Teatro Ragazzi

Fare teatro a scuola, serve?

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Fare teatro a scuola, ma farlo bene: perché, come diceva Rodari, “l’esperienza teatrale contiene gli elementi di una scuola nuova e vera […], liberata dal meccanismo burocratico.

Mi capita, talvolta, di trovare difficile scrivere sul teatro a scuola. Temo di dire cose scontate e ovvie, soprattutto perché prima di me a dirle sono stati dei grandi artisti e scrittori. Per questo motivo inizio questa mia riflessione prendendo spunto da un’affermazione di Rodari che sosteneva che il teatro doveva far parte della scuola non come attività pomeridiana extrascolastica (da ricordare che quando Rodari scriveva, la scuola finiva alle 12,30 e nel pomeriggio alcune scuole erano aperte per le attività extrascolastiche), perché:

L’esperienza teatrale, nel suo corso complesso, contiene gli elementi di una scuola nuova e vera, completamente sottratta a ogni schema artificioso, liberata dal meccanismo burocratico.

Gianni Rodari, Il mio teatro, a cura di Andrea Mancini e Mario Piatti, Titivillus edizioni, 2006

Ho sempre pensato che il teatro a scuola debba essere fatto durante l’orario scolastico e offrire uno spazio “altro” nel quale il bambino e/o il ragazzo possa esprimersi uscendo dai canoni della scuola e senza paura del voto.

Costruire un personaggio

Se Carletto (nome di fantasia) è il bambino considerato distratto, forse a teatro trova una sua dimensione, oppure il conduttore /conduttrice del progetto può “usare” questa caratteristica per costruire un personaggio. Attenzione non il personaggio del distratto (che vorrebbe dire bloccare Carletto in questo giudizio), ma un personaggio che abbia le caratteristiche di Carletto affinché capisca che la sua indole può essere anche positiva o la può usare per crescere. Qualche anno fa avevo un bambino molto silenzioso e dalla voce che era un filo, costruii per lui il personaggio del giardiniere che, innamorato della sua pianta, la cullava e le sussurrava parole dolci: fu un successo e lui ne uscì più forte.

Teatro come scuola di democrazia

La scuola oggi, come al tempo di Rodari, ha tempi che non sono a misura di bambino, nonostante le riforme e la marea di scritti e saggi e nonostante i molti e le molte insegnanti che si prodigano perché così non sia. I programmi non esistono da vent’anni, ma (quasi) tutti li rincorrono.

Il teatro è un spazio altro che però ha delle regole ferree pur nel suo essere profondamente creativo; questo lo rende un grande strumento educativo perché come diceva Munari:

Saper gestire un mezzo è il miglior modo per padroneggiarlo

e quindi essere liberi di creare, perché la libertà poggia sulla conoscenza. I limiti alla creatività, la fantasia che non vuol dire fare affermazioni a caso, il dover stare dentro regole per creare liberamente, sono gli strumenti che offriamo al bambino e al ragazzo quando facciamo teatro, che diventa scuola di democrazia.

Offriamo la possibilità di usare il corpo anche fuori l’attività sportiva così che sappia di averlo anche se non è un campione. Un corpo che deve muoversi in uno spazio definito, che deve sentire l’altro e esprimere e comunicare affinché chi ascolta e guarda, comprenda.

Imparare a stare insieme

Nell’esperienza teatrale il bambino o ragazzo deve stare attento perché è lui che sta sul palco non può delegare (alla maestra, ai genitori, al registro elettronico); è lui che sta lì, è lui responsabile di quello che fa e che dice; è responsabile per sé e per i compagni. Questo rende il teatro a scuola un’esperienza anche faticosa a volte difficile, si grida, si piange e ci si scoraggia, si discute. E si impara a stare insieme.

Infine nell’esperienza teatrale bisogna inventare e creare partendo da un’idea e collaborando con gli altri. Questo fa del teatro a scuola uno dei tanti semi che possiamo gettare per formare lettori e per fare scrittura.

Il “contenitore”

Una delle esperienze più divertenti che ho fatto negli anni con i ragazzi è stata quella di partire da un “contenitore” (io li chiamavo così) che io proponevo loro dopo aver conosciuto il gruppo e le loro energie. Faccio un esempio veloce: in una classe di 18 individui di cui 16 femmine e due maschi, proposi loro come “contenitore” un salone di parrucchiere nel quale si avvicendassero le clienti e persone di passaggio; i due ragazzi facevano uno il garzone del bar, concupito dalla parrucchiera, l’altro un postino. Ne venne fuori un lavoro su i tipi umani molto bello e parecchio ironico; ci divertimmo molto! 

Dopo questa esperienza l’insegnante riprese il testo teatrale, scritto sulla base di improvvisazioni e testi proposti dai ragazzi e da me, per elaborare uno scritto con la classe. 

Trasposizione teatrale di un romanzo

Un’altra esperienza che mi ha segnata in senso positivo è la trasposizione teatrale (tra-duzione) di un romanzo. Se la classe è giusta, è divertente e appagante. Anni fa con una quinta primaria (allora elementare) abbiamo messo in scena Le avventure di Pinocchio, in toscano e con solo qualche taglio. Lo hanno chiesto loro e io gli ho detto che Lorenzini non si taglia: o si fa in toscano o in un altro dialetto. Così fu in toscano.

Fu un lavoro enorme, io scrivevo anche in autobus per preparare le parti; i ragazzi hanno fatto un grandissimo lavoro su costumi e usi dell’epoca e ovviamente per dare una parte a tutti abbiamo giocato col romanzo e con l’autore perché io non posso vedere “recite” con una scena in cui Pinocchio è Giacomo (nome di fantasia) e in un’altra scena è Tommaso (nome di fantasia); questa pratica in teatro non esiste e non deve esistere neanche nel teatro scolastico, perché è un falso ed è come insegnare male la grammatica o le tabelline. Si creano altri personaggi, si immaginano situazioni possibili.

L’importanza dei professionisti del teatro

Ne Il fantasma di Canterville, Wilde parla solo della governante di Casa Canterville ma sicuramente ci saranno stati dei cuochi, dei giardinieri, le servette; nel paese in basso non c’era un postino? La signora Otis non aveva amiche? Insomma giocare con l’autore, creando personaggi plausibili anche basati su altre opere dello stesso. E così si fa scrittura, teatro, Storie, storia del costume e a volte anche educazione civica. E il bello sapete qual è? Che i bambini non se ne accorgono loro stanno giocando al teatro.
Certo è fondamentale che a farlo nella scuola siano professionisti del teatro perché l’esperienza non sia un ripetere parole su un palco.

Se ti interessa particolarmente il tema TEATRO A SCUOLA, ne abbiamo parlato in passato anche qui!

Foto di copertina by Yiran Ding su Unsplash

L’importanza del teatro per le giovani generazioni

in Approcci Educativi/Arte, Musica e Spettacolo/Zigzag in rete by
teatro e giovani generazioni

Nella TOP 10 degli articoli più letti, abbiamo un articolo sul teatro. Un’esperienza che scaturisce emozioni formative e stimolanti per la mente delle giovani generazioni

Fare teatro è un’esperienza che coinvolge, fa riflettere, emoziona, avvicina agli altri; che siano le emozioni dei compagni sul palco, o l’empatico sentire del pubblico in ascolto. Questa è l’importanza di fare teatro, soprattutto per le giovani generazioni, e di questo ne avevamo già parlato qui.

Non è da meno, dunque, il “vedere teatro” che, nel caso in cui abbia come pubblico quello dei bambini, delle scuole e delle famiglie, con linguaggi e metodologie proprie dell’infanzia e dell’adolescenza, prende il nome di Teatro ragazzi.

Un po’ di storia

Mentre il teatro di figura e il teatrodanza si autodefiniscono in base agli elementi linguistici utilizzati, e il teatro sperimentale o di avanguardia lo fanno in base alla metodologia, il teatro ragazzi si autodefinisce in base al pubblico.

Nato inizialmente in Europa come fenomeno teatrale, il teatro ragazzi rappresenta, soprattutto in Italia, un vero e proprio genere teatrale, comprendente diversi tipi di spettacoli ed espressioni artistiche: il teatro d’animazione, il teatro dei burattini, il teatrodanza.

Il teatro ragazzi contemporaneo nasce in Italia alla fine degli anni sessanta come vero e proprio movimento, proprio in rapporto ai cambiamenti culturali dell’epoca, i quali portano ad un nuovo modo di concepire la scuola e il teatro, fondendo il teatro ragazzi con il teatro ‘per ragazzi’ e, attraverso il lavoro di alcuni operatori, esce dalla scuola e diventa autonomo, adottando stilemi propri, con un linguaggio al servizio dell’immaginario del bambino.

Perché è importante?

Dalle semplici fiabe – comunque portatrici di determinati valori – a spettacoli che mettono al centro temi civili forti, in grado di aiutare a comprendere meglio il presente e dunque a dare un senso al mondo: quella teatrale è un’arte che stimola sia la fantasia che il pensiero critico, aprendo alla diversità, sviluppando empatia.

Diffondendo la bellezza, l’arte e la cultura, il teatro è un veicolo sociale potentissimo, portatore di messaggi positivi.

Il teatro ragazzi ha dunque una grande utilità formativa, offrendo strumenti utili a capire e a dare un senso al proprio io e alla comunità: la scrittura, il movimento, il suono, l’immagine… tutto si fa veicolo di un sapere che attraverso la voce/il gesto dell’attore passa allo spettatore.

Pubblico di adulti e di ragazzi: quali le differenze?

Più estraneo alle forti emozioni, il bambino accoglie con entusiasmo ciò che gli viene mostrato, e più di un adulto si lascia andare alle esternazioni delle proprie emozioni: il riso, la paura, la commozione… tutto ciò che come pubblico il bambino riceve, lo restituisce a sua volta, raddoppiandone la potenza!

Teatro ragazzi: dove andare a vederlo?

Molte in Italia sono le compagnie specializzate nel Teatro ragazzi; ecco di seguito un elenco di alcune di queste, dove poter trovare il programma della stagione dedicata al pubblico delle giovani generazioni:

TEATRO DEL BURATTO MILANO
TEATRO DELLA TOSSE GENOVA
TIB TEATRO BELLUNO
TEATRINO DEI FONDI SAN MINIATO (PISA)
VENTI LUCENTI FIRENZE
KANTERSTRASSE TERRANUOVA B.NI (AREZZO)
FONTEMAGGIORE PERUGIA
TEATRI DI BARI
TEATRO LIBERO PALERMO

Foto di copertina by Barry Weatherall on Unsplash

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