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Scuola e disagio: ecco il webinar!

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Giovedì 17 marzo si è tenuto il webinar dedicato al tema del ruolo della scuola di fronte al disagio: ecco il link per recuperarlo.

Abbiamo presentato nel dettaglio qui le tematiche relative al webinar realizzato da  Sanofi in collaborazione con Librì Progetti Educativi, che si è tenuto giovedì 17 marzo alle ore 16.30.

Ponendo l’attenzione sulle transizioni critiche della vita familiare, o sulle vicissitudini di traiettorie di vita complesse che possono riguardare lo studente, si è evidenziato che la scuola è spesso il contesto più significativo, se non il primo, nel quale il bambino/ragazzo esprime il proprio dramma.

Relatrice del webinar è stata Donatella Paggetti, psicologa – psicoterapeuta, che ha creato e gestito il Servizio di Psiconcologia all’interno dell’Oncoematologia dell’ospedale pediatrico Meyer dal 1999 al 2015. Da alcuni anni si occupa di vari progetti rivolti a minori, adulti e famiglie che prevedono anche il supporto domiciliare.

Tra i temi che la Dott.ssa Paggetti ha toccato troviamo:

  • i vissuti e le reazioni dell’allievo e dei componenti della famiglia ad un evento a forte impatto emotivo;
  • come riconoscere il disagio e rispondervi secondo il proprio ruolo e la propria competenza;
  • come la relazione con la scuola e con la classe costituisca il principale fattore di prevenzione delle conseguenze psicosociali negative causate da un evento traumatico.

Per coloro che si sono persi il webinar, ecco di seguito il video: buona visione!

Webinar “Conoscere e riconoscere il disagio: la funzione protettiva ed educativa dell’insegnante”

Foto di copertina by Chris Montgomery on Unsplash

Webinar: il ruolo della scuola di fronte al disagio

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Giovedì 17 marzo, alle ore 16.30, il webinar gratuito sul tema “Conoscere e riconoscere il disagio: la funzione protettiva ed educativa dell’insegnante.

Abbiamo affrontato in passato varie volte e in vari modi il tema del disagio (in questo articolo legato alla sfera psichica, in questo invece legato al disturbo della dislessia).

Stavolta invece lo facciamo con un webinar che affronta:

  • la tematica dei vissuti emotivi connessi ad eventi traumatici
  • l’impatto sul bambino/ragazzo e sull’intera famiglia
  • il ruolo della scuola nella sua dimensione educativa, sociale ed emotiva

Nelle transizioni critiche della vita familiare, o nelle vicissitudini di traiettorie di vita complesse, lo studente incontra eventi traumatici singoli o cumulativi che possono esporlo ad un grande disagio, ad una crescita sofferta, ad adattamenti spesso impossibili.

Il ruolo della scuola

La scuola è spesso il contesto più significativo, a volte il primo, nel quale il bambino/ragazzo esprime il proprio dramma. È quindi importante che l’insegnante possa conoscere come la mente umana risponde all’esposizione ad eventi traumatici, per poter riconoscere i segni di disagio che incidono sulle capacità di stare in relazione con la classe e con l’insegnante, e quindi sull’apprendimento.

Il webinar

Il webinar gratuito, realizzato da Sanofi in collaborazione con Librì Progetti Educativi, si terrà giovedì 17 marzo alle ore 16.30.

È rivolto a figure professionali che operano in ambito educativo, fornendo tecniche e strumenti per mettere in atto comportamenti e atteggiamenti che consentono di contenere la regressione emotiva e sociale che un evento traumatico può causare.

Nello specifico, il webinar consente di acquisire conoscenze e competenze su:

  • i vissuti e le reazioni dell’allievo e dei componenti della famiglia ad un evento a forte impatto emotivo;
  • come riconoscere il disagio e rispondervi secondo il proprio ruolo e la propria competenza;
  • come la relazione con la scuola e con la classe costituisca il principale fattore di prevenzione delle conseguenze psicosociali negative causate da un evento traumatico

La relatrice

Donatella Paggetti, psicologa – psicoterapeuta, ha creato e gestito il Servizio di Psiconcologia all’interno dell’Oncoematologia dell’ospedale pediatrico Meyer dal 1999 al 2015. Da alcuni anni si occupa di vari progetti rivolti a minori, adulti e famiglie che prevedono anche il supporto domiciliare.

Per iscriversi al webinar gratuito CLICCA QUI!

Giovani e salute mentale: una giornata da ricordare

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Perché è importante parlare in classe di disagio psichico e corretto uso dei social, con la Giornata Mondiale della Salute mentale

Passata (almeno in Italia) quasi totalmente inosservata, il 10 ottobre scorso si è celebrata la Giornata Mondiale della Salute mentale. Istituita nell’ormai lontano 1992 dall’OMS, essa si prefigge di sensibilizzare l’opinione pubblica relativamente al tema dei disturbi mentali e di promuovere lo sviluppo di forme di cura e di assistenza nei vari Stati, che generalmente non dedicano risorse sufficienti ad affrontare una problematica che, stando ai dati Unicef, sta facendosi sempre più grave anche e soprattutto tra i più giovani. Per citare un dato tra i più impressionanti, il 20% dei giovani è affetto da patologie psichiche, e nella fascia d’età 15-19 il suicidio è la seconda causa di decesso.

Tema delicato, quindi, perché chiama in causa parole tabù come disagio psichico e – all’opposto – felicità, termine quasi scomparso dal vocabolario di una società sempre più orientata verso i valori del raggiungimento del successo, dell’immagine e della funzionalità socio-economica dell’individuo.

Colpevolmente ignorata anche dal sottoscritto fino a non molto tempo fa, quest’anno mi sono deciso – per quel moto fulmineo che ogni tanto prende anche l’insegnante – di parlare in classe della Giornata del 10 ottobre, anche attraverso l’ausilio di una striscia assai simpatica con protagonista una coppia di orsi, Milk and Mocha bear, e che – nonostante i miei cinquant’anni suonati, o proprio per quello – seguo costantemente. Per vedere la striscia, basta collegarsi alla pagina Facebook di Milk and Mocha bear.

La strip ideata per celebrare la Giornata ritrae la piccola orsa bianca vittima di bullismo via internet: coperta di insulti e di immagini offensive, l’orsa piange, e solo l’abbraccio del suo compagno orso la protegge. A giudicare dalle reazioni degli alunni, mai – posso dire – tempo fu meglio speso in classe: traspariva dai loro volti il senso di una liberazione, del ”finalmente se ne può parlare”, di una partecipazione e forse anche di un vissuto, come se improvvisamente si fosse messi davanti a grida di dolore mute, inascoltate, un dolore che in molti casi può risultare difficile da sostenere, specie per i più fragili .

I più fragili e i più soli, verrebbe da dire, perché la prima ancora di salvezza – come illustrato dalla striscia e dall’indagine dell’Unicef – è sempre la relazione affettiva, specie in ambito familiare, mancando la quale si aprono le voragini di un abisso difficile poi da risalire. Nell’inchiesta Unicef appare interessante anche la scarsa importanza attribuita dai ragazzi all’uso dei social media per raggiungere un adeguato livello di felicità, mentre un ruolo di primo piano sembra avere la frequenza del gioco all’aperto, pesantemente penalizzato dalle attuali norme di confinamento, il che darebbe molto da riflettere agli assertori così rigidi del lockdown; così come dovrebbe darla la chiusura delle scuole, che recenti inchieste e denunce – come quella del nostro Comitato tecnico scientifico – denunciano come una vera e propria ”emergenza” in ordine al benessere e alla possibilità di evoluzione dei più giovani.

Per tornare al tema della striscia, il bullismo sui social, una delle maggiori fonti di disagio tra i giovani, verrebbe in prima istanza da osservare che gli sfottò e le prese di giro ci sono sempre stati: vero, ma altrettanto vero è che i social media amplificano la potenza di tali messaggi diffondendoli – e per scritto – a un pubblico potenzialmente infinito, tale comunque da creare ansia e soggezione in chi è vittima dell’offesa.

E si potrebbe intravedere una scia lunga, che parte dagli anni Ottanta e prosegue fino ad oggi, fatta di programmi televisivi che hanno sdoganato l’offesa gratuita, imbecille, che hanno premiato e premiano – come neirealitychi si dimostra più cinico, più capace di schiacciare l’altro e di inchiodarlo alla parete del pubblico ludibrio, osannato da una folla sempre più becera e disumanizzata. Proprio questa piaga della disumanizzazione di una società che rischia sempre più di diventare senza volto, vuota, preda di un nichilismo feroce, andrebbe combattuta insieme dalla scuola e dalla famiglia, tutte e due chiamate a educare e – nel caso della famiglia – a far stare quanto più alla larga i propri figli da certe fonti di vero e proprio veleno.

Per affrontare il tema del bullismo e dell’uso dei social, ecco alcuni libri rivolti direttamente alle ragazze e ai ragazzi:
Fabio Leocata, Gentile come te, Librì 2020, le avventure e i problemi di un gruppo di preadolescenti.
Sabrina Rondinelli, Camminare correre volare, Edizioni EL 2008, il bullismo raccontato dalla parte di una bulla.

Immagine di copertina: Zulmaury Saavedra

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