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Webinar del 31 gennaio 2023 – ore 16:30

Relatrice: dott. Francesca Costa

Docente presso il Liceo “G. Leopardi – E. Majorana” di Pordenone dove è anche Funzione Strumentale BES. Ha collaborato con l’Università di Urbino e collabora con l’Università di Udine. Si occupa di formazione docenti in tutta Italia e per varie Istituzioni.

Abstract

Il webinar affronta la tematica delle strategie e dei metodi inclusivi affinché ogni insegnante possa declinare un percorso didattico che faciliti l’apprendimento considerando le capacità di ognuno. Per creare inclusività, è necessario che vengano adottati precisi metodi e strategie, considerando la scuola una comunità educante e la classe un microcosmo attivo e in continuo divenire, un luogo di crescita, di confronto e interrelazione con pari e adulti, è necessario costruire un clima inclusivo, prosociale e di cooperazione dove ognuno sia messo nelle condizioni di imparare ad imparare, investendo sulle potenzialità individuali e collettive.

Gli obiettivi di cui si deve tener conto per una didattica inclusiva riguardano la presa in considerazione dei vari stili di insegnamento e di apprendimento, le relazioni e la cooperazione.

È importante far sì che gli allievi possano esprimere le loro potenzialità rafforzando il loro percepirsi persone capaci attraverso la sperimentazione del successo formativo, instillando così la fiducia nelle loro stesse capacità e incrementando la loro autostima, al fine di una significativa valorizzazione dei talenti di ciascuno.

L’evento formativo è rivolto a figure professionali che operano in ambito educativo e fornisce suggerimenti utili per la chiave del successo formativo per tutti

Nello specifico, il webinar consente di acquisire conoscenze e competenze su:

  • i principi chiave dell’inclusione
  • i requisiti per essere un insegnante efficace
  • la didattica inclusiva (stili di apprendimento e insegnamento)
  • metodologie e strumenti per la didattica inclusiva.

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Domande e risposte

Breve sintesi delle domande poste alla relatrice durante il webinar.


  1. Nella scuola secondaria di 1° grado come è possibile pensare al co-teaching quando non esistono
    compresenze? Quale altro strumento- strategia utile promuovere?


    Spesso ci dimentichiamo che all’interno di una classe c’è la co-presenza del docente per le attività di sostegno la cui figura è normata sin dal 1977 con la legge 517 e con la legge 279/82 ne viene definito il ruolo all’interno della classe. Tale docente ha una propria specificità e concorre alla piena e totale inclusione, riveste il ruolo di sostegno alla classe in ottica inclusiva e di sostegno alla didattica inclusiva verso i colleghi.
    Un’altra figura che deve essere considerata risorsa per l’attività di co-insegnamento è il docente di potenziamento. La normativa di tale docente fa capo alla Legge 107 del 2015 e nell’articolo 1 al comma 5 si legge: “Al fine di dare piena attuazione al processo di realizzazione dell’autonomia e di riorganizzazione dell’intero sistema di istruzione, è istituito per l’intera istituzione scolastica, o istituto comprensivo, e per tutti gli indirizzi degli istituti secondari di secondo grado afferenti alla medesima istituzione scolastica l’organico dell’autonomia, funzionale alle esigenze didattiche, organizzative e progettuali delle istituzioni scolastiche come emergenti dal piano triennale dell’offerta formativa … I docenti dell’organico dell’autonomia concorrono alla realizzazione del piano triennale dell’offerta formativa con attività di insegnamento, di potenziamento, di sostegno, di organizzazione, di progettazione e di coordinamento”. Per continuare, la nota del 5 settembre 2016 n. 2852 emanata dal Ministero dell’Istruzione recita che: “… Si aprono, quindi, nuovi scenari, spazi di flessibilità che, se sapientemente e funzionalmente utilizzati, possono consentire, anche ai docenti individuati su posti di potenziamento, di svolgere attività di insegnamento integrate ad altre attività progettuali. In questo contesto, docenti finora utilizzati solo per l’insegnamento curriculare possono occuparsi, in tutto o in parte, di attività di arricchimento dell’offerta formativa, in coerenza con le competenze professionali possedute … l’organico dell’autonomia può essere utilizzato per far fronte alla complessità dei bisogni formativi degli studenti, alle esigenze e alle necessità didattiche e organizzative della scuola, tenuto conto anche delle priorità, dei traguardi e degli obiettivi di processo individuati nel Rapporto di Autovalutazione (RAV) e delle azioni inserite nel Piano di Miglioramento (PdM) …”. Sta dunque a noi docenti rompere il muro della consuetudine e metterci in gioco per una didattica maggiormente flessibile e rispondente alle esigenze dei gruppi classe in cui lavoriamo, considerando che esistono dei limiti, certamente, ma un’accurata progettazione, aiuta a superarli.

  2. Spesso incontriamo genitori che non accettano le difficoltà (disabilità) dei propri figli. Quale
    approccio è possibile?


    Non è semplice rispondere a questa domanda, perché qualsiasi risposta non sarebbe comunque
    risolutiva. Non sono gli insegnanti le figure professionali preposte ad aiutare le famiglie verso l’accettazione delle difficoltà dei figli. Il nostro compito si limita alla didattica e non al supporto psicologico, per cui non abbiamo nemmeno gli strumenti idonei per agire.
    La strategia migliore che un insegnante può attivare è quella di una trasparenza totale in riferimento ad iniziative ed agiti. Per esempio, potrebbe essere utile mostrare alla famiglia le verifiche della classe che sono punto di partenza per l’individualizzazione per far notare ai genitori, come le stesse siano state declinate per i bisogni educativi speciali del figlio. Non dimentichiamoci quindi di mantenere attivo il dialogo con la famiglia e di avere un continuo contatto con i porofessionisti (psicologi, neuropsichiatri, logopedisti, ….) che seguono l’allievo, con il fine di ottimizzarne il suo progetto di vita. Nell’eventualità fossero organizzati, sarebbe il caso di partecipare agli incontri formativi con le associazioni a cui fanno capo le famiglie, tali incontri possono diventare luoghi di approfondimento di tematiche comuni. Per quanto riguarda i temi di inclusione all’interno della classe, sicuramente bisogna predisporre attività personalizzate o individualizzate che siano parallele a quelle della classe/sezione di appartenenza e implementare la didattica adattiva e integrata, facendo sentire l’allievo parte attiva, per quanto possibile, all’interno contesto di riferimento. Importante sarà anche curare la relazione fra pari e con gli adulti, oltre che fargli sperimentare il successo formativo e farlo sentire capace ed apprezzato. L’allievo, per quanto possibile, deve essere partecipe e protagonista del suo percorso di formazione all’interno della classe/sezione. La famiglia diventa essa stessa protagonista, se viene edotta su quanto svolto.

  3. Potrebbe darci dei consigli per trovare la giusta sintonia tra insegnante e allievo?

    L’osservazione è fondamentale per capire sia lo stile cognitivo dell’allievo che la sua personalità e i diversi tipi di atteggiamento che vengono da lui adottati nei vari contesti. Sicuramente è importante anche avere una conoscenza che vada anche oltre il tempo scuola e questo lo si può ottenere tramite interviste e colloqui con la famiglia e con l’allievo stesso. Conoscere i suoi interessi e le sue passioni, permetterà anche di aumentare l’attenzione e la motivazione, poiché sapremo meglio calibrare la fase di warm-up delle lezioni.
    Inoltre, conoscere l’allievo come persona nell’interezza del suo tempo, ci premetterà di entrare più in sintonia con lui e di attivare un più alto grado di empatia. È ormai risaputo quanto sia determinante la relazione insegnante-allievo e quanto questo influenzi il rendimento scolastico. Sicuramente l’insegnante deve svestirsi dei preconcetti: ogni allievo presenta delle diversità e non lo si deve idealizzare in un modello. L’ascolto attivo che lo faccia sentire accettato, la pratica non giudicante, il cogliere tutte le cose positive e non soffermarsi sull’errore, se non in modo costruttivo, l’abbattimento della competizione fra i pari, possono essere tutte strategie che influenzano in modo efficace l’instaurarsi di una relazione di fiducia, in cui l’allievo si possa sentire capito e accolto. È importante che l’insegnante abbia competenze comunicative (coesione fra verbale e non verbale). Il ruolo dell’insegnante deve contemplare anche la funzione del motivatore e deve saper cogliere i possibili talenti dell’allievo che si sentirà capito e apprezzato per quanto può dare e non per aspettative che non potrebbe soddisfare.

  4. Nella scuola primaria può farci qualche esempio pratico di attività di co-teaching?

    Prima di tutto, mi piacer ricordare che la modalità del co-teaching si rivela pratica per lo sviluppo di una relazione autentica, e la scuola è luogo di relazioni per eccellenza.
    Il co-teacing prevede una pianificazione per l’implementazione dell’attività didattica in cui gli insegnanti coinvolti (co-progettazione), decidono chi presenta la lezione, come presentare l’argomento alla classe/sezione e le esercitazioni che seguiranno (co-insegnamento), e considerano in modo congiunto la valutazione (co-valutazione). Anche il setting d’aula è importante in base al lavoro che si vuole svolgere, meglio se lo si predispone a isole, più o meno grandi in base al lavoro che verrà richiesto. Gli insegnanti devono essere complementari qualora uno si dedichi alla spiegazione e l’altro alle attività pratiche. Potrebbe essere anche che un docente si preoccupi della spiegazione e l’altro personalizzi i contenuti che verranno poi distribuiti ai gruppi di allievi in base alle loro peculiarità. Inoltre, dividendo la classe ad isole, i docenti possono essere di aiuto specifico a determinati gruppi e, a conclusione dei lavori, possono scambiarsi i ruoli e fare delle osservazioni che possono avere valenza di autovalutazione per prendere in considerazioni possibili miglioramenti. Anche attività di cooperative learning possono essere pianificate e gestite da due docenti contemporaneamente e ciò permette di far confluire una maggior attenzione ad ogni gruppo di lavoro. Il successo dell’attività di co-teaching non è solo risultato dell’incontro di una responsabilità condivisa, ma anche l’incontro di competenze e conoscenze diverse, che contribuiscono ad un arricchimento reciproco rendendo un insegnante complementare all’altro.