontro (o gli incontri) sui villanoviani, con un laboratorio pratico di tessitura, non a telaio verticale ma orizzontale, dedicando del tempo a spiegare e a sperimentare diversi strumenti per tessere.

Approfondimenti

Per avere qualche spunto sulla tessitura a telaio, si trovano in commercio molti libri per principianti.

Per avere altri spunti sui laboratori di archeo-didattica o sulla tessitura vi consiglio di visionare il mio blog www.maniingioco.blogspot.com o il mio profilo Facebook “Mani in Gioco”. Buon lavoro a tutti!

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La vita nascosta delle cose: trasformare con la foto-illustrazione

in Attività di classe by
Marianna Balducci ci racconta come ridare vita agli oggetti, trasformandoli con la foto-illustrazione.

Quando ci approcciamo alla foto-illustrazione con l’intento di trasformare un oggetto in qualcos’altro, attiviamo un doppio meccanismo: uno puramente formale che agisce sulle consonanze estetiche (quella cosa ha una forma analoga a…, assomiglia a…) e uno più narrativo che, più o meno consapevolmente, può trasformare quell’oggetto nello spunto per un discorso (una presa di posizione, una rivelazione, una storia da raccontare).

Nasce così “La vita nascosta delle cose” con la foto-illustrazione: una raccolta di oggetti quotidiani estrapolati dal loro contesto e fotografati su un set neutro per poi essere trasformati, attraverso il disegno (qui realizzato a china e poi concluso digitalmente), in nuove macchine impossibili.

Verrebbe da dire anche “inutili” per citare Munari, ma qui in realtà un’utilità si conserva pur nella surreale licenza che la fantasia ci concede ed è, ancora una volta, doppia (ed è proprio in quell’equilibrio che sta l’esercizio). L’oggetto fotografato resta riconoscibile, non viene mai alterato o coperto al punto tale da scomparire in favore del disegno; allo stesso tempo a quell’oggetto si sta attribuendo una funzione nuova, una missione fantastica, un imprevedibile destino.

Perché allora proprio “la vita nascosta delle cose”? Perché ogni tanto succede che gli oggetti si stanchino di essere quello che sono sempre stati e decidano di prendersi una vacanza. Alcuni forse aspirano a viaggi avventurosi in terre sconosciute, altri si accontentano di giocare con bimbi curiosi, mamme e papà coi pensieri leggeri, insegnanti con l’immaginazione scalpitante. Eccoli che sbucano fuori dai cassetti delle stoviglie, sgusciano via dalla scrivania e, con loro, desideri segreti, piccole paure, buoni propositi… E allora è un attimo che ti ritrovi a decollare a bordo del cavatappi, a smistare lettere d’amore con lo schiacciapatate, a salpare a bordo di un pennino.

Più l’oggetto è “banale”, di quelli che siamo abituati ad avere sotto gli occhi quotidianamente, più la sfida sarà ambiziosa. E se scegliamo un oggetto desueto (il pennino, per esempio), sarà bello vedere come indagare sulla sua originaria funzione, per poi poterla sovvertire, possa diventare un modo per riscattarne la memoria agli occhi dei giovanissimi osservatori. 

La foto-illustrazione in classe

Invitiamoli a scegliere un oggetto, vecchio o nuovo, che si trova proprio nelle loro case. La caccia potrebbe iniziare chiedendo ai bambini di fotografare quegli oggetti e discutere in classe l’esito di questa prima selezione per poi scegliere insieme il soggetto su cui ciascuno andrà a intervenire (e magari organizzare con l’insegnante dei veri e propri filoni tematici: le stanze, l’infanzia, i ricordi, persino spingerci a concetti più ambiziosi come il design). Una volta portato l’oggetto in classe, allestiamo un piccolo set neutro per la foto-illustrazione (basterà del cartoncino bianco o colorato e una lampada puntata contro l’oggetto) e facciamo più di uno scatto, girando e rigirando la nostra scelta in modo che diversi punti di vista suggeriscano diverse forme con cui giocare.

Intervistiamo l’oggetto e chiediamogli a cosa serve, chi lo usa, come è fatto e come funziona. Infine, interroghiamolo (e interroghiamoci) su cosa vorrebbe diventare, lasciando che siano proprio le sue forme a suggerirci un nuovo percorso (è un contenitore? che succede se lo capovolgo? guardandolo di profilo noto qualcosa che non avevo notato prima?). Per consentire più prove, possiamo dotare ciascun bambino di uno o più fogli di carta da lucido da sovrapporre alla foto per disegnare in trasparenza (con la matita, il trattopen, i pennarelli acrilici) prima di elaborare il proprio foto-disegno definitivo. Inserire uno o più personaggi potrà essere di ulteriore aiuto nel dare nuova forma al nostro oggetto e offrirà lo spunto per costruire vere e proprie storie.

Le cose, persino quelle che abbiamo sempre sotto gli occhi o quelle che ormai abbiamo dimenticato, sognano una vita segreta e, se siamo attenti e giuriamo di non dirlo a nessuno, forse saremo così fortunati da farcela raccontare.

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